Legambiente: “La Penisola sempre essere più lanciata verso una transizione energetica basata sul gas fossile,una strategia pericolosa per il clima e la salute pubblica, e inutile in tema di caro energia e indipendenza del Paese. Si acceleri su rinnovabili, efficienza, reti, accumuli e sulla legge per eliminare i sussidi alle fonti inquinanti”. Di seguito la nota integrale.
In Italia, ad oggi, sono più di 120 le infrastrutture a fonti fossili in valutazione presso il Ministero della Transizione Ecologica tra centrali a gas fossile, metanodotti, depositi, autorizzazioni per nuove trivellazioni e rigassificatori. L’Italia sembra essere sempre più lanciata verso una transizione energetica basata sul gas fossile, una strategia pericolosa per il clima e la salute pubblica, e inutile in tema di caro energia e indipendenza del Paese. È quanto denuncia Legambiente alla vigilia dello sciopero globale per il clima a cui parteciperà in una ventina di piazze della Penisola.
Un quadro preoccupante quello che si prospetta su cui è fondamentale che la prossima legislatura compia al più presto un cambio di rotta. Servono interventi e politiche concrete per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili e che permettano la realizzazione di almeno 85 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili entro il 2030 con cui raggiungere l’84% di elettricità rinnovabile nel mix elettrico.
Fondamentale poi non realizzare nessuna altra nuova centrale a gas. Infatti, quelle costruite negli ultimi due decenni hanno prodotto una situazione di sovraccapacità, tanto che quelle esistenti sono sottoutilizzate.
Sul medio periodo sarà necessario intervenire in termini anche di sprechi visto che una certa quantità di gas metano, altamente climalterante, viene dispersa lungo l’intera filiera delle infrastrutture a fonti fossili. Infine, va pianificata una strategia di medio-lungo periodo di uscita totale dal gas fossile, arrivando al 2040 all’obiettivo emissioni zero nette.
“La crisi climatica – dichiara Antonio Lanorte, presidente di Legambiente Basilicata – sta accelerando il passo come dimostra anche l’aumento degli eventi meteorologici estremi in Italia, quali le ondate di calore, gli incendi, la siccità e le alluvioni dell’estate che si è appena conclusa. Per frenarla è indispensabile mettere in campo interventi concreti non più rimandabili, a partire da una legge che elimini i sussidi alle fonti fossili, e politiche climatiche più coraggiose, come sottolineano anche i tanti giovani che domani scenderanno in piazza per il clima. Richieste al momento rimaste inascoltate tra amnesie politiche e temi ambientali dimenticati in questa campagna elettorale, giunta ormai al rush finale. Purtroppo, il nostro Paese per bilanciare la carenza di gas, che prima arrivava in gran parte dalla Russia, sta scegliendo come soluzione l’utilizzo sempre maggiore delle fonti fossili da altri paesi grazie ai gasdotti e ai rigassificatori. Si tratta di un grave errore che si ripercuoterà anche sul clima. Così come è un errore puntare così massicciamente sul gas come sta facendo la Basilicata con la legge sul bonus gas. Le fonti su cui concentrare le risorse pubbliche e private devono essere il sole e il vento. Per questo – conclude Lanorte – è fondamentale puntare su semplificazioni, autorizzazioni veloci ed investimenti strutturali su efficienza, accumuli, pompaggi, reti, impianti a fonti rinnovabili. Solo così si potrà far decollare la vera transizione ecologica che serve al Paese, che già oggi garantisce oltre 3 milioni di occupati secondo i dati di Fondazione Symbola e Unioncamere, e che abbiamo sintetizzato nelle cento proposte presentate nei giorni scorsi, con un appello alla prossima legislatura che si può sottoscrivere online su www.legambiente.it”.
Le infrastrutture dannose per il clima e inutili per risolvere la crisi energetica:
Centrali termoelettriche: per il settore termoelettrico sono ben 43 i progetti su centrali a gas per circa 12 GW di nuova potenza a gas fossile: parliamo di 7 nuove centrali termoelettriche a gas metano (di cui 3 all’interno di stabilimenti industriali. tra cui San Nicola di Melfi), 26 interventi di revamping o installazioni di nuove turbine, 2 riconversioni da olio combustibile, 7 riconversioni di centrali precedentemente alimentati a carbone, e 1 da biomasse di grandi dimensioni.
Trivellazioni: sono 39 le istanze per ottenere permessi di ricerca e coltivazione di idrocarburiper ulteriori 76.694 kmq di territorio italiano dedicati alla produzione di fonti fossili, ovvero una superficie simile all’estensione dell’Austria, in aggiunta agli attuali 33.618 kmq. Di queste 39 istanze, 3 sono in Basilicata (istanza di permesso di ricerca “Il Perito” tra i comuni di Miglionico, Montescaglioso e Pomarico, istanza di permesso di ricerca “La Bicocca” tra i comuni di Melfi, Rapolla e Barile, istanza di permesso di ricerca ” La Capriola” tra i comuni di Bernalda, Montalbano jonico, Montescaglioso, Pisticci e Pomarico). Queste istanze, come è noto, in Basilicata si aggiungono alle 8 concessioni attive e ai 5 permessi di ricerca.
Rigassificatori: il Governo, accanto ai nuovi contratti di fornitura da Paesi come Egitto, Algeria, Congo, Qatar, Angola, Nigeria, Mozambico, Indonesia e Libia, ha imposto un’accelerata alla realizzazione di due rigassificatori, quello di Piombino e quello di Ravenna, che stanno godendo di procedure autorizzative semplificate. In realtà sono 16 le possibili nuove infrastrutture per la rigassificazione e lo stoccaggio di GNL (Gas Naturale Liquefatto), di cui 6 nuovi depositi e 10 rigassificatori che si aggiungono ai tre già in funzione, per una nuova capacità di stoccaggio di 800 mila metri cubi di gas e di rigassificazione di più di 31 miliardi di metri cubi di gas, raggiungendo, così, una capacità strutturale complessiva di quasi 47 miliardi di metri cubi l’anno. Numeri che raccontano bene il rischio dipendenza dal gas per i prossimi 25 anni.
Metanodotti: Ad oggi, in programma la realizzazione di circa 2.300 km di nuove condotte, di cui 1.360 km in sostituzione di tubazioni in dismissione e circa 1.000 km in aggiunta alla rete già esistente. Anche in questo caso, le infrastrutture fanno riferimento a progetti che sono in attesa di VIA o che hanno ricevuto l’autorizzazione negli ultimi due anni e che dunque potrebbero essere già realizzate o in via di realizzazione. Si pensi all’iniziativa Sealine Tirrenica, un gasdotto sottomarino di 271 km che dovrebbe collegare la Sicilia alla Campania, o alla Linea Adriatica SNAM lunga 689 km dalla Puglia all’Emilia Romagna, tra rifacimenti e nuove condutture. In totale parliamo di 42 progetti presentati al MITE, di cui 15 per gasdotti da realizzare ex novo e 25 rifacimenti di condotte già esistenti tra sostituzioni e modifiche alla portata. Alla rete interna di gasdotti si aggiungano due possibili progetti per l’import-export di gas, ovvero l’East Med, lungo 2.000 km finalizzato all’importazione di 10-20 miliardi di metri cubi di gas l’anno da Israele, e il Melita Trans-gas, con il quale, invece, esporteremmo gas verso Malta.
“Qualora tutti questi progetti dovessero essere autorizzati e realizzati– spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente – l’Italia abbandonerebbe non solo qualsiasi speranza di poter affrontare in maniera efficace la crisi climatica, non riuscendo in alcun modo a soddisfare gli obiettivi di contenimento delle temperature e di decarbonizzazione definiti dalla comunità internazionale, ma non sarebbe neanche in grado di offrire opportunità concrete di riduzione dei costi in bolletta a imprese e famiglie, rimanendo per i prossimi 25 anni, totalmente dipendente dalle forniture di gas fossile da altri Paesi,spesso al centro situazioni geopolitiche e sociali instabili”.
Legambiente in piazza per lo sciopero per il clima: i volontari dell’associazione scenderanno domani nelle piazze italiane, tra cui Potenza, per unirsi alla grande mobilitazione dei giovani di tutto il mondo e per denunciare l’insensata corsa del Paese verso le fonti fossili. Tutte le piazze su >>https://youth4planet.legambiente.it/evento/global-strike-23-settembre-2022/