“In questo momento la serialità concede meno libertà perché rispetto ad un film sono molto più costose”, ha esordito così Luca Ribuoli, regista di grande fama e apprezzato dal pubblico per serie tv come Noi, L’Allieva, La Mafia uccide solo d’estate, durante la masterclass di regia che l’ha visto protagonista ieri sera alla IV edizione del Festival del Cinema di Potenza “Visioni Verticali – Ambiente e Territori”.
Durante l’incontro, condotto come di consueto dall’attrice Alessandra Ferrara e dal direttore del CeSAM, Marcello Foti, Ribuoli ha spiegato al pubblico come è iniziata la sua fortunata carriera. Dal runner all’aiuto regia, passando per il casting, per poi approdare finalmente alla regia: “Appena mi sono messo dietro la macchina da presa ho capito che quello era il mio posto”, ha spiegato il regista.
Pur avendo esordito nella fiction che ama molto e in cui continua a lavorare con grande successo, il suo primo amore è sempre stato il cinema – “Ho fatto televisione pensando di fare cinema”, ha spiegato.
Ma è grazie alla televisione che si è formato, approdando poi al grande schermo: “Fare fiction era come fare tanti film. Ho dovuto imparare a stare dietro ad un racconto più lungo, più strutturato. È una specie di maratona rispetto a un film”.
Anche Francesca Bianchini (Head of Business Affairs di Amazon Studios Italia) e Claudio Falconi (produttore delegato presso la Wildside), nell’ambito del talk dal titolo “Produzione e piattaforme a confronto” moderato da Gemma Cossidente, hanno offerto numerosi spunti di riflessione sul mondo della serialità e non solo.
Il produttore e l’executive, infatti, hanno spiegato come “l’avvento delle piattaforme abbia permesso di arrivare ad un mercato internazionale”, arricchendo il panorama dell’audiovisivo con una differenza di linguaggi volta a realizzare un prodotto dal carattere universale.
“In termini produttivi – ha spiegato la Bianchini – questo ha significato portare un modello americano in Italia, trovando un compromesso tra questo e il modello italiano”.
Ma negli ultimi tempi il punto di vista si sta leggermente spostando. “La nuova tendenza, infatti, è quella di creare qualcosa di ‘local’ – ha continuato Falconi –; Prima il cinema era molto romanocentrico, adesso si trovano prodotti che parlano di tantissime altre realtà locali”.
Un mercato, quindi, che indipendentemente da come lo si declini, per funzionare ha bisogno di mantenere uno sguardo attento sull’oggi.
Un esempio virtuoso, in tal senso, è sicuramente il film Siccità di Paolo Virzì, la commedia corale che fa i conti con i due anni di confinamento nel cuore di una Roma apocalittica e che ha chiuso la ricca giornata di ieri.
A presentare l’opera, il giovane attore Gabriel Montesi che ha spiegato al pubblico come il lavoro di attore sia per lui “una presa di coscienza come individuo”.
Forse anche per questo il talentuoso interprete ha dichiarato di non avere preferenze fra cinema e serialità, perché “quando si ha una storia da raccontare e da scardinale è sempre un’opportunità”.