Sono le differenti generazioni di donne titolari o comunque in attività nelle aziende agricole lucane il “segreto” della buona tenuta dell’agricoltura lucana in rosa. La percentuale di donne titolari di aziende agricole da noi è vicina al 30% del totale, una percentuale ben superiore alla media regionale del 26,3% delle “capitane” d’impresa. Da qui ha preso le mosse a Tricarico l’iniziativa di Donne in Campo e della Cia-Agricoltori Giornata internazionale delle Donne Rurali, con la partecipazione tra gli altri di Pina Terenzi e Concetta Larocca, rispettivamente presidente nazionale e regionale Donne in Campo, Emilia Piemontese direttore generale Dipartimento Politiche Agricole Regione , Donato Distefano direttore Cia Potenza-Matera, Giambattista Stasi presidente regionale Cia. Il convegno è stato preceduto dall’incontro con i giovani dell’Ipssar d Garaguso Scalo dal titolo significativo “il territorio come destino”- Le donne in Italia possiedono il 21% della superficie agricola utilizzata, la dimensione delle loro imprese è inferiore rispetto alla media totale (circa 8 ettari): circa il 78% di esse è al di sotto dei 5 ettari (contro il 9,1 delle aziende maschili), mentre il 20% si colloca al di sopra dei 100 ettari. Il volume di produzione delle imprese femminili, inoltre, è mediamente di 16mila euro contro i circa 30mila euro di quelle maschili. L’incontro di Tricarico è stata l’ occasione per riaffermare il ruolo chiave e il contributo che le imprenditrici agricole apportano, da sempre, in termini di conoscenza, lavoro e sensibilità allo sviluppo dei sistemi agricoli locali. Un esercito di coraggiose che rappresentano oltre un quarto della popolazione mondiale e che possono fare rete per superare le grandi sfide, economiche, ambientali e sociali, come le crisi alimentari, i cambiamenti climatici, le disuguaglianze e le discriminazioni di genere.
Per l’Associazione di Cia, infatti, è soprattutto adesso che la visione femminile deve tornare protagonista. Occorre per introdurre azioni efficaci nella gestione della crisi, restituire all’Italia la sua vocazione agricola e difendere il settore quale asset strategico nell’economica del Paese come di intere comunità, dove il cibo è patrimonio di biodiversità, salute e benessere, cultura e tradizione.
Ed è alle “comunità del cibo” che Donne in Campo-Cia guarda con interesse. Possono essere la chiave per affrontare nelle aree interne d’Italia la pressione incalzante del caro vita. Un’azione collettiva coinvolgendo intorno alle filiere agricole locali, le mense scolastiche e degli ospedali, i Gas e gli enti locali.
Del resto, a supporto dello sviluppo delle “comunità del cibo”, ci sono sempre più imprenditrici agricole, ambasciatrici di buone pratiche, nella cooperazione e nelle reti d’impresa sul territorio, basti pensare ai mercati contadini o all’Agricatering di cui Donne in Campo-Cia è pioniera. Perché queste si consolidino, però, bisogna andare oltre gli steccati delle filiere corte e della domanda locale. Oggi, il 74% delle vendite alimentari passa dalla distribuzione moderna, con la quale -secondo l’Associazione di Cia- occorre trovare il modo di fare squadra proprio a salvaguardia di quelle produzioni agricole locali che sono l’anima della Dieta Mediterranea.