Pinuccio Rinaldi: “La crisi energetica e i modelli di sviluppo”. Di seguito la nota inviata dal cittadino bernaldese.
“Ogni tempo arriva” così recita un vecchio detto, oggi è appunto il tempo in cui si manifestano le conseguenze di alcune valutazioni e decisioni assunte negli anni.
Al netto delle valutazioni politiche che i partiti e i governi hanno assunto sul tema energetico negli anni in cui hanno guidato l’Italia, oggi dobbiamo registrare che ci troviamo al cospetto di una crisi energetica profonda e di difficile soluzione.
Il nostro fabbisogno energetico è soddisfatto per circa il 40% dalle fonti rinnovabili e per il restante 60% dal gas d’importazione, quindi le possibili soluzioni al problema passano solo attraverso queste due direttrici.
La crisi energetica non è di natura produttiva ma solo di natura economica, infatti la crisi è generata dal suo costo e non dalla sua disponibilità, siamo quindi al cospetto di un disequilibrio creatosi nella relazione che esiste tra produzione-mercato-finanza, infatti è quest’ultima a farsi carico di tenere in equilibrio il sistema.
La finanza però risiede nel contesto dell’immaterialità delle cose, ed è costituita dalle idee, dalle visioni, dalle regole ecc.ecc., a differenza della produzione e del mercato che sono aspetti materiali.
Quando l’Europa e l’Italia hanno sposato l’idea e la visione della liberalizzazione del mercato dell’energia, hanno consentito anche la nascita di diversi mercati del gas, dove aziende ed investitori si scambiano i contratti.
In Europa e precisamente in Olanda ad Amsterdam esiste ed opera la società TTF (Title Transfer Facility) che si è imposta come mercato di riferimento e che determina quindi il prezzo del gas sul mercato europeo, questo mercato fa capo alla società finanziaria ICE (InterContinental Exchange) che è una società di natura speculativa, quindi come si vede e si conferma, è la finanza che genera il disequilibrio nella relazione produzione-mercato-finanza.
Un intervento risolutore del disequilibrio a livello europeo resta improbabile e difficile da eseguirsi, ma è possibile a livello nazionale.
Nella relazione P-M-F il fattore tempo agisce in maniera diversa, per la produzione e il mercato esso è lungo, mentre per la finanza è immediato basta un click e si spostano i capitali.
In questa considerazione trova spazio ed applicazione il concetto di “debito buono/debito cattivo”, infatti se il debito è contratto ora in piena crisi è buono diversamente sarebbe cattivo.
Insomma, per uscire presto dalla crisi che si è manifestata energetica, ma che investe invece tutta l’attività umana, è necessario contrarre debito per compensare gli alti ed ingiustificati costi del gas, e bloccare il prezzo dall’energia da fonti rinnovabili, sulle quali la nostra pertinenza è esclusiva e contestualmente rivedere tutti i modelli di sviluppo sino ad oggi pensati.
Oggi gli eventi bellici hanno dimostrato che non è più possibile pensare che la produzione non sia necessaria perché la finanza sopperisce ad essa, così come non è più pensabile che il mercato sia globale in tutti i sensi e che la finanza sia la sua regolatrice, insomma vale il principio che nulla è immutabile e che il tempo è il regolatore di qualsiasi modello di sviluppo.