”Nel Decreto sviluppo varato ieri dal Consiglio dei Ministri, nella parte dedicata alla ricerca e alla estrazione di idrocarburi, non c’e’ solo una norma che porta ovunque a 12 miglia dalla costa il limite per le trivellazioni in mare per la ricerca di idrocarburi (finora le 12 miglia valevano solo per le aree protette, e per le altre coste il limite poteva scendere fino a 5 miglia) che significa dare il via libera all’attività nel vicinissimo golfo di Taranto, riaccendendo i rischi per la costa metapontina, ma il decreto contiene anche disposizioni piuttosto insidiose che riguardano l’attività di ricerca ed estrazione in terra ferma”. E’ il commento del capogruppo IdV in Consiglio Regionale Nicola Benedetto.
“Nel provvedimento – spiega l’esponente IdV – ci sono almeno tre articoli (36 37 e 38) che, con il pretesto di semplificare le procedure, di fatto conferiscono pieni poteri al Governo che può sostituirsi a Regioni e Comuni. Nella relazione che accompagna il decreto la questione è esplicitata in maniera chiarissima. A parere del Governo, infatti, molti procedimenti relativi alla realizzazione di infrastrutture energetiche strategiche risultano fortemente rallentati o sospesi, anche per anni, a causa di quella che è definita e che diventa l’alibi principale per un intervento centralista, dell’inerzia delle amministrazioni regionali aventi competenza concorrente nell’autorizzazione o concessione relativa alle opere da realizzare. Anche in presenza di espressioni favorevoli di V.I.A. e di pareri favorevoli dei Comuni interessati, in assenza di intesa regionale – si giustifica il Governo – non si possono autorizzare le realizzazioni di infrastrutture in grado di muovere investimenti rilevanti di privati. E lo stesso Governo diventa paladino degli interessi dei petrolieri: per lo sviluppo di programmi di realizzazione di infrastrutture energetiche sono attualmente in attesa di autorizzazione ingenti investimenti di operatori di mercato, per un ammontare di oltre 10 miliardi di euro, totalmente di capitale privato, che, “ove celermente autorizzati – è scritto nel decreto sviluppo – potrebbero contribuire significativamente alla crescita economica e all’occupazione, con effetti anche sulla riduzione del costo dell’energia per i consumatori domestici e per le imprese”. Di qui la disposizione che “nel caso in cui l’intesa regionale, necessaria nei casi di competenza concorrente, o il diniego della stessa, non intervengano anche dopo tempi di attesa molto lunghi, e in presenza di un procedimento amministrativo già concluso con il parere delle varie amministrazioni centrali e locali coinvolte e dopo una Valutazione di Impatto Ambientale espressa in senso favorevole, si fa ricorso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per un decisione definitiva, in modo da pervenire alla chiusura del procedimento”.
E per completare il quadro di accentramento totale di compiti e funzioni in materia energetica si introducono modalità più efficienti per la
allocazione dei servizi di stoccaggio destinati alla flessibilità del sistema di
importazione, al servizio di modulazione per i clienti civili, al servizio di stoccaggio per utenti industriali.
Per la nostra regione è evidente che – conclude Benedetto – cambia radicalmente il quadro della situazione e perde d’efficacia il Memorandum sul petrolio perché se il Governo ha mani libere sulle nostre risorse energetiche non so cosa ci possa concedere del lungo elenco di infrastrutture contenuto nel Memorandum. In sostanza avverto i rischi di un esautoramento di competenze e funzioni ancora più rilevanti per programmare il modello di sviluppo eco-compatibile del nostro territorio e che al tavolo di concertazione con il Governo si riduca notevolmente il nostro potere contrattuale”.
Caro Nicola Benedetto, fai sempre queste denunce ma STAI ANCORA NELLA COALIZIONE DI DE FILIPPO. Dissociati da questi LADRI e creiamo un partito Regionale che tuteli gli interessi dei LUCANI!!! Isaia Giannetti