Un teatro Guerrieri gremito in platea ha ripetutamente applaudito le risposte fornite da Nicola Gratteri in occasione dello speciale “Invisibili o condivisibili” del Matera Film Festival. Il procuratore Capo della Procura di Catanzaro, simbolo della lotta alla mafia, dopo aver sottolineato i danni che fa la cinematografia quando è impegnata nella rappresentazione del mondo mafioso (“si propone un’ora di violenza in cui non c’è un uomo dello Stato e nella serie successiva siccome il pubblico si è assuefatto a quella violenza ci sono scena ancora più violente”) ha ripercorso i temi trattati nel libro “Complici e Colpevoli”, scritto insieme ad Antonio Nicaso.
Gratteri e Nicaso sono stati intervistati a Matera dal direttore artistico del Matera Film Festival, Donato Santeramo.
In prima fila tra gli altri il sindaco di Matera, Domenico Bennardi e il prefetto di Matera, Sante Copponi.
La droga resta la principale fonte per garantire un flusso enorme di denaro in contanti ai mafiosi che poi viene riciclato attraverso una squadra di calcio piuttosto che di un grande supermercato che vende a prezzi ridotti perchè l’obiettivo non è guadagnare ma semplicemente fare scontrinificio per giustificare il denaro sporco che diventa legale.
Gratteri e Nicaso sono andati anche in Colombia per raggiungere attraverso un sentiero impervio uno stabilimento sequestro nel quale si trattava la cocaina coltivata nella foresta amazzonica.
E’ stato accertato che il primo materiale utilizzato è il cemento ma se manca quello si utilizza l’urina dei suini.
Ci tengo a dirlo, in modo da far riflettere chi fa uso di cocaina.
Siccome il consumo di cocaina è aumentato negli ultimi anni è aumentata anche la produzione e nei prossimi mesi ci saranno anche due tipi di cocaina sul mercato: una per i ricchi e una per i poveri”.
Cosa possiamo fare noi per combattere la mafia? “Possiamo boicottare quei supermercati gestiti dalla mafia per riciclare denaro sporco, supermercati che ci attirano con i prezzi più bassi ma occorre anche cambiare la scala dei valori. Ai miei tempi il modello era il nostro insegnante, una persona di cultura. Oggi il succeso si misura attraverso un Suv, dei vestiti firmati. I ragazzi sono lasciati soli in una stanza davanti ad un computer o un telefonino, tocca ai genitori insegnare alle nuove generazioni i veri valori se vogliono contribuire a combattere le mafie”.
La nuova frontiera della mafia? “I soldi del Pnrr che stanno per arrivare”:
Michele Capolupo
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Michele Capolupo
La fotogallery della sesta giornata del Matera Film Festival con gli ospiti Patty Jenkins e Nicola Gratteri (foto Serena Galante e www.SassiLive.it)
Biografia Nicola Gratteri
Nicola Gratteri nato a Gerace il 22 luglio 1958, è un magistrato e saggista italiano, dal 21 aprile 2016 Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro.
Nicola Gratteri nasce il 22 luglio 1958 a Gerace (Reggio Calabria), nella Locride, terzo di cinque figli. Dopo aver conseguito la maturità scientifica si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza all’Università di Catania. Si laurea in quattro anni e due anni dopo entra in magistratura.
Impegnato in prima linea contro la ‘ndrangheta, vive sotto scorta dall’aprile del 1989, dopo che la sua prima indagine aveva provocato le dimissioni dell’assessore alla Forestazione e fatto cadere la Giunta regionale calabrese. Mentre prestava servizio come sostituto procuratore a Locri nei primi anni ’90, si è inoltre occupato di scottanti inchieste sui legami tra ‘ndrangheta, politica, massoneria e sul traffico di droga e armi. Nel 1993, è sfuggito a ben tre attentati organizzati nel giro di tre settimane. Il 21 giugno 2005, il ROS dei Carabinieri ha scoperto nella piana di Gioia Tauro un arsenale di armi (un chilo di plastico con detonatore, lanciarazzi, kalašnikov, bombe a mano) che sarebbe potuto servire per un attentato ai danni di Gratteri.
Nel 2009 è nominato procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria. Il 18 giugno 2013 il Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta nomina Gratteri componente del corpo di esperti per l’elaborazione di proposte in tema di lotta alla criminalità organizzata. Nel febbraio 2014 per il nuovo Governo Renzi viene proposto il suo nome per il ruolo di Ministro della giustizia, ma alla fine prevale Andrea Orlando, già Ministro dell’ambiente del Governo Letta, pare a seguito dell’opposizione del Presidente Napolitano.
Il 27 febbraio 2014 Rosy Bindi, in qualità di presidente della Commissione parlamentare antimafia, annuncia la nomina di Gratteri a consigliere della commissione. Gratteri ha accettato l’incarico compatibilmente col suo ruolo in procura.
Il 1º agosto 2014 il Presidente del Consiglio Matteo Renzi nomina Gratteri Presidente della commissione per l’elaborazione di proposte normative in tema di lotta alle mafie.
Il 21 aprile 2016 il plenum del CSM, a larga maggioranza, lo ha nominato con pratica d’urgenza Procuratore di Catanzaro, al posto di Antonio Lombardo, andato in pensione.
Gratteri da sempre è molto sensibile all’importanza dell’educazione dei giovani come strumento di prevenzione nella lotta alla mafia e a tal fine tiene conferenze nelle scuole e nelle università, in Italia e all’estero, per incontrare i giovani e spiegar loro il perché non “conviene” essere ndranghetisti. Nel novembre 2011 ha pubblicato un libro, assieme al giornalista Nicaso, La mafia fa schifo, dove sono raccolti pensieri e lettere di ragazzi sul tema mafia.
Il 4 maggio 2022 nella votazione del CSM per l’elezione del nuovo Procuratore Nazionale Antimafia viene battuto da Giovanni Melillo per 13 voti a 7.
Attività come Procuratore della Repubblica
Operazione del 2003 contro i clan di Platì
In qualità di Sostituto Procuratore, coordina il 14 novembre 2003 l’esecuzione di un’imponente operazione contro i clan Barbaro “Castani” e i Trimboli-Perre di Platì denominata “Marine”, durante la quale circa mille carabinieri hanno arrestato nella notte oltre cento persone. Il processo si conclude con 8 condanne con rito abbreviato, su 44 imputati, mentre per altre 19 persone rinviate a giudizio, sui restanti 78 imputati giudicati con il rito ordinario, arriva la prescrizione.
Operazione del 2008 e 2011 contro i legami con i cartelli della droga messicani e colombiani
Con le inchieste “Solare” del 2008 e “Crimine 3” del 2011, la Procura di Reggio Calabria, coordinata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dagli aggiunti Nicola Gratteri e Michele Prestipino, riesce a colpire i rapporti tra ‘ndrangheta, mafia siciliana, i cartelli della droga messicani e colombiani.[
Riguardo a queste operazioni Gratteri dichiarò: “Questa è una delle poche indagini da manuale che può essere utilizzata nelle scuole di polizia per dire come si fanno le indagini di droga e come ci si rapporta con le forze di polizia di altri Stati che hanno mentalità e codici diversi”.
Operazione del 2010 contro le ramificazioni in Lombardia
Nel 2010 le inchieste della Direzione distrettuale anti-mafia (Dda) di Milano “Infinito” e della Dda di Reggio Calabria “Crimine”, condotte in parallelo, portano all’arresto di 304 persone tra Calabria e Lombardia, con un’operazione che si è svolta il giorno 13 luglio 2010 ed ha impegnato 3.000 uomini delle forze dell’ordine.
Queste due inchieste parallele sfociano in due processi paralleli, uno tenuto a Reggio Calabria e l’altro a Milano. Il processo “Infinito” di Milano si conclude in Cassazione il 6 giugno 2014, mentre il processo “Crimine” di Reggio Calabria si conclude il 17 giugno 2016. Le sentenze definitive confermano sostanzialmente l’impianto accusatorio delle Procura di Reggio Calabria e di Milano.
Il processo “Crimine-Infinito” ebbe grande importanza non solo per i risultati ottenuti nella lotta al crimine, ma anche perché mostrò il radicamento della ‘ndrangheta nell’Italia del Nord, e per la prima volta dimostrò l’esistenza di un’organizzazione e di livelli gerarchici anche all’interno della ‘ndrangheta, che ne fanno un’organizzazione criminale “unitaria”. Questo pone la ‘ndrangheta, dal punto di vista organizzativo, a metà strada tra l’organizzazione fortemente gerarchica e verticale della mafia siciliana, e invece il carattere orizzontale e frammentato della camorra napoletana. I legami infatti tra la “madrepatria”, la Calabria, e i “locali”, in Lombardia, e i rapporti tra le cosche calabresi coinvolte, erano gestiti tramite un’organizzazione in commissioni e sotto-commissioni.
Il vertice della ‘ndrangheta viene chiamato dagli affiliati “Provincia” o “Crimine”.
Inoltre nelle indagini le forze dell’ordine riuscirono a filmare per la prima volta un vertice di ‘ndranghetisti nel 2009 in località Polsi, nel Comune di San Luca, in occasione della festa della Madonna.
Il processo “Infinito”, svoltosi a Milano, si concluse in Cassazione il 6 giugno 2014 per il rito abbreviato con 92 condanne. Quello con rito ordinario si concluse il 30 aprile 2015 in Cassazione con 41 condanne.
Il processo “Crimine”, svoltosi a Reggio Calabria, si concluse in Cassazione il 17 giugno 2016 con una novantina di condanne. Il processo riguardò i capi delle ‘ndrine di Rosarno e Gioia Tauro, di Palmi, di Locri, di Platì, di Africo.
In un’intervista, Gratteri raccontò che in fase di indagini furono decisive tre microspie piazzate a casa del boss di San Luca Giuseppe Pelle, nella lavanderia Ape Green del boss Giuseppe Commisso e nel giardino del padrino don Mico Oppedisano, grazie alle quali è stato possibile ricostruire dettagliatamente la nuova struttura della ‘ndrangheta.
Operazione del 2014 contro il traffico di droga tra Calabria e New York
Nel 2014, da Procuratore Aggiunto della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria, con l’operazione “New bridge” sgomina una delle direttrici del traffico di stupefacenti tra Calabria e New York, che faceva capo alle famiglie degli Ursino di Gioiosa Ionica e a quella dei Gambino a New York. I trasporti di cocaina avvenivano nell’ordine di carichi di 500 chili per volta. A questo proposito Gratteri afferma che la ‘ndrangheta è presente dagli anni 70 negli Stati Uniti, e che si sta espandendo. Nel 2019 la Corte d’Appello di Reggio Calabria conferma le 9 condanne, con la condanna più alta a 20 anni e 6 mesi, e le 4 assoluzioni stabilite dalla sentenza di primo grado emessa nel 2016 dal Tribunale di Locri.
Operazioni del 2015 contro il traffico di droga tra Calabria e Americhe
Nel 2015 conduce come Procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria, insieme al Sostituto procuratore Paolo Sirleo, le operazioni “Columbus” e “Columbus 2” contro il traffico di stupefacenti tra Calabria, Sud America e USA, che riguardava Colombia, Costa Rica, Bolivia, Perù, e i grandi porti di Brasile e Argentina, da cui partivano i carichi di droga verso l’Europa e gli USA.
Nell’operazione “Columbus” le indagini dimostrarono come il ruolo di intermediario nel traffico di stupefacenti fosse svolto dal ristoratore di origini calabresi e da tempo stabilitosi a New York Gregorio Gigliotti: il suo ristorante “Cucino a modo mio”, nel Queens, era il centro di questa rete di trafficanti, all’interno del quale passavano partite di droga e ingenti somme di denaro. I carichi di droga viaggiavano all’interno di navi cariche di frutta tropicale.
Il principale imputato dell’inchiesta “Columbus”, Gregorio Gigliotti, è stato condannato negli USA, insieme a moglie e figlio. Per quanto riguarda gli imputati giudicati in Italia, la sentenza di primo grado del Tribunale di Palmi ha stabilito 5 condanne e 2 assoluzioni, con una condanna di 17 anni e 10 mesi a Franco Fazio, considerato l’uomo di fiducia di Gregorio Gigliotti. In appello, nel 2019, la sentenza è stata annullata e gli imputati liberati dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, in quanto il Tribunale di Palmi è stato ritenuto dai giudici incompetente, e gli atti trasmessi alla Procura di Catanzaro. Anche la sentenza, con il rito abbreviato, che condannava tre imputati a pene molto pesanti è stata annullata nel 2018 e disposta la loro scarcerazione.
Operazione del 2018 contro i clan di Cirò Marina
Il 9 gennaio 2018 un’operazione coordinata dal Procuratore della Repubblica Gratteri, denominata “operazione Stige”, porta all’arresto di 169 persone, di cui 131 vengono portate in carcere e per i restanti 38 vengono disposti gli arresti domiciliari, per vari reati legati all’attività mafiosa. Gli arresti vengono effettuati in Calabria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Lazio, Toscana, Campania e Germania, a dimostrazione della ramificazione e dell’estensione raggiunta dalla ‘ndrangheta. L’operazione va a colpire la cosca Farao-Marincola di Cirò Marina. Nel processo che ne segue, il 25 settembre si conclude il procedimento contro 104 imputati che avevano scelto il rito abbreviato, con 66 condanne e 38 assoluzioni, con le quali il GUP del Tribunale di Catanzaro conferma l’impianto accusatorio sostenuto dal Procuratore Gratteri.
Nel processo d’appello vengono stabilite 58 condanne e 20 assoluzioni.
Operazione del 2019 contro i clan della provincia di Vibo Valentia
Nella notte tra mercoledì 18 dicembre 2019 e giovedì 19 dicembre 2019 guida una mega-operazione, denominata “Rinascita Scott”, che smantella le cosche di ‘Ndrangheta del Vibonese ricostruendo legami e affari tra imprenditoria, politica e massoneria deviata, che permette l’arresto di 334 persone e 416 indagati. In seguito il Tribunale del Riesame scarcera 69 persone perché non sussistono più le esigenze di custodia cautelare, pur restando indagate.
Il rito abbreviato si conclude con 70 condanne e 20 assouzioni.
Dichiarazioni di Gratteri sul suo lavoro di magistrato
L’11 giugno 2020, durante un’audizione alla Commissione parlamentare antimafia, Gratteri dichiara riguardo al suo lavoro di magistrato: «Io sono innamorato di questo lavoro, sono un tossicodipendente da questo lavoro. Ma se non pensassi che possiamo cambiare, farei un altro lavoro. Sono un agricoltore infiltrato in magistratura, potrei fare quello. O l’intrattenitore». «Credo che la Calabria, anche insieme a voi, la cambieremo, nel giro di un paio d’anni la cambieremo. Facendo le cose per come si devono fare, nel giro di un paio di anni racconteremo una Calabria diversa».
Dichiarazioni di Gratteri durante la celebrazione dei 30 anni della DIA
Il 31 gennaio 2021, in occasione della celebrazione dei 30 anni della Direzione Investigativa Antimafia, Nicola Gratteri dice: “E’ importante guardare queste immagini per conoscere la storia recente di questo Paese, per non dimenticare e perché questo serva a far riflettere i ragazzi, e soprattutto guardando queste immagini vorrei che il percorso mentale di questi ragazzi fosse quello di non farsi prendere in giro dagli adulti, adulti che non parlano più di contrasto alle mafie, non parlano più di modifiche normative che servono sul piano sostanziale a combattere le mafie che continuamente si trasformano, mutano con il mutare sociale. Perché se noi aspettiamo ancora che le mafie ne uccidano uno a sera per pensare che quello è il problema e quindi se non c’è un morto a sera il problema non esiste e quindi la mafia non esiste e non c’è motivo d’investire su uomini e mezzi ma soprattutto sul piano normativo, allora siamo a posto, siamo tutti tranquilli perché non c’è problema“.