Covid, Espedito Moliterni, referente regionale della Società Italiana di Igiene: “Un errore eliminare il tampone di controllo per i positivi”. Di seguito la nota integrale.
L’isolamento delle persone infettate dal coronavirus, che oggi dura 5 giorni, si concluderà, senza bisogno di fare un tampone. Resta in vigore l’obbligo di isolamento ma lo si interrompe eliminando dunque l’obbligo di fare un test. Cosa succede se una persona ha ancora sintomi dopo 5 giorni ed è ancora positivo? Può girare libero pur essendo ancora positivo? Al momento non vi è alcuna risposta.
Questa è una delle nuove misure che si intendono adottare per contrastare la pandemia da Coronavirus e che stanno per essere approvate per entrare in vigore dal 1° gennaio 2023. Ed ancora: si prevede l’abolizione del green pass negli ospedali; familiari e visitatori di ospedali, residenze sanitarie assistite (RSA), strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, non avranno più l’obbligo di esibire il certificato verde.
Non solo. Le persone che hanno avuto contatti stretti con positivi oggi possono uscire ma devono seguire un regime di autosorveglianza per 10 giorni, indossando la mascherina. Un emendamento ha abbassato la durata a 5 giorni, sempre con mascherina Ffp2 al chiuso o dove c’è il rischio di assembramenti.
E’ chiaro che si intende facilitare il riavvio dei contatti sociali ed insieme la ripresa economica ad essi strettamente correlata. Tutto giusto e condivisibile, ma si dimentica che il COVID ha causato decine di migliaia di morti e di ricoveri colpendo in particolare le persone fragili ed immunodepresse che, al contrario, possono essere più esposte al rischio di infezione se queste nuove norme dovessero essere applicate.
Consentire ai positivi di accedere, dopo appena 5 giorni, senza alcun tampone di controllo, alle loro normali attività quotidiane, ridurre ulteriormente il periodo di “ attenzione” dei contatti stretti positivi, eliminare del tutto il green pass per l’accesso ai luoghi di cura e nelle RSA, sono tutte misure che potrebbero favorire la circolazione del virus che, se nelle persone sane non comporterebbe ulteriori aggravi del rischio, per i fragili potrebbe rappresentare una maggiore possibilità di andare incontro ad una malattia molto grave.
L’epidemiologia di questa nuova infezione ci induce a ritenere che dovremo convivere con questo virus per molti anni; se, come è giusto che sia, non possiamo più ricorrere a forme di restrizioni della nostra vita sociale, dall’altro dobbiamo essere ben consapevoli che abbiamo il dovere di proteggere le persone fragili e tutti coloro che sono a maggior rischio di contrarre le forme più gravi dell’infezione.
Per questo motivo si ritiene dover esprimere un giudizio di contrarietà, nell’attuale situazione epidemiologica, alle nuove misure molto meno restrittive che si intendono applicare, con particolare riferimento a quella che prevede l’eliminazione del tampone di controllo per i positivi.
Se, come sembra, le nuove misure dovessero essere approvate, è nostro dovere intervenire per creare argini e barriere alla maggiore esposizione al virus delle categorie dei fragili e degli immunodepressi.
Innanzitutto occorre portare all’attenzione dei decisori nazionali e regionali la necessità di incrementare le coperture vaccinali per questi soggetti favorendo nuovi percorsi di vaccinazione, sempre più vicini ai luoghi dove i pazienti afferiscono per la cura delle loro patologie: Ospedali, Ambulatori Specialistici o di Medicina Generale, RSA.
Inoltre, sarebbe opportuno che il Governo e le istituzioni regionali e locali provvedano a lanciare campagne informative alla popolazione in generale sull’opportunità di utilizzare la mascherina nei luoghi chiusi ed affollati; il loro utilizzo ridurrebbe di molto la circolazione del virus.
Sono misure che non comportano spese ed eccessivo impegno, ma che sarebbero efficacissime per la tutela della salute dei nostri cittadini più fragili. E’ il dovere di una società civile e solidale.