Grande successo con sold out questa sera al teatro Guerrieri di Matera per la commedia in vernacolo materano “Chèrn i attìrnattìrn (Corna e dintorni)” scritta da Pietro Lavecchia con l’adattamento di Antonio Lifranchi e portata in scena dalla Compagnia Libero Teatro con la regia di Vita Malvaso.
La commedia, in due atti in vernacolo, è ambientata a Matera alla fine degli anni 60, periodo della contestazione giovanile che mette profondamente in discussione i principi della delega politica, della gerarchia familiare, politica e sociale. In questo contesto si muovono i due nostri protagonisti. Eustachio e Brunella che vivono il loro menage coniugale in modo noioso e stanco aggravato dall’assenza dei figli. Lui è un uomo sprovveduto, un contadino di fiducia di un ricco barone del Metapontino. Vive quasi sempre in campagna per sfuggire alle continue profferte amorose della moglie e alla sua pedanteria. Lei è una donna grintosa, mediamente istruita che sta assorbendo il vento innovativo di questo periodo partecipando attivamente al movimento femminista. E’ una donna che vuol bene al marito ma gli rimprovera una notevole freddezza. I due, da giovani, si piacciono subito e dopo un po’ si sposano . Dopo qualche anno la passione si attenua, i litigi aumentano. Lei rivendica una maggiore indipendenza dal marito ed una certa libertà sessuale che fa da contrappunto alla mentalità arretrata del rozzo marito. Lui viene saltuariamente a Matera e si distrae con una bella giovane in campagna. Al culmine della crisi, Brunella per salvare il matrimonio chiede consigli all’avvocato Pietro Montemurro, fratello di una delle due amiche del cuore. Su suo suggerimento i due decidono di trasferirsi in campagna dove lavora Eustachio per un periodo di prova in una casa del barone messa a loro disposizione. Decisamente il loro rapporto migliora ma nel frattempo a Brunella si verificano due disgrazie: L’incidente del marito sul lavoro che lo costringe a letto per un lungo periodo e la morte della madre. Conosce per la prima volta il barone che va a casa a per darle le condoglianze. In un primo momento il barone è gentile e cortese, ma già dal secondo incontro viene fuori la sua arroganza e prepotenza verso i suoi sudditi e, soprattutto, nei confronti delle loro mogli. Si reca con un pretesto a casa di Brunella e la violenta. Dopo un iniziale smarrimento, la protagonista della commedia, molto avveduta, si rivolge all’amico avvocato che consiglia di denunciare il Barone il quale per evitare il processo è costretto a pagare una notevole somma all’interessata. Nel frattempo il marito di Brunella e dei loro cari amici disgustati abbandonano l’azienda del barone e prestano i loro servizi presso un’azienda in prossimità di Matera. A causa dei notevoli scombussolamenti psichici, Brunella a tarda età rimane incinta. Alla fine della commedia la sua amica cameriera, amante del barone, le fa notare che la neonata ha una certa somiglianza con il barone. Brunella rimane scioccata per la supposizione inaspettata ma tutto viene coperta dall’allegria fragorosa del marito Eustachio che brinda felice con gli amici alla sua tanto attesa e matura paternità.
La commedia non è una semplice storia di corna perché come spesso accade ha una sua morale e dei messaggi sotto traccia.
Alla fine il buonsenso e l’amore di Brunella nei confronti del marito hanno ragione sul maschilismo, sulla superficialità e sull’ipocrisia del marito rozzo ed ignorante. L’amore vince sempre se c’è la volontà di superare la crisi coniugale.
La commedia p recitata in dialetto materano per ovvi motivi ma c’è qualche traccia del dialetto pisticcese perché la mamma di Brunella, la protagonista, è pisticcese. Si parla dell’importanza del dialetto che è la nostra lingua madre. Noi si dai primi attimi di vita, nel nostro grembo materno, abbiamo sentito parlare i nostri genitori in dialetto di cui abbiamo recepito le parole, i suoni. Solo con la scolarizzazione abbiamo imparato la seconda lingua: l’italiano. Noi dovremmo cercare di conservare il più a lungo i nostri dialetti e le nostre tradizioni pur aprendoci ad altri contesti internazionali.
Un altro messaggio è il rispetto delle donne che non devono essere maltrattate o violentate. Ancora adesso molti uomini uccidono le loro mogli o compagne perché le considerano di loro proprietà e non possono andare via di casa anche se picchiate o maltrattate pena l’uxoricidio. Ancor di più in passato, in cui oltre ai mariti, molti “galantuomini” proprietari terrieri, capitani d’industria o dirigenti della pubblica approfittavano del loro potere per fare figli naturali che quasi mai riconoscevano. La cultura con i suoi fermenti sessantottini hanno apertogli occhi maggiormente alle donne e agli uomini anche se c’è molto da lavorare ancora.
Personaggi ed interpreti:
Brunella, moglie di Eustachio (Brunella Andrisani)
Eustachio, uomo di fiducia del barone (Antonio Lifranchi)
Avvocato Pietro Montemurro (Pietro Lavecchia)
Minch, compare di Brunella (Eustachio Nicoletti)
Barone, proprietario terriero (Giampiero Francavilla)
Dottore di fiducia dei coniugi (Carlo Gaudiano)
Concetta, moglie di Vincenzo (Angela Menghise)
Vincenzo, salariato (Vito Vizziello)
Addolorata, sorella dell’avvocato (Concetta Loscalzo)
Gaia, amica di Brunella (Maria Pia Montesano)
Sorella muta di Brunella (Valeria Santeramo)
Narrazione in scena (Antonietta Guida)
Consulente dialettale (Vito Vizziello)
Collaboratore alla produzione (Antonio Lifranchi)
Presentazione (Maria Rosaria Pellegrini e Carlo Gaudiano)
Luci e Suoni (Be Sound di Carlo Iuorno)
Scenografia di Franco Di Cesare
Aiuti alla scenografia: Concetta Loscalzo e Maria Pia Montesano
Regia di Vita Malvaso
La fotogallery della commedia in vernacolo materano “Chèrn i attìrn attìrn (Corna e dintorni)” (foto www.SassiLive.it)