Riceviamo e pubblichiamo una nota inviata da Nicola Savino, che attualmente ricopre la carica di vice presidente della F.I.C.E.I. – Federazione Italiana dei Consorzi ed Enti Industriali, in cui si illustrano proposte concrete per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto in Emilia Romagna e che potrebbero portare vantaggi anche al nostro territorio.
Ricordo benissimo le squadre organizzate che dall’Emilia – Romagna furono tra le prime a soccorrerci dopo solo poche ore dal devastante terremoto del 23 novembre 1980. In quei tempi, noi giovani dirigenti del PCI( ero stato appena eletto segretario provinciale di quel partito a Matera) ci prodigammo senza risparmio di energia nel portare soccorsi e viveri alle popolazioni colpite dal tremendo sisma; insieme a noi si muovevano, in una gara di solidarietà le organizzazioni cattoliche e tanti volontari anche se in modo non organizzato.
Ricordo anche che, almeno per quanto riguardava noi , eravamo orgogliosi di quelle presenze organizzate che arrivavano dall’Emilia “Rossa”.
In questi giorni quando vedo le immagini di devastazione che giungono da quelle terre, mi tornano in mente quei momenti del 1980 e scatta anche per quei motivi la voglia di fare qualcosa per quelle popolazioni che con tanta forza e dignità stanno sfidando quel terremoto infinito.
Sono certo che in Basilicata, dai singoli cittadini, dalle istituzioni, dalle organizzazioni sindacali ed imprenditoriali, sia già partito un chiaro segno di solidarietà.
In questo quadro di disponibilità, vorrei, avanzare una proposta e, sulla base di un eventuale consenso, muoverci di conseguenza.
I capannoni industriali caduti in quelle zone, hanno distrutto vite umane e possono rappresentare la perdita di una presenza in un mercato assai competitivo. Alle disgrazie altrui spesso si sostituiscono le fortune di altri; penso a competitori anche stranieri che sono pronti a sfruttare la situazione. Di fronte a questa eventualità bisogna reagire innanzitutto considerando quei prodotti industriali e quelle quote di mercato, distrutti dal terremoto, come una ricchezza dell’intero Paese.
Quegli Imprenditori vanno aiutati a riprendere la produzione con urgenza. I mercati non sanno o non possono aspettare.
Quanto tempo occorre per costruire un capannone Industriale? Individuazione di aree idonee, progetti, autorizzazioni, allestimento dei collegamenti alle utilities ecc.
Se tutto procede bene occorrono diversi mesi o forse anche un anno. Troppo tempo per non correre il rischio di perdere significative quote di mercato. Ma poi dove costruire quando ancora oggi quei luoghi sono scossi dal terremoto e chissà per quanto tempo ancora? E allora diventa necessario mettere a disposizione quello che in Basilicata già c’è.
In Valbasento ci sono circa 70 mila mq di capannoni esistenti e disponibili, i servizi sono già a bocca di lotto, tutta l’area della Valbasento è collegata da una viabilità dignitosa. Ecco tutto questo può servire per una delocalizzazione temporanea ordinata e governata, di parte di quelle produzioni.
Quali potrebbero essere i vantaggi?
• Si continuerebbe a produrre senza alcuna interruzione;
• Si porterebbe a valore, sia pure per un tempo determinato, un patrimonio di capannoni industriali già esistenti e temporaneamente non utilizzati a causa della nota crisi produttiva;
• Si aiuterebbe a sviluppare un rapporto tra territori e mentalità diversi da cui potrebbe nascere un processo più duraturo;
• Si contribuirebbe a legare sempre più i destini di territori e di popolazioni in una visione nazionale e non localistica e ciò potrebbe ridare slancio al ns. Paese.
Nicola Savino, vice presidente della F.I.C.E.I. – Federazione Italiana dei Consorzi ed Enti Industriali.
Santochirico (PD): “Ospitare le imprese emiliane nelle aree industriali lucane: un gesto di solidarietà e un’ opportunità per il terriorio”.
Alcuni giorni fa un giovane e valente manager lucano ha lanciato un’idea che ora viene autorevolmente e meritoriamente ripresa e proposta dal vice presidente nazionale della FICEI, (Federazione dei Consorzi Industriali), Nicola Savino: mettere a disposizione delle imprese emiliane, rimaste prive di infrastrutture materiali, i capannoni esistenti e disponibili in Valbasento.
E’ una proposta che, ispirata da nobili finalità solidaristiche, anche per ricambiare la generosità e l’impegno degli emiliani nel 1980, tende a creare ed offrire una concreta opportunità a chi deve stare sul mercato la possibilità di utilizzare tempestivamente ambienti e servizi idonei alla produzione e facilmente attivabili.
Savino ricorda che in Valbasento ci sono 70.000 mq di capannoni utilizzabili con servizi a bocca di lotto, con una buona viabilità di accesso, e sottolinea che delocalizzazioni temporanee potrebbero assicurare la produzione senza interruzione, valorizzare infrastrutture attualmente inutilizzate a causa della crisi, aiutare a sviluppare un rapporto fra territori e mentalità diverse, con chences anche per le realtà per le PMI e le risorse professionali locali, favorire il rafforzamento di una coscienza ed una visione unitaria del nostro Paese.
Penso che il Presidente De Filippo, anche per il ruolo ricoperto nella Conferenza delle regioni, e l’assessore Pittella sapranno valorizzare questa proposta che ha il merito di rispondere ad una esigenza contingente e straordinaria, ma ha anche la potenzialità di accrescere scambi e interazioni interessanti per il futuro.
Vincenzo Santochirico, Consigliere regionale PD