Da questa mattina, nel silenzio di tutti, si sono materializzati i licenziamenti dei lavoratori che saranno “cadenzati in base al preavviso”, così come previsto dal CCNL metalmeccanico. Il primo dei 12 è Giuseppe di anni 61, residente a Rionero che per una vita ha lavorato e gestito le proprie attività nelle aree industriali della Provincia di Potenza. Dopo Giuseppe toccherà alla signora Maria Assunta di 60 anni, a Crescenzio di 63 anni, a Rocco di 55 anni, ad Annamaria di 55 anni, a Nicola di 63 anni, a Marina di 57 anni, a Mario di 63 anni, ad Alessandro di 60 anni, a Nicola di 60 anni, a Giuliano di 65 anni e a Sergio di 66 anni che troverà le porte aperte della Naspi nelle prossime settimane; ciò grazie ad una politica che per anni si è barcamenata nell’ingrassare l’Asi senza mai assumersi in realtà le proprie responsabilità.
Responsabilità che si sono concretizzate in una legge regionale purtroppo monca, in quanto, se da un lato ha reso esigibile il passaggio della gestione delle acque industriali da Asi ad Egrib e dunque ad Acquedotto Lucano, dall’altro le altre attività di manutenzione ad esempio del verde, della illuminazione e della sorveglianza delle aree industriali non hanno trovato un percorso similare, limpido, anzi diremo che la legge regionale, costruita in quella maniera, non è una stata una risposta al passaggio tra Asi e Apibas.
Il liquidatore dell’Asi Fiengo, nonostante un accordo in Prefettura, dalla sera alla mattina, con una comunicazione di cui si allega copia in quanto pubblica, ha deciso di disdire il servizio senza nessuna logica e soprattutto lasciando le aree industriali abbandonate in quanto prive di gestore.
Dal 1° agosto 2022 dunque queste attività non vengono svolte da nessuno ed i lavoratori, vedi ad esempio a Melfi, brancolano nel buio cosi come più volte denunciato dal sindacato e dai lavoratori.
Sono passati 4 mesi da quella comunicazione che mette a rischio l’incolumità delle persone, dei lavoratori, ma nessuno in questa Regione si è assunto la responsabilità di tale scempio, di tale irresponsabilità.
Non sappiamo più a chi appellarci, visto il grido di dolore rappresentato, trascritto, documentato attraverso comunicati, scioperi, presidi affinché in questa Regione qualcuno potesse mettere la propria faccia e non solo, ovviamente attraverso atti concreti, per risolvere questa annosa vertenza.
Speravamo in una convocazione di Sua Eccellenza il Prefetto, ancora vana; auspicavamo l’intervento fattivo del Presidente Bardi ma nessun cenno; speravamo nel Consiglio Regionale, ma lì nessuno ne discute anzi si discute di altro e nel frattempo si licenziano i lavoratori.
Non ci resta, da cittadini, che denunciare il tutto alla Procura della Repubblica perché non vogliamo essere complici di nuovi omicidi sul lavoro come è successo, circa un anno fa, alla nostra collega Rossella, uccisa perché brancolava nel buio, dopo il proprio turno di lavoro.
Questa morte assurda, questo omicidio sul lavoro non ha insegnato nulla a costoro!