Si è tenuta oggi l’audizione delle Organizzazioni sindacali presso la Quarta Commissione Consiliare permanente sulla Delibera di Giunta di approvazione della rimodulazione del Piano Operativo regionale per il recupero delle liste di attesa. Un Piano che, oltre ad essere tardivo – giunge infatti in notevole ritardo rispetto al termine ultimo di proroga del 24 febbraio -, non risponde assolutamente alle aspettative.
Nessuno slancio progettuale, nessuna ipotesi organizzativa, ma solo contenuti quasi ragionieristici: una quantificazione delle prestazioni complessive da recuperare e di quelle recuperabili entro il 31/12/22, cui corrisponde l’assegnazione del relativo finanziamento.
Una mole enorme di prestazioni ospedaliere e specialistiche ambulatoriali arretrate quelle riportate nel documento: 6769 ricoveri ospedalieri; 218.875 prestazioni ambulatoriali; 40.602 prestazioni di screening ambulatoriali. Numeri, tuttavia, di cui nessuno è sicuro, considerato che la verifica e la pulizia delle liste non è ancora iniziata e fa già parte delle attività rientranti nel piano di rimodulazione.
Uno scenario, comunque, da far tremare i polsi, cui corrisponde una rimodulazione senza respiro né visione programmatica. Più che un Piano operativo regionale, che dovrebbe contenere indirizzi e direttive stringenti per le Aziende del SSR, pare di leggere un mero adempimento formale, peraltro privo di una verifica di quanto già fatto e quanto già speso delle risorse nazionali stanziate per l’abbattimento delle liste di attesa.
Nulla si dice su un eventuale ampliamento dell’offerta di servizi nei prefestivi e festivi o nelle fasce pomeridiane e serali, oppure sulla introduzione, laddove la prestazione lo consenta, di controlli e monitoraggi a distanza attraverso la telemedicina.
Nessun riferimento ai criteri di priorità – ad es. per tipologia o per classe di gravità, – con i quali si intende procedere allo smaltimento delle prestazioni arretrate e di come tale attività di recupero si intersechi con le prestazioni correnti; nulla sui tempi di attuazione dei vari step o sul personale da impiegare.
La soluzione ai problemi della sanità lucana, frutto di un lungo immobilismo di questa giunta, viene trovata nell’affidamento alla sanità privata accreditata.
Il 54% delle prestazioni ambulatoriali dell’Asp da recuperare viene infatti affidato al privato accreditato. Una scelta sbagliata, che rischia di indebolire il nostro servizio sanitario regionale pubblico, convogliando ingenti risorse verso il privato.
Eppure la stessa legislazione nazionale chiarisce che la decisione di ricorrere ai privati accreditati è residuale rispetto alle altre modalità indicate dalla norma (assunzioni a tempo determinato, o
facendo ricorso a forme di lavoro autonomo, collaborazioni coordinate e continuative, prestazioni aggiuntive e incremento del monte ore).
Perché non coinvolgere, prima di affidarsi al privato accreditato, tutti i professionisti degli enti del servizio sanitario regionale anche con accordi interaziendali, promuovendo una virtuosa integrazione tra le aziende sanitarie, sulla falsariga di quanto già sperimentato in passato?
L’affidamento al privato accreditato, in deroga alle disposizioni sui tetti di spesa, dovrebbe, tra l’altro, essere ancorato a paletti certi – ad esempio ad una percentuale definita sull’ammontare complessivo delle quote ripartite tra le aziende -, e una eventuale deroga dovrebbe essere motivata di volta in volta, mentre i flussi di prestazioni dovrebbero essere monitorati rendendo disponibili nel sistema CUP regionale anche le agende del privato accreditato.
Invece di investire e rafforzare il sistema regionale pubblico, si rischia di traghettare la nostra sanità regionale verso il privato.
Un piano nei fatti inconsistente, come inconsistente si è rivelato ad oggi il governo della sanità regionale non in grado di affrontare e risolvere le tante criticità da tempo denunciate, ma al contempo pericoloso.
Depotenziamento e assenza di programmazione sembrano sottendere una strategia perseguita in questi anni per svuotare la sanità pubblica e far ricorso al privato.
Ci batteremo e lotteremo per la piena attuazione dell’art 32 della Costituzione, per un servizio sanitario pubblico ed universale. Si apra subito tavolo di confronto permanente sulla sanità o sarà mobilitazione.