Il 9 Novembre del 1989 il muro di Berlino si sciolse come neve al sole e con esso fu posto termine ad un regime che, con diverse espressioni, aveva condizionato la vita delle popolazioni dell’Est Europa. I gerarchi ebbero salva la vita perché traghettarono in maniera consensuale il passaggio alla democrazia. Uno, più furbo degli altri, in quei giorni celebrava il suo congresso e la sua acclamazione mediatica, non si rendeva conto che si stava, invece , scavando la fossa e la vicenda finì tragicamente con la sua uccisione.
Le ripercussioni, ovviamente, vi furono in tutto il mondo, nuovi assetti si andarono a creare ed anche l’Italia ne fu interessata.
Di lì a poco, con le inchieste di Mani Pulite, la cosiddetta Prima Repubblica finì e lasciò uno Stato sull’orlo del tracollo finanziario e le conseguenze le stiamo pagando ancora oggi.
Il fattore K scomparve e si crearono nuovi ed instabili equilibri.
Dalle ceneri del PCI nacque la prima “Cosa” e da allora ne sono nate molte altre ed oggi con le primarie che si sono celebrate il 25 Ottobre scorso credo che siamo alla quarta o alla quinta edizione (difficile tenere il conto).
In buona parte d’Italia la Cosa cerca di giustificare la presenza anche attraverso una politica delle alleanze nella speranza di ritornare al potere o di non perderlo, qui da noi in Basilicata tutto questo non accade ed il regime sembra saldo e si comporta di conseguenza.
Ai cittadini lucani sembra che non resti altro da fare che chiedere l’annessione della Regione Basilicata, per esempio, alla Puglia dove ci sono forti fermenti economici e sociali e lasciare la Cosa priva di potere tra i cinghiali del Pollino.
E’ un modo democratico di fare la rivoluzione.
In materia ambientale la convenienza c’è tutta.
La Giunta Vendola è stata capace di riorganizzare l’Arpa con figure professionali altamente qualificate e del resto non c’era un minuto da perdere. A partire dal giugno 2009 ha abbassato i limiti di emissione di diossina nell’aria e dal Dicembre 2010 è previsto un ulteriore abbassamento, anticipando, così, il parlamento europeo.
Da noi malgrado le cospicue risorse impiegate non sappiamo neppure cosa sia la diossina e credo che sia rilevata solo in casi davvero eccezionali e i dati prontamente secretati.
Tutto il mondo politico lucano è in fermento circa la gestione dell’Arpab anche se alcuni sembrano rivolgere la maggiore attenzione al personale ed in via subordinata al’ambiente.
Ci preoccupiamo più dei cavalli che dei cavalieri perché ormai come tanti enti che dispensano servizi l’unica finalità sembra essere quella di dispensare la mercede al personale addetto.
La Cosa 5 o 6 , comunemente detta PD, invece,nell’ambito della comparizia, fa una non credibile difesa d’ufficio e che è talmente poco supportabile che si commenta da sola.
Vi è chi, invece, sempre appartenente alla Cosa e che riveste ruoli istituzionali operativi ha prodotto elementi tali che vanno analizzati per dimostrare la scarsa consistenza delle affermazioni.
Tutti i monitoraggi fatti dalla Fenice come quelli di tanti impianti a rischio ambientale in Basilicata sono fatti in auto-controllo ( il controllato controlla se stesso) con il beneplacito di tutti: Provincia, Regione ed Arpab, quasi dimenticavo che da noi c’è anche l’Agrobios.
Il problema non è come funziona Fenice ma cosa si controlla e come.
Quando finalmente dopo 14 mesi nella primavera di questo anno il comune di Melfi è stato informato delle anomalie di funzionamento il dipartimento si è mosso.
Ignora lo stesso di dire che un funzionario dell’Arpab ha detto pubblicamente che le anomalie erano conosciute sin dal febbraio 2008 e tutto questo può anche giustificare l’assenza di dati per il lungo periodo precedente all’evento; è il modo classico per far scomparire il corpo del reato.
La legittimazione del Dipartimento non trova alcun supporto se un cittadino molto attento alle rilevazioni ambientali dopo aver riscontrato una discrepanza tra i valori dichiarati dall’Arpab e quelli rilevati da Agrobios, in un periodo dell’estate scorsa in Val d ‘Agri, non trovando riscontro , come sempre avviene nel Dipartimento , si è dovuto rivolgere al Difensore civico regionale.
La tempestività è tale che dopo aver fatto una riunione nel Giugno di questo anno per capire come stavano le cose in materia di inquinamento del torrente Gravina nulla è più accaduto.
L’efficienza è tale che le rilevazioni ambientali sul cementifico d Matera oltre che in autocontrollo si fanno a naso e ad una lettera di ben nove associazioni ambientaliste e non in cui si chiede una seria rete di monitoraggio non si da, come al solito, riscontro. I deposti sul terreno intorno al cementificio non sono mai stati rilevati ; proviamo a mettere sottovento in prossimità dell’opificio una autovettura, magari nuova fiammante di qualche esponente regionale, e vediamo cosa succede.
La Cosa , non si sa che numero, farebbe peggio di quanto è successo a Chernobyl lì si attese qualche giorno per annunziare il disastro qui da noi non si saprebbe nulla.
Che dire del monitoraggio dell’aria fatto con una centralina non in funzione per l’80% del periodo, di centraline urbane che non rilevano l’ozono ed il biossido di azoto in città, di centraline scomparse e che sono costate ai cittadini e che dire ancora di come a distanza di oltre 10 anni dall’apertura dei pozzi di petrolio in Val d’Agri è comparso, finalmente,qualche dato relativo al monitoraggio di uno degli inquinanti più pericolosi legati all’estrazione del petrolio: l’H2S, o meglio conosciuto come Idrogeno Solforato.
Dopo tutto questo, visto che siamo nella felice Basilicata, chiediamo l’annessione alla Puglia.
Pio Abiusi
meglio lasciar perdere…non ce la faremo mai,la colpa è nostra