E’ il titolo dell’evento che il Club Lions di Melfi insieme alla sezione melfitana dell’associazione FI.DA.PA hanno dato alla mostra-convegno tenutasi sabato presso l’istituto comprensivo Nitti-Berardi di Melfi.
E’ stata una giornata incredibile intanto per la numerosa presenza di pubblico e studenti , intervenuti alla manifestazione eppoi per la contemporanea proposta di un momento di informazione, fors’anche istruzione non solo per i tanti presenti della generazione Zeta, ma anche per i diversi adulti che probabilmente di riutilizzo e riciclo per esempio non ne sanno poi a sufficienza, visto quello che si osserva per le strade delle nostre città fino ai posti apparentemente più isolati e sconosciuti del mondo intero.
Partendo dallo stato attuale della situazione mondiale caratterizzata da un dispendio di materiali ed energia per produrli ormai fuori controllo, con costi economici e salutistici sempre meno sostenibili a causa di questa schizzofrenica corsa al consumo compulsivo, al ricambio veloce anche di ciò che è ancora utile od ancora buono all’uso, si è voluto offrire alla platea, soprattutto agli adolescenti presenti, sempre tanto attratti dal nuovo e poco informati sui rischi che questa tendenza sta producendo sullo stato di salute della nostra amata terra, un modo completamente diverso quindi inedito per loro di guardare agli oggetti, alle cose che usano tutti i giorni.
I presidenti delle due associazioni, Licia Carbone per la Fi.Da.Pa e Michele Cristiani per il Club Lions di Melfi già nel loro messaggio di saluto hanno marcato l’improrogabilità ed inderogabilità di certe buone pratiche che fin da piccoli bisognerebbe imparare quasi come un mantra, iniziando dapprima dalla famiglia eppoi nella scuola a tutti i gradi d’istruzione. Hanno concordato su una vera educazione ambientale che veda impegnati tutti i possibili attori di un processo che deve portare a formare cittadini più attenti alla sostenibilità della produzione delle cose con contemporaneo cambiamento della cultura del consumo da parte delle persone.
Proprio sull’argomento della sostenibilità e del ritorno anche alle produzioni agricole rispettose dei cicli stagionali, evitando quindi l’utilizzo invadente della chimica per modificare tempi di semina, coltivazione e raccolto, si è inserita la relazione dell’operatrice della sezione melfitana dell’ AIAS, Annalisa Ventricelli, che ha presentato il progetto Ortocultura condotto con gli ospiti del noto centro di riabilitazione normanno per portatori di handicap psichici e fisici importanti, iniziato lo scorso anno e che ha già mostrato risultati eccellenti in fatto di apprendimento di nuove tecniche di produzione cerealicola e frutticola biologica.
Nel segno di una produzione che non superi le reali necessità delle persone il Lion del club Eboli/Battipaglia Host, Carlo Caggiano, ha sciorinato dati in ordine all’eccesso di produzione di rifiuti in tutti il mondo, conseguenza primaria di un consumismo schizzofrenico, che davvero hanno fatto rizzare i capelli dei presenti, per la drammaticità e gravità, dovute al loro esagerato volume, che interessa indistintamente tutte le categorie di beni di consumo e vede soprattutto le abitazioni dove viviamo i luoghi dove se ne producono di più. Pertanto il suo richiamo alla presa di coscienza soprattutto da parte dei giovanissimi circa le possibilità di nuova vita ed utilità che si può dare all’usato agé, lo scarto, ha visto tirar fuori concetti come quelli del riciclo, del recupero, della riutilizzazione dell’usato altrimenti destinato alle tante discariche legali e non ormai stracolme di immondizia e che tanti danni producono al nostro ambiente tuttora e procureranno per tutti gli anni che verranno, senza un cambio serio e deciso di marcia.
Caggiano ha stressato il concetto che ciò che appare vecchio, consunto se non addirittura superato e quindi non più utile, non lo è in assoluto, ma possiede in sé un’anima che può dare vita a nuovi oggetti, cose od agli stessi in una forma più attuale e confacente alla necessità dei tempi moderni, sotto forma di altri oggetti, in un circolo virtuoso che non s’interrompe mai e che Lavoisier condensò nella massima:”Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.
Ma considerato che quello della penuria di acqua potabile disponibile per tutti gli abitanti del nostro pianeta, ormai giunti a più di sette miliardi di anime, è un problema che per molti versi è connesso a quello dell’uso cattivo e compulsivo dei beni, creando sbilanciamenti nel mondo tra chi addirittura la utilizza per irrigare campi, orti e giardini, mentre c’è chi che per dissetarsi deve fare sacrifici immani e neanche ne possiede in quantità appena sufficiente per la sopravvivenza.
Il Lion Luciano De Angelis, del club Portici Miglio d’Oro, ha presentato un esempio concreto di idee innovative per la soluzione di un problema atavico in certe aree del nostro pianeta, come quelle africane, da sempre soffocate da una siccità mortifera.
Si chiama Warka Water Tower & Village e consiste nella costruzione, progettata dall’architetto italiano Arturo Vittori in un’area del Camerun già dal 2020, di villaggi autosufficienti sotto l’aspetto idrico grazie all’edificazione di torri dell’altezza di dodici, quindici metri, fatte di materiale vegetale, normalmente bambù, quindi senza utilizzare cemento, plastica e tutti quei materiali a forte impatto inquinante sulla natura e compatibili con quella realtà non urbanizzata. Queste torri riescono a convertire acqua piovana e, cosa notevole, acqua meteorica grazie alla forte escursioni termica tra le ore diurne e notturne in quell’area dell’Africa. Un miracolo vero e proprio per quelle genti, per quei bambini che fino a poco tempo prima erano stati costretti a lunghi viaggi a piedi per portare acqua peraltro non proprio potabile e mai sufficiente per la sostenibilità dei villaggi.
Ancora più curiosa e per qualche verso collegato al progetto Warka Water Tower & Village è stata la testimonianza della prof.ssa Enza Traficante e dei suoi alunni dell’istituto Berardi, che hanno progettato ma non brevettato, un sistema per il convogliamento e filtraggio dell’acqua piovana, in un cilindro di materiale compatibile con il flusso al suo interno a cui vengono collegate delle bottiglie di plastica per la sua raccolta, partendo da un semplice ombrello capovolto, che in alcuni paesi dell’Asia viene normalmente usato per trasportare l’acqua piovana laddove non ci sono impianti idrici per l’uso di acque sorgive o bacini aritificiali. Un esempio di come in certe realtà come quella virtuosa dell’istituto Berardi, si possa fare innovazione e proporre idee suggestive ed innovative per problemi annosi come quello della penuria di acqua potabile che angustiano tante comunità di tutto il mondo.
Durante il convegno gli studenti dell’istituto Berardi hanno insieme agli ospiti dell’Aias presentato ai partecipanti al convegno una magnifica esposizione di oggettistica anche a tema natalizio ottenuta con materiali riciclati, che andavano dalla plastica addirittura al rotolo di carta igienica, passando per i tappi di sughero o la carta di giornale, diventata suppellettili a forma di ortaggi i più disparati e colorati, per non parlare degli alberi di natali realizzati con parti delle bottiglie di plastica.
Grande giornata che fa ben sperare per il futuro dei nostri ragazzi.