Non una semplice protesta di piazza ma un evento che ha prodotto un risultato concreto, ovvero un appello accorato al Presidente della Regione, Vito Bardi. È ciò che ha rappresentato “Uniti per la Salute”, la manifestazione regionale per il diritto alla salute e al lavoro promosso dall’Unità di Crisi Sanitaria della Basilicata con la partecipazione di tutte le strutture accreditate SSN colpite dal taglio improvviso di risorse economiche da parte della Regione Basilicata.
L’iniziativa andata in scena a Melfi e che ha visto la partecipazione, oltre dei dipendenti e collaboratori (sanitari e non) delle 20 strutture private aderenti al comitato di emergenza, di diverse rappresentanze istituzionali/territoriali, sindacali, politiche e associazionistiche, si è conclusa con un importante e tangibile risultato: una richiesta unanime da parte di tutti i partecipanti affinché una delegazione di questi abbia un incontro urgentissimo ed immediato con la carica istituzionale più importante della Regione.
Si tratta, dunque, di una richiesta comune e coesa da parte di tutti coloro sono stati presenti alla manifestazione: strutture sanitarie, sindacati, sindaci e pazienti. Soggetti diversi che si riuniranno in una delegazione che si farà portavoce della gravissima situazione in cui versano non solo le strutture e i propri lavoratori, ma il territorio nella sua interezza, composto da cittadini e pazienti di tutti i comuni lucani.
L’appello al Presidente Bardi per ottenere un incontro non arriva quindi “solamente” dall’Unità di crisi che riunisce le strutture sanitarie, ma proviene da una ancora più ampia ed importante platea di soggetti. Una platea omnicomprensiva che rispecchia i territori nella loro totalità. Una “Unità di crisi della comunità” con la presenza delle figure istituzionali più vicine alla gente, ovvero i sindaci, con il primo cittadino di Melfi, Giuseppe Maglione come rappresentate per tutti i comuni aderenti. Ricordiamo che all’iniziativa hanno partecipato diversi rappresentanti di vari comuni che hanno dimostrato la loro vicinanza alle strutture in crisi e una nitida presa di posizione nei confronti di un problema che riguarda tutto e tutti.
Non sono quindi casuali le parole del sindaco Maglione durante la manifestazione: “Siamo qui uniti per la salute perché come sindaci non possiamo abbassare la testa. Sappiamo che la medicina territoriale è fondamentale e crediamo che sia fondamentale un piano regionale sanitario che aumenti la qualità dei servizi e diminuisca le liste di attesa, risolvendo il problema del tetto di spesa delle strutture private accreditate”. Maglione ha concluso dicendo che “chiederemo di parlare con Bardi perché noi ci siamo e saremo sempre al vostro fianco. Uniti per tutelare i cittadini perché ne va di mezzo la dignità del territorio”.
Alla manifestazione, come detto, hanno partecipato le strutture riunite nell’Unità di crisi sanitaria della Basilicata, con il portavoce Michele Cataldi che ha ringraziato tutti i partecipanti e coloro che hanno dimostrato nelle ultime settimane vicinanza alla causa comune: dipendenti, medici, sindaci, sindacati, consiglieri regionali, candidati alle elezioni politiche, associazioni di categoria e cittadini/pazienti.
Cataldi dal palco dell’evento ha affermato: “D’un tratto, ai primi di agosto, il sole è sparito – riferendosi alla delibera regionale N° 482/2022 che ha causato il taglio improvviso di risorse economiche per strutture di specialistica ambulatoriale. All’inizio eravamo confusi, increduli – ha continuato Cataldi – ma poi abbiamo capito che c’era bisogno di urlare. Per questo, noi strutture ci siamo unite. Oggi però – ha sottolineato il portavoce – diventa necessario scuotere le coscienze perché le soluzioni tecniche si possono trovare ma bisogna prendere coscienza del problema. Stiamo parlando di un’ecatombe sanitaria che per ora coinvolge 20 centri ma questi presto diventeranno 41”. Cataldi ha continuato: “Diventa quindi inevitabile coinvolgere le comunità, rappresentate dai sindaci, come cariche istituzionali nel senso più vero, perché le più vicine ai cittadini”. Infine, ha concluso affermando: “la gente oggi deve reagire al cinismo e al burocratese che ha causato tutto ciò e il Governo regionale non può essere corresponsabile di quello che sta accadendo. Deve essere dalla parte giusta della storia. In questa piazza, tra queste persone”.
Alla manifestazione è intervenuto anche Giuseppe Verrastro della segreteria regionale della UIL FPL che ha ribadito la vicinanza e l’impegno del sindacato per la vertenza lavorativa, e diversi rappresentanti delle strutture sanitarie coinvolte, provenienti da tutta la regione. Tra questi Francesca Loliscio, amministratrice del Centro San Paolo di Grassano che ha messo in evidenza come il suo centro di fisioterapia sia fondamentale e unico in un territorio di ben 15 comuni e come i provvedimenti presi dalla Regione non abbiano affondato la sanità privata, come si vuol far credere, ma quella pubblica, essendo centri accreditati in territori privi di strutture pubbliche. Stessa argomentazione ripresa dalla dottoressa Maristella d’Alessandro, medico radiologo del Centro Jula di Scanzano, che ha evidenziato come la stragrande maggioranza delle prestazioni svolte dove lavora sia tramite SSN e sia con codici di esenzione al pagamento, sottolineando come tutti questi pazienti esenti, con il blocco delle strutture private, non abbiano possibilità di curarsi altrove.
Riportiamo anche la testimonianza di Antonio Mussuto del Centro San Mauro FKT di Irsina, che ha messo in evidenza come situazioni di crisi sanitari come quella attuale siano ancora più dannose in territori con una importantissima percentuale di popolazione ultra 65enne, che quindi necessita di maggiori visite, esami e trattamenti ambulatoriali. Infine, l’intervento di Antonia Losacco del Centro Fisioelle di Lavello, che ha posto l’attenzione sull’importanza del calcolo dei fabbisogni sanitari dei territori e sulla necessità di programmazione, tematiche che da anni sono sottoposte a chi avrebbe il ruolo e il compito di gestirle e mettere in atto ma che continuano ad essere totalmente ignorate.