Matera Civica: “Finale amaro per la Biblioteca Tommaso Stigliani di Matera”. Di seguito la nota integrale.
“E poi, non ne rimase nessuno”, è il suggestivo titolo di un “giallo” dai risvolti drammatici.
A tratti, evoca una vicenda emblematica per una comunità alle prese con un ruolo che ha faticosamente maturato: sulla carta le viene riconosciuto, ma adesso rischia di essere lentamente sgretolato, vanificato. La classica punta dell’iceberg è ben rappresentata dall’incerto futuro che grava sul destino della Biblioteca provinciale “Tommaso Stigliani”. Cinque anni fa è andato via l’ultimo bibliotecario e nelle scorse ore, dopo 42 onorati anni di servizio, ha varcato la soglia della pensione anche l’ultimo aiuto bibliotecario.
“Medicina per l’anima”, era l’iscrizione scolpita e ben visibile sulla la porta d’ingresso alla Biblioteca di Tebe. Per rianimare la Biblioteca di Matera, giunti a questo punto, occorre una terapia di pronto intervento, un’urgente trasfusione di sangue. Le unità in servizio sono scese a 18. Ma diminuiranno ulteriormente dall’inizio del 2023, tra qualche giorno. Vanno via altre 5 unità, si precipita a quota 13. Di questi 13, come anticipato, non risulta nessuno con la qualifica di bibliotecario e neppure di aiuto bibliotecario. Paradossale, ma non è tutto.
Le sezioni attualmente chiuse sono quella denominata “Pinocchio”, per i più piccoli, la Biblioteca dello sport, la Biblioteca dei fumetti e, soprattutto non è possibile mettere a valore i preziosissimi fondi antichi, patrimonio inestimabile, di una ricchezza senza pari. E ancora, il servizio prestito locale è già in grosse difficoltà, perché l’assenza di una sola unità comporterebbe la sospensione. Il prestito interbibliotecario è affidato ad una sola unità e anche il servizio reference dal 1 gennaio resterà scoperto. Già da tempo, come conseguenza diretta della mancanza di personale, l’orario di apertura al pubblico da tutti i pomeriggi è stato ridotto a solo due pomeriggi, martedì e giovedì, fino alle 18,30. Il sabato chiuso.
Chiuso, malinconicamente chiuso come, al momento, risulta ogni dialogo con la Regione, da cui dipende il destino del personale in servizio mentre, quasi per un imbarazzante contrasto, impazza il dibattito sul futuro della Fondazione 2019, nonché sulle modalità di governo per il prossimo decennio. Il tutto, quando in vista d’imminenti scadenze, si continua a fare riferimento a un nuovo statuto che nessuno conosce, alla pari delle finalità, di una “mission” che non è nota e men che meno, nonostante il richiamo continuo a ciò che rimane della Capitale della cultura, ormai, forse poco più di una suggestione.
Ma, per tornare al tema di partenza, una città non è neppure chissà quale città senza una biblioteca al passo con i mutamenti in atto in ogni ambito dei saperi e della loro fruizione, tra questi l’irrinunciabile diritto costituzionale allo studio.
Altro che cultura, magari pretende di chiamarsi ugualmente città ma, c’è poco da fare, se non ha neppure una biblioteca degna di questo nome sa bene di non poter ingannare nessuno.