Tra i 60mila e i 75mila lucani dichiarano di non aver potuto accedere ad alcune prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno per ragioni economiche. Di questi, tra i 25mila e i 35mila sono anziani, tra i 40mila e i 45mila vivono in coppia con figli. Sono i dati rielaborati in chiave regionale dal Centro Studi-Forum della Salute promosso da Sanità Futura, sulla base della ricerca Censis, presentati in occasione del “Welfare Day” e sinterizzabili in 4 milioni di cittadini residenti al Sud ( 9 milioni in totale nel Paese ) che sono costretti a rinunciare alle cure.
Secondo lo studio, ticket e spending review hanno determinato un crollo verticale del ritmo di crescita della spesa pubblica per la sanità. Si è passati da un tasso di incremento medio annuo del 6% nel periodo 2000-2007 al +2,3% del periodo 2008-2010. Altro dato che fa riflettere è che il 77% dei cittadini che ricorrono al privato lo fa a causa della lunghezza delle liste d’attesa.
In questo quadro, il 31,7% degli italiani parla di una sanità in peggioramento nella propria regione, con un balzo di 10 punti percentuali in più nel 2012 rispetto al 2009, quando erano il 21,7%. Le persone che avvertono invece un miglioramento sono diminuite di oltre 7 punti percentuali.
Incrociando i dati del Censis con quelli dell’elaborazione della Corte dei Conti attraverso statistiche ufficiali del Ministero alla Salute, nel 2011 i ticket in Basilicata hanno prodotto 21 milioni di euro di cui 12,2 milioni per le prestazioni garantite dalle Aziende Sanitarie e 8,8 milioni per i farmaci, con una media pro-capite di 36 euro e un aumento rispetto al 2010 del 37,2%.
Dunque Sanità Futura – commenta il presidente onorario Michele Cataldi – risolleva anche qui, nuovamente, all’attenzione dell’assessore una questione di diritto alla salute. Dopo il primo incontro con il direttore generale del Dipartimento Salute Tripaldi sulla rimodulazione del ticket sulla sanità ambulatoriale e specialistica siamo in attesa di un secondo step e di una indispensabile collaborazione con gli uffici per la rielaborazione dei dati che conduca ad un ticket il più possibile “neutro” rispetto ai bisogni di cure e alla depressione economica in atto. in dettaglio sulla prima fase di attuazione del ticket, ci sia consegnata una proposta ufficiale,
I principi di equità e di tutela del diritto alla salute devono essere i cardini su cui contare per il superamento dell’attuale situazione. E’ questa, in fondo, la posizione coerente del Comitato di crisi della sanità privata lucana, promotore di una petizione popolare per la rimodulazione del ticket che ha raccolto l’adesione di 13mila cittadini lucani.
A parere di Cataldi il metodo dell’ Indicatore della Situazione Economica Equivalente, individuato dal Consiglio, è l’unico in grado di garantire equità a differenza invece di quello in vigore che prende in considerazione il costo della prestazione erogata. Riponiamo fiducia nelle parole del Ministro quale “garante” del diritto degli italiani, ovunque essi risiedano, a ricevere prestazioni e servizi sanitari di cura e prevenzione in modo costituzionalmente garantito. E sottoponiamo la questione della disparità di trattamento tra lucani, da una parte, pugliesi, emiliani, toscani, umbri, dall’altra, come elemento simbolicamente e tecnicamente rappresentativo di un problema di costituzionalità che anche in Basilicata ha preso forma con questo ticket. Quella che sosteniamo è una questione di diritto costituzionale e di sostanziale pericolosità sotto il profilo socio-economico al tempo stesso: per la flessione dei volumi di lavoro delle nostre piccole imprese, per la diminuzione della prevenzione, per la tenuta dei livelli occupazionali, per i percorsi di accesso inappropriati indotti onde evitare il pagamento di un ticket più caro, per la penalizzazione sui saldi di mobilità interregionale.
Come abbiamo detto all’Assessore Martorano qualche giorno fa nell’incontro con le associazioni delle strutture della sanità privata – sottolinea ancora Cataldi – nell’attuale fase di ristrettezza economica tutti dovremmo sentire il dovere di ottimizzare gli sforzi evitando l’errore di tagliare in modo indiscriminato ma anzi scegliendo di investire nei punti di efficienza soprattutto se tali scelte attengono più ad una questione di rimodulazione delle regole che non all’impatto sulla spesa pubblica, che sarebbe minimo. Le strutture della sanità privata non si tirano indietro, lo stanno chiedendo da tempo, chiedono però condivisione piena dei percorsi da individuare e questo dei ticket è sicuramente il banco di prova più importante per praticare il “curarsi meglio e non il curarsi meno”.