La CGIL di Matera, congiuntamente alla FP CGIL, nel valutare l’art. 15 del Decreto legge n. 135/2009, appena approvato alla Camera dei Deputati, esprime netta contrarietà ad una regolamentazione che si presenta come vera e propria privatizzazione del settore dei servizi pubblici locali e che mette a repentaglio il carattere di universalità che tali servizi devono mantenere per le cittadinanze locali a partire dalla salvaguardia dell’acqua come “bene comune”.
Con la mercificazione dell’acqua, ma più in generale con la privatizzazione di quelli che sono i servizi pubblici o di pubblica utilità, cosi come previsto da questo aberrante decreto legge, si hanno degli effetti negativi che finiscono per ricadere sull’intera collettività.
Tra gli effetti negativi abbiamo:
1. la trasformazione del cittadino da utente/contribuente di servizi pubblici, a consumatore di servizi che, seppur in origine di natura pubblica, poiché sottoposti alle leggi di mercato diventano come tutti gli altri servizi forniti dal privato e quindi soggetti alla speculazione e al profitto;
2. attualmente i servizi pubblici tipici (acqua, gas, rifiuti, elettricità) incidono in Europa sulla spesa delle famiglie intorno al 10 – 15 %. Nei paesi in cui i servizi di pubblica utilità sono stati privatizzati del tutto, questi incidono in maniera superiore fino ad arrivare anche al 25% della spesa delle famiglie;
3. per i lavoratori addetti a questi servizi, la privatizzazione comporta un brusco ridimensionamento dei loro diritti e delle loro tutele e nel contempo una crescita dell’inefficienza degli stessi.
Dalle testate giornalistiche odierne, abbiamo appreso, e di questo ne siamo compiaciuti, che anche la Regione Basilicata, a seguito di quanto già messo in atto dalla Regione Puglia, ha intrapreso la decisione di impugnare la suddetta norma dinanzi alla Consulta onde evitare che possa portarsi a compimento quest’operazione scellerata che finirebbe per danneggiare e penalizzare l’intera collettività.
La CGIL chiede al Presidente DE FILIPPO e alla sua Giunta di non scendere ad alcuna intesa col Ministro Fitto sullo stravolgimento della gestione pubblica dell’acqua e di proseguire tenacemente nell’ azione e battaglia in difesa di un bene che è necessario alla sopravvivenza dell’uomo.
L’acqua infatti deve mantenere lo status naturale che le è proprio di bene comune e diritto universale dell’umanità.
Su questa materia non si possono accettare compromessi perché verso un bene di primaria necessità deve essere garantita l’accessibilità libera da qualsiasi vincolo di tipo mercantile.
Per tale ragione, questa norma va letteralmente cassata, senza alcun tipo di mediazione, poiché non si può permettere ad una legge, prodotta da uomini insensati e superficiali, di negare il valore di un bene che, dalla notte dei tempi, è sempre stato a disposizione dell’uomo e che ha prodotto guerre nel momento in cui si è tentato di operarne il controllo o sottoporlo a vincoli commerciali.