Addio zampilli, fontanini e … tombini d’epoca
Si apprende dalla stampa la notizia di un evento che non sappiamo se giudicare giocoso o tragico. Ci piace definirlo grottesco e, perciò, più riprovevole che mai. L’evento è la privatizzazione dell’acqua. Ormai, non ci resta che aspettarci la privatizzazione dell’aria.
Non ci si meravigli né si gridi allo scherzo. Ormai i nostri governanti hanno dimostrato una fantasia così fertile (tra lodo Alfano, lodo Schifani, ronde cittadine, ecc.) che tutto è possibile. E, come sempre, dal grottesco, si passa al dramma. Chi, in era di vituperata prima Repubblica, e anche prima, pensò di nazionalizzare le ferrovie, i telefoni, l’elettricità, le poste, non era proprio uno stupido. Sapeva che si trattava di “beni” sociali, da cui nessuno doveva essere escluso, anche quando la gestione di quei beni si traduceva in un costo per lo Stato. Lo stesso si dica della istituzione della scuola pubblica e della sanità pubblica.
L’acqua, dicevano già i filosofi greci, insieme all’aria, alla terra e al fuoco, è uno dei quattro elementi della vita. L’acqua innanzitutto. E’ certo, invece, che l’Italia sarà il primo paese europeo a realizzare la privatizzazione dell’acqua, col consenso delle stesse sinistre! “Non avrei mai immaginato – ha scritto padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, che il paese di Francesco d’Assisi, che ha cantato la bellezza di , diventasse la prima nazione in Europa a privatizzare l’acqua!… Quella della privatizzazione dell’acqua è una scelta politica gravissima che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese, ma soprattutto dagli impoveriti del mondo (in milioni di morti per sete!)”.“Purtroppo – commenta coraggiosamente la CGIL di Matera – anche l’acqua, bene comune universale, non è sfuggita alla deriva della privatizzazione”. E lancia un appello perché la Regione Basilicata si allinei sulle posizioni della Puglia, “che incarica la propria avvocatura di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale la norma che privatizza l’acqua”.
Quanto male ha fatto la caduta del muro di Berlino viene da esclamare! Sia ben chiaro, non che noi del CIACP fossimo per il mantenimento del muro di Berlino; ma non si può disconoscere che esso è servito alle forze reazionarie e capitaliste del mondo per bocciare, insieme col comunismo e col socialismo reali, anche ogni politica sociale, a favore della privatizzazione anche selvaggia, se mai esiste una privatizzazione che prima o poi non diventi selvaggia!. Tornano a mente le parole di Francesco Saverio Nitti, il quale, parlando contro la istituzione delle Regioni in sede di Costituente, fece proprio l’esempio dell’acqua. Che cosa sarà mai e che cosa faranno mai le Regioni in materia di acqua – si domandava -, visto che l’Italia è così lunga da avere terre fornite di acqua al Nord e terre assetate al Sud.? Si arriverà a pagare l’acqua? Ma meno che mai pensava che essa potesse essere consegnata ai privati.
Già è un assurdo, a nostro parere, che la Regione Puglia debba pagare l’acqua alla Regione Basilicata. Ora che entrano in gioco i privati, la prima cosa che faranno sarà smantellare tutte le fontane e fontanini e lavatoi e abbeveratoi pubblici. Chi avrà sete alla stazione, dovrà necessariamente andare al bar. Poi si accorgerà che il bar non c’è più, perché Trenitalia ha chiuso la stazione.
Ci domandiamo anche che fine faranno i bagni pubblici e chi fornirà ad essi l’acqua necessaria. Offriranno servizi a gettone? C’è chi, intanto, fa circolare voce che a Matera, collezionisti di fontanini, zampilli pubblici e tombini d’epoca, sostenuti da non si sa quale Banca e da non si sa quanti illustri studiosi, si stanno organizzando per la raccolta e la istituzione di un museo idrodemoantropologico. Pare che siano particolarmente richiesti i fontanini del 1914, risalenti all’epoca di Giolitti, e antichi tombini provenienti dal comune di Miglionico. Quanto a noi, invece, ci corre l’obbligo di chiedere scusa all’amico Angelo Minieri. Appena eletto Sindaco, infatti, gli scrivemmo, come CIACP, che una delle prime cose che poteva fare, per una città patrimonio dell’UNESCO, dal caldo clima e desiderosa di ben accogliere i turisti, era quella di attivare tutte le palazzeschiane fontane secche o “malate” dei Sassi e del centro storico. Per fortuna non se ne fece nulla. Non solo, cioè, Minieri fu politicamente lungimirante, ma forse previde che, con la privatizzazione dell’acqua, poteva, oggi, essere chiamato al risarcimento dei danni provocati alle casse comunali. Avevamo sbagliato un’altra volta. In questo paese, insomma, sembra sia irrazionale tutto ciò che è logico e va vantaggio dei poveri e degli onesti.
Giovanni Caserta Responsabile culturale del CIACP
ke schifo, vergogna