“Dopo i fatti accaduti in Camera di Commercio a Bari e Foggia tra ieri e oggi, in cui pur in assenza della parte agricola i prezzi sono stati modificati al ribasso, appare ancora più evidente la necessità di formare un prezzo nazionale, serve dare seguito ai contenuti della risoluzione sull’affare assegnato del grano della commissione agricoltura del Senato di cui ero relatore, approvata da tutte le forze politiche. Il governo, in carica solo per gli affari correnti, può comunque dare seguito alla istituzionalizzazione della Commissione unica nazionale in sostituzione delle borse merci locali. Per questo chiediamo al Ministro delle politiche agricole e alimentari Patuanelli di rendere subito operativa la CUN, prima delle elezioni politiche in modo che possa dare risposte reali a una parte fondamentale del mondo agricolo.”
Così il Senatore Saverio De Bonis interviene a seguito delle ultime quotazioni del grano che continuano a scendere mettendo in seria difficoltà i produttori, -3 Euro al quintale a Bari e -2 Euro al quintale a Foggia.
“Cogliamo l’occasione per ricordare al l’imprenditore Divella, oggi intervenuto sul tema, che una nota sentenza del TAR Puglia stabilì, in base ad una accurata indagine, l’annullamento – prosegue De Bonis – dei listini di un paio di annate. Quindi appare evidente l’incongruità dello strumento borse merci per le quotazioni del grano in quanto moltiplica i comportamenti speculativi. É paradossale che solo gli agricoltori non debbano essere liberi di stabilire il prezzo della propria merce.”
“Dobbiamo restituire trasparenza al mercato e alla contrattazione e questo oggi è sempre più urgente a fronte dei maggiori costi che gli agricoltori sono chiamati a corrispondere per produrre il grano duro.”
“Non è possibile che tutti i costi vengano riversati- ha concluso il senatore – solo sulla parte agricola, per ora alla diminuzione del prezzo del grano non corrisponde una diminuzione del prezzo della semola. Con evidente danno per i consumatori. Il vero rischio è che quest’anno nessuno semini più il grano, mettendo ancora più in crisi la capacità di approvvigionamento del Paese”.