Martina Testa ospite nel tardo pomeriggio nel giardino del Museo Nazionale “Ridola” a Matera” per raccontare il libro “La ragazza dai capelli strani di David Foster Wallace”. L’evento fa parte della seconda edizione di “Scrittori allo specchio”, rassegna ideata da Francesco Mongiello e realizzata dall’associazione Amabili Confini, con l’intento di far conoscere ad un pubblico ampio i classici e le grandi opere della narrativa internazionale attraverso la voce dei traduttori. Contraddistinta da un interesse e una partecipazione del pubblico sempre più crescenti, “Scrittori allo specchio” fa luce sul lavoro invisibile ma sapiente di chi rende possibile la fruizione dei capolavori letterari nella lingua italiana mediante versioni sempre più curate e aggiornate.
“Re-immaginare la realtà”. Questo il titolo dell’evento condotto da Agnese Ferri con la partecipazione della traduttrice Martina Testa per l’appuntamento dedicato a La ragazza dai capelli strani di David Foster Wallace, caposcuola della letteratura occidentale post-moderna. Una raccolta di racconti che offre uno spaccato della cultura americana e delle sue contraddizioni, le cui storie sono abitate da una varietà di personaggi e tematiche proprie di un Paese nell’era dei mass media.
Martina Testa è traduttrice dall’inglese e svolge l’attività di editor per Edizioni SUR. Occupandosi prevalentemente di letteratura contemporanea angloamericana, ha tradotto soprattutto testi di autori statunitensi, fra cui David Foster Wallace, Cormac McCarthy, Jonathan Lethem, Jennifer Egan, Kurt Vonnegut. Ha lavorato per molti anni come redattrice, traduttrice e direttore editoriale per la casa editrice minimum fax pubblicando altri grandissimi scrittori, come Donald Barthelme, Zadie Smith, Richard Yates, Donald Antrim. Nel 2009 ha vinto il Premio Nazionale per la Traduzione.
La ragazza dai capelli strani. Quando fu pubblicata per la prima volta negli Stati Uniti, nel 1989, questa raccolta di racconti confermò David Foster Wallace come astro nascente della nuova narrativa americana: uno di quei rari talenti che, come ha dichiarato la scrittrice Zadie Smith, è magistralmente in grado di «unire testa, cuore e viscere» nella sua scrittura.
Un libro prodigio che quasi immediatamente è diventato un classico: dagli anni Sessanta di Lyndon Johnson al jazz patinato di Keith Jarrett, dai quiz televisivi ai ranch dell’Oklahoma, dagli yuppies ai punk, dai giovani matematici di Harvard ai proletari della provincia depressa, nelle sue storie Wallace descrive e commenta l’intera cultura americana (e soprattutto le nevrosi, le ossessioni, le passioni e il disagio emotivo di tutto l’Occidente contemporaneo) con un’acutezza e un rigore avanguardistico che ne hanno fatto il caposcuola indiscusso della letteratura post-postmoderna e a distanza di quasi trent’anni mantengono inalterata la potenza di questo libro.
La fotogallery dell’incontro con Martina Testa per “Scrittori allo specchio”