Manifestazione Sanità. Se non la curi non ti cura” promossa da Cgil, Cisl, Uil. L’appello di Summa dal palco di viale Verrastro: “Fermatevi e ascoltate questa piazza, apritevi al confronto obbligato con le comunità locali, i sindaci e le rappresentanze dei lavoratori e dei medici. Noi non ci fermeremo, continueremo a lottare per garantire il diritto alla salute”. Di seguito i particolari.
“Questa grande partecipazione di oggi è per tutti noi un messaggio importante di speranza. Un segnale della presenza di un’altra Basilicata; la Basilicata delle persone, di uomini e donne che vogliono costruire il proprio futuro. Lo vogliono costruire adesso, con la partecipazione e il confronto; tutti insieme per ridare dignità alla sanità lucana e riaffermare il diritto alla salute”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa, intervenendo oggi a Potenza alla manifestazione di piazza “Sanità, se non la curi non ti cura” indetta da Cgil, Cisl e Uil Basilicata.
“Un diritto alla salute – ha detto Summa – ormai negato da questo governo regionale che in tre anni di immobilismo, mediocrità e insipienza ha portato il nostro sistema sanitario al collasso. Le nostre strutture ospedaliere e territoriali sono senza personale, senza medici, con reparti chiusi e rete territoriale smantellata. Il nostro sistema sanitario è giunto a un grado di inefficienza ed inefficacia non più tollerabile. Tante sono le criticità e le disfunzioni che si scaricano sulla condizione di vita e di salute dei cittadini lucani. È venuta meno la centralità del sistema articolato nelle funzioni di prevenzione, cura e riabilitazione”.
Dal palco allestito davanti alla sede della Regione Basilicata, in viale Verrastro, gremita di manifestanti nonostante la pioggia, Summa ha denunciato “una situazione di gravissimi ritardi, ai limiti della paralisi, nell’adozione di scelte strategiche, tra le quali l’adozione del Piano socio-sanitario e di un conseguente piano di azione di revisione dell’assetto della rete ospedaliera e territoriale, anche alla luce delle scelte operate nell’ambito delle missioni 5 e 6 del Pnrr. L’attuale governo regionale – ha affermato il segretario della Cgil Basilicata – ha creato questa drammatica situazione solo per propria incapacità, nonostante, la regione disponga di strumenti e risorse economiche come mai negli anni passati. Questa è la più grande responsabilità politica di questo governo regionale. Il territorio è stato privato di strutture ospedaliere e socio-assistenziali. Gli ospedali sono stati depauperati dei medici ma, la situazione più assurda e grave, è che i cittadini lucani sono stati privati del loro diritto più importante, quello di potersi curare”.
Per Summa “la sanità lucana e il diritto alla salute non possono essere oggetto di una visione verticistica, di occupazione politica. La sanità è il luogo della trasparenza, della competenza e non dell’appartenenza, del confronto con il territorio, i sindaci, i rappresentanti dei lavoratori, dei medici e del mondo associativo nel rispetto dei principi costituzionali. Se non si interviene immediatamente – avverte – si rischia il tracollo della sanità lucana. I prossimi mesi e anni saranno decisivi per il futuro del servizio sanitario nazionale e di quello regionale. La nostra è una mobilitazione per garantire il diritto alla salute che vuol dire garantire a tutti i cittadini cura e prevenzione attraverso la rete territoriale, i servizi, gli ambulatori e l’assistenza. Quell’assistenza ormai negata per assenza di una programmazione in grado di sostenere la domiciliarità e le strutture accreditate”. Da Summa, infine, il ringraziamento “ai lavoratori della sanità pubblica e a quelli della sanità privata che hanno messo a rischio la loro salute” e rassicurazioni sulla lotta per la parità di diritti.
“In questa situazione drammatica – ha concluso il leader della Cgil lucana – occorre rimettere al centro la qualità delle cure, i presidi territoriali, l’integrazione sociosanitaria. Bisogna attuare una revisione profonda dell’assetto dei servizi perché troppe sono le emergenze che rendono quasi inaccessibile il diritto alla salute specie da parte delle categorie sociali più fragili, dei malati cronici e oncologici, degli anziani. Occorre utilizzare le risorse finanziarie a disposizione tornando a programmare, a fare scelte per garantire assunzioni di personale, il potenziamento delle strutture ospedaliere, territoriali e socio-assistenziali e l’abbattimento delle liste d’attesa attraverso un grande investimento nel personale per una sanità pubblica che curi e garantisca il benessere di tutti. Ora il tempo è scaduto”. Da qui l’appello al governo regionale: “Fermatevi e ascoltate questa piazza, apritevi al confronto obbligato con le comunità locali, i sindaci e le rappresentanze dei lavoratori e dei medici. Voglio dirlo con chiarezza – ha concluso Summa – Basta con questa spocchia, con questo racconto falsato. La realtà è questa. Noi non ci fermeremo, continueremo a lottare per garantire il diritto alla salute”.
Manifestazione “Sanità. Se non la curi non ti cura” di Cgil, Cisl, Uil, intervento segretario generale della Cisl Basilicata Vincenzo Cavallo
Veniamo da settimane turbolenti che hanno visto la sanità lucana di nuovo al centro delle cronache giudiziarie. Noi siamo garantisti e perciò rispettiamo il diritto di ogni indagato alla presunzione d’innocenza, tuttavia è ormai chiaro che il nostro sistema sanitario soffre di problemi strutturali che la politica non ha saputo o voluto risolvere nel corso degli anni.
È di tutta evidenza che la sanità lucana, anche in ragione dei cospicui investimenti previsti dal PNRR, necessita di una profonda opera riformatrice che metta al centro i bisogni di salute del cittadino, dalle liste di attesa alla medicina territoriale, e assicuri la piena trasparenza dei processi decisionali e degli appalti.
Già l’emergenza sanitaria, che in troppi hanno già dimenticato, aveva evidenziato la necessità di riorganizzare l’assistenza al cittadino garantendo una presenza territoriale e capillare quanto più possibile di presidi, non solo ospedalieri. Anche sulla scorta delle criticità emerse durante la fase più acuta della pandemia, è urgente rivedere il paradigma che ha fin qui dominato la politica sanitaria nella nostra regione.
Il modello centrato sui grandi ospedali in una regione geograficamente complessa e con ampie aree difficilmente accessibili non poteva funzionare e di fatto possiamo dire senza tema di smentita che non ha funzionato. Col paradossale risultato che oggi non abbiamo né la medicina di eccellenza nei grandi ospedali, né la medicina territoriale. Occorre perciò ripartire dal territorio e dalla medicina territoriale come baricentro di una nuova architettura che mette al centro i bisogni di salute di una società sempre più anziana e sempre più fragile.
Il medesimo approccio va adottata per riformulare la politica socio-assistenziale e per riprogettare politiche e interventi a favore dei segmenti più fragili della società lucana, penso in particolare agli anziani non autosufficienti, ai disabili, alle tante forme di marginalità sociale che necessitano di una più stringente integrazione tra assistenza sociale e assistenza sanitaria.
Per questo, oggi, da questa piazza, Cgil, Cisl e Uil lanciano la proposta di un nuovo patto per la salute, un nuovo patto sociale per il diritto alla salute dei cittadini. È tempo di aprire un cantiere della salute per una vera, partecipata riforma sanitaria regionale fondata sulle parole investimenti, prevenzione, territorio.
Abbiamo in più occasioni indicato alla Regione Basilicata quelle che per noi sono le priorità di questo percorso riformatore: rafforzamento della medicina territoriale e integrazione socio-sanitaria, investimenti in nuove tecnologie per la medicina, formazione delle competenze e una governance autorevole e trasparente.
L’avvio della stabilizzazione del personale precario del ruolo sanitario e degli operatori socio-sanitari è un primo passo per invertire il declino della risorsa più importante: le persone e le professionalità. Bisogna completare il processo di stabilizzazione e procedere sui concorsi unici con celerità. Il recente rinnovo del contratto nazionale del comparto sanità offre una preziosa sponda per una migliore organizzazione del lavoro partendo dal riconoscimento delle competenze e dalla valorizzazione delle tante professionalità che in questi anni non state messe nelle condizioni di esprimersi.
E mi consentirà l’assessore Fanelli di dire che non si convocano i sindacati a una settimana da questa manifestazione per poi accusare il sindacato di sottrarsi al confronto. Sono anni che chiediamo alla Giunta regionale un confronto serio sul futuro della nostra sanità. Sono anni che denunciamo lo sfascio del sistema sanitario lucano. Dov’era l’assessore Fanelli?
Il tanto paventato cambiamento stenta a decollare, con aziende sanitarie che soffrono gravi carenze di organico e assetti strategici in alcuni casi non completamente definiti. Pressoché tutte le grandi strutture della sanità regionale vivono una condizione di instabilità amministrativa che produce a cascata instabilità delle politiche e degli indirizzi sanitari. La storia di manager provenienti da altre regioni in diversi casi si è rivelata non particolarmente produttiva, anche nel passato più recente. Serve un nuovo approcci anche nella scelta dei manager che deve passare innanzitutto attraverso un patto di co-responsabilità, ancor prima che contrattuale, in modo che possa essere assicurata stabilità e continuità dell’azione manageriale.
Il nostro sistema sanitario ha bisogno di spostare verso l’alto la frontiera tecnologica facendo ciò che in altre regioni si fa da anni. Strumenti già collaudati come la telemedicina o tecnologie di nuova generazione come machine learning e intelligenza artificiale sono essenziali per allineare la sanità della nostra regione agli standard più evoluti a livello nazionale e internazionale.
Altro tema cruciale, è quello delle competenze. Oggi parlare di sanità in chiave moderna significa parlare di epidemiologia, di economia analitica, di analisi di gestione, di analisi dei bisogni di salute. Questo implica un forte investimento sulle competenze, dalla statistica all’ingegneria clinica passando per la biomedicina, altrimenti non è possibile programmare e panificare gli investimenti.
Questi sono i temi che dovrebbero essere al centro del confronto con la Regione Basilicata dentro il quadro strategico del PNRR che rappresenta forse l’ultima opportunità per mettere in campo gli investimenti che servono alla modernizzazione di un sistema sanitario che risente degli anni e di una gestione non sempre orientata ai bisogni di salute dei cittadini.
Al Governo nazionale chiediamo di non cedere alle lusinghe di vecchie politiche che hanno prodotto il collasso della sanità italiana. Ci preoccupano le cifre contenute nella nota di aggiornamento del documento di economia e finanza e sollecitiamo un confronto di merito su investimenti e spesa sanitaria. Tutto questo desta preoccupazione perché non vorremmo che, passata l’emergenza, la sanità torni ad essere considerata solo “una voce di spesa” e non un” investimento” per il Paese.
Ci preoccupano anche le nuove sirene sull’autonomia differenziata che rischiano di compromettere ulteriormente l’universalità dei diritti sociali nel nostro paese e di spacciare per modelli sistemi sanitari che si sono dimostrati, dinanzi all’emergenza pandemica, del tutto inadeguati a garantire il diritto alla salute.
Manifestazione “Sanità. Se non la curi non ti cura” di Cgil, Cisl, Uil, intervento di Tortorelli (Uil): “Pensate meno alle poltrone e più alle persone”.
“Il sindacato lucano, con la grande manifestazione di oggi, ha messo in piazza idee e proposte per salvare la sanità lucana. Il Presidente Bardi e l’assessore Fanelli aprano immediatamente un confronto, senza formalismi, per discutere di un piano di programmazione della sanità regionale che non può più aspettare”. Lo ha detto il segretario regionale della Uil Vincenzo Tortorelli nel suo intervento alla manifestazione “Sanità. Se non la curi non ti cura” promossa da Cgil, Cisl, Uil che si è svolta questa mattina a Potenza nei pressi della Regione Basilicata.
“I lucani – ha aggiunto – non possono più attendere; la Basilicata chiede oggi delle risposte urgenti, chiede una “rappresentanza politica” degna di tale mandato, che faccia gli interessi delle persone, che le protegga, e che assuma la responsabilità di superare le disuguaglianze territoriali che separano la Basilicata (e il Mezzogiorno) dal resto del Paese”.
Poi con il dito puntato contro il Palazzo di via Verrastro di fronte al palco ha detto: “pensate meno alle poltrone e più alle persone. E se le cose non cambieranno sappiate che questo è solo l’inizio”. Tortorelli ha citato alcune cifre, le più significative, del “disastro della sanità regionale”: la spesa della Regione per i lucani che si curano fuori ammonta a 100 milioni di euro sottratti a potenziare i nostri servizi sanitari; sono 141mila lucani che nel 2019 hanno rinunciato o ritardato le cure per problemi economici, per problemi di trasporto e per la lunghezza delle liste d’attesa; 20 miliardi sono destinati dalla missione 6 del PNRR, che vanno programmati e spesi bene e subito.
“Il messaggio che lanciamo deve essere chiaro: noi non siamo qui CONTRO QUALCUNO, NOI SIAMO QUI PER. PER rivendicare dalla politica e dal governo regionale il riconoscimento di un diritto universale anche in Basilicata. E sia chiaro che i problemi che denunciamo da questa piazza vengono da lontano. Ma oggi siamo qui per rivendicare una sanità pubblica e dignitosa. Siamo qui PER garantire la piena esigibilità del diritto alla salute. Siamo qui PER chiedere un grande impiego di risorse sulla sanità territoriale di prossimità, che punti all’eccellenza e all’innovazione, attraverso la telemedicina e a una più larga ed efficacia distribuzione dei servizi, modello porta a porta, con continua assistenza, assicurata dai medici di famiglia dai pediatri e dall’infermiere di comunità. Senza dimenticare il potenziamento degli ospedali e dei distretti socio sanitari e del servizio emergenza urgenza il 118.
Perché noi vogliamo una sanità di qualità, inoltre oggi abbiamo una grande opportunità, agganciare la facoltà di medicina della nostra università ai nostri Ospedali che devono ispirarsi ad un modello di Policlinico mettendo insieme ricerca ed alta specialità, perché non possiamo accettare che i nostri futuri medici si laureano in Basilicata e lavorano per altre regioni o all’estero, ed io ne ho conosciuti tanti giovani medici lucani con elevate competenze che lavorano altrove. Siamo qui PER una sanità pubblica che curi e garantisca il benessere di tutti, per una sanità che sia finalmente , equa gratuita e accessibile! È questo ciò che chiediamo nel documento che presenteremo alla Giunta! “.