Dalla rivalutazione delle pensioni annunciata dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, gli agricoltori pensionati lucani avrebbero un beneficio reale di circa 20 centesimi di euro al giorno. E’ la stima del patronato Inac-Cia Basilicata. Nelle campagne –evidenziano Inac e l’Anp (Associazione Nazionale Pensionati) Cia Basilicata- si vivono le situazioni più difficili: se in Italia quasi un pensionato su due vive con meno di 1.000 euro al mese, nelle nostre contrade ed aree rurali la media percepita si abbassa notevolmente, ed è proprio qui che si registra la massima concentrazione di pensioni minime, intorno alla soglia di 500-600 euro mensili. Nelle zone di campagna i “morsi” della crisi sono amplificati e si inaspriscono i toni del disagio sociale, soprattutto per gli ultrasessantacinquenni, che pagano la nota carenza di servizi socio-assistenziali.
“La nostra stima -sostiene il presidente di Inac-Cia Alessandro Mastrocinque- dimostra come bisognerebbe porre grande attenzione nell’applicazione delle percentuali delle rivalutazioni. Il rischio che si corre -afferma il presidente di Inac-Cia- è ‘l’effetto Robin Hood al contrario’, dove le fasce più sofferenti hanno un incremento che non incide minimamente sulla qualità della loro vita e si facilita sola la possibilità di spesa dei più facoltosi. Per questo bisognerebbe, in questa fase -aggiunge Mastrocinque- parametrare le percentuali, favorendo le pensioni basse”.
Per una rivalutazione più incisa ed equa,-propone il patronato Inac-Cia- bisognerebbe partire dall’applicazione delle percentuali più alte per chi percepisce assegni da mille euro al 9 per cento, per arrivare ad un 1,5% da applicare alla fascia che riguarda gli assegni mensili superiori ai 3000 euro.
“La copertura complessiva economica dell’impegno -afferma Mastrocinque-, ovviamente solo per queste due fasce di pensioni prese in esame, sarebbe equivalente e si aggirerebbe sui 3,6 miliardi di euro. A nostro avviso -conclude il presidente di Inac-Cia- ha più senso, anche in un’ottica di spinta verso i consumi, mettere più soldi in tasca a chi, oggi, vive anche con meno di 1000 euro/mese. Queste persone con circa 100 euro al mese in più, forse potrebbero acquistare beni e servizi, dando un impulso anche ai consumi che ristagnano. Passare una pensione da 3000 euro/mese a 3050 con cambia la qualità della vita”.
I problemi della povertà, dell’assistenza sanitaria dei servizi sociali, fanno parte del sistema dei diritti, soprattutto quando questo riguarda gli anziani, ovvero, la parte della popolazione più fragile”.