Continua senza sosta l’azione dell’Unità di Crisi Sanitaria della Basilicata. Domani mattina, venerdì 16 settembre, le strutture sanitarie private colpite dal taglio improvviso delle risorse economiche, terranno un sit-in di protesta di fronte al palazzo della Giunta regionale, in concomitanza con la seduta straordinaria del Consiglio che si riunirà proprio per affrontare il problema dell’emergenza sanitaria e della crisi occupazionale per i mancati pagamenti delle prestazioni specialistiche.
Alla manifestazione parteciperanno i lavoratori delle strutture in crisi affiancati dai pazienti delle stesse, dal sindacato UIL FPL, che sta seguendo e rappresentando i dipendenti nella vertenza occupazionale, e dal sindaco di Melfi, Giuseppe Maglione, in rappresentanza dei molti sindaci che formano l’Ambito di zona socio-sanitaria del Vulture-Alto Bradano e che hanno deciso di prendere posizione netta in una vicenda che riguarda da vicino i territori da loro governati e i cittadini da loro rappresentati.
L’obiettivo del sit-in è molto preciso. L’Unità di Crisi Sanitaria, al termine della seduta del Consiglio, chiederà che una sua delegazione sia ricevuta dal Presidente dell’assemblea, Carmine Cicala, al quale verrà consegnata una richiesta molto concreta: quella di attivare presso la Direzione generale del dipartimento per la Salute e le Politiche della persona e presso la Giunta regionale, una task force con la precisa missione di predisporre in cinque giorni un provvedimento da sottoporre alla Giunta regionale per l’immediata approvazione. Una task force che, in realtà, è già stata istituita da tempo e che deve solo essere attivata, che ha al proprio interno le professionalità idonee per un tempestivo approfondimento dell’emergenza in atto e la sua conseguente rapida risoluzione.
Il tempo non aspetta, la crisi nemmeno, ed entrambi stanno già iniziando a mordere sulla carne viva dei pazienti, degli operatori sanitari e delle stesse strutture che hanno dovuto bloccare improvvisamente l’erogazione di prestazioni specialistiche. I provvedimenti di urgenza sono tipici degli atti di governo, ragione per cui l’appello accorato che si rivolge al governo regionale è di adottare un provvedimento immediato che sblocchi i pagamenti delle prestazioni e metta in sicurezza la continuità assistenziale.
Una soluzione vera, per correre ai ripari di una emergenza sanitaria ed occupazionale che non può permettersi ulteriori intoppi di percorso generati dalla malaburocrazia, che sembra voler somministrare soluzioni avvelenate, strumentalmente in campagna elettorale.
In questa situazione, il DDL dell’assessore Fanelli può andare nella direzione giusta di rinforzare un provvedimento di Giunta adottato in via di urgenza, anche per contribuire a ripristinare quel terreno di dialogo che comunemente si vorrebbe far crescere. Ma per prima c’è l’emergenza, diversamente ogni parola suonerebbe come tristemente tardiva. L’emergenza attuale riguarda i pagamenti e l’interruzione delle prestazioni specialistiche.
Insomma, per restare in una metafora medica: una persona infartuata a rischio di vita, non si può mandarla in un luogo di cura diverso dal pronto soccorso, e il pronto soccorso non può e non deve sottrarsi al dovere di intervenire tempestivamente!
Secondo l’Unità di Crisi, una delibera di Giunta è l’unico intervento credibile, che può essere immediato, con l’obiettivo e la garanzia, inoltre, che sia messo a riparo dai trucchi e dagli assalti della malaburocrazia. Non dimentichiamoci che tutta questa drammatica situazione è frutto di una ennesima delibera regionale sui “tetti di spesa”, la N° 482/2022, che per l’ennesimo anno, ma questa volta in maniera devastante, mette in crisi la specialistica ambulatoriale privata accreditata. La delibera di agosto scorso, in tutta la sua drammatica forza, va ad aggiungersi a tante altre, che purtroppo, anno dopo anno, sono andate a colpire con violenza e senza pietà la sanità della nostra regione. E che anno dopo anno, puntualmente, sono state annullate dal Tar e perfino dal Consiglio di Stato.
La realtà è semplice da capire e non lascia spazio a fantasiosi racconti sulla litigiosità delle strutture accreditate: se i giudici le hanno annullate, è perché chi le ha scritte, le ha scritte fuori dai limiti consentiti dalla legge. Delle due l’una: o c’è incompetenza o c’è malafede.
La domanda, quindi, sorge spontanea: come è possibile ritrovarsi ogni anno nella stessa situazione? Come è mai possibile che puntualmente si tenti di colpire sempre gli stessi soggetti? Bisognerebbe forse chiedersi se c’è un filo conduttore che va avanti negli anni? Filo che è tenuto teso dagli stessi “pupari”, che muovono i burattini a loro piacimento per degli scopi ben precisi? Tutte le volte la stessa situazione, ogni anno le stesse battaglie, gli stessi danni (però sempre più grandi) e poi le stesse conseguenze. Risulta chiaro come ci sia un disegno preciso che, probabilmente, quest’anno prevede il colpo di grazia, il quale, se non si interviene seriamente ed immediatamente, ci sarà.
Quello che causa la delibera del 2022, infatti, non ha precedenti né eguali; la soluzione non potrà di certo essere una ennesima sentenza di annullamento del Tar, che per quanto lungo e farraginoso sarebbe il suo raggiungimento, offrirebbe purtroppo una soddisfazione triste e tardiva.
Quel che si vuol sottolineare però è chiaro: se dal 2015, ogni anno ci si trova in questa situazione, sempre a causa di delibere di Giunta, forse bisognerebbe seriamente interrogarsi da dove provengono le solide basi tecniche di queste delibere, quali sono gli uffici e i soggetti che puntualmente le producono seguendo sempre uno stesso disegno (oscuro) e sempre con lo stesso obiettivo (altrettanto cupo).
Ora, l’emergenza è reale, la crisi occupazionale pure. È il momento che si affidi lo spegnimento dell’incendio non al piromane, ma a gente responsabile!