Un Manifesto in 10 punti scritti dagli attivisti del cambiamento dal basso: con la maratona web termina la prima edizione degli Stati Generali della Scuola a Matera. Sono 10 i punti del “Manifesto della scuola che vorrei“. Di seguito i particolari.
redatto da studenti, docenti, dirigenti scolastici e genitori agli Stati Generali della Scuola. Un documento consegnato al sottosegretario del Ministero dell’Istruzione e del Merito Paola Frassinettiche ha partecipato alla giornata inaugurale degli eventi in presenza svoltesi a Matera il 4-5 e 6 dicembre scorso. Il Manifesto è stato oggetto di confronto in alcuni degli appuntamenti della maratona web che si è svolta sabato 17 dicembre.
Ecco alcuni dei punti del Manifesto, in sintesi:”la scuola è vita; la scuola è crescita sociale; la scuola è sport; la scuola richiede qualità dello spazio per l’apprendimento;nella scuola ogni respiro comunica un esempio; l’Ict nella scuola è un mezzo, non un fine”. Nel documento viene reclamata“una nuova forza per il “corpo docente” attraverso la fiducia di tutti i co-protagonisti del sistema per affrontare le sfide del futuro”, viene richiesta “una concreta politica contro le discriminazioni che passa anche attraverso la maggiore diffusione del tempo pieno a scuola e di gruppi classe ridotti”. Un punto importante del Manifesto è quello che ha visto come attivisti del cambiamento dal basso della scuola, i genitori. Uno dei punti recita così: “le famiglie ci sono”. “Le famiglie non vogliono contare di piùma chiedono una qualità dei servizi più elevata, facilitiespiù diffuse e strutturateper tutto l’anno, anche quando quello scolastico termina”.
Il progetto Stati Generali della Scuola ideato dalla giornalista Elisa Forteè stato realizzato a Matera dalla Cooperativa “Voglia di Bene” grazie al patrocinio e al contributo della Provincia e del Comune di Matera che ha anche partecipato a tutte le fasi di co-progettazione grazie all’attivo coinvolgimento dell’assessorato alle Politiche Scolastiche, Giovanili e Sociali guidato dall’insegnante e pedagogista Valeria Piscopiello e dell’assessorato alla Cultura e Pari Opportunità guidato dall’insegnante e scrittrice Tiziana D’Oppido.
Due facilitatori per un mese hanno realizzato laboratori, dibattiti e attivitànelle scuole di ogni ordine e grado di Matera al fine di stimolare il coinvolgimento dell’intera comunità scolastica sulla scuola che fa e la scuola che verrà. Centinaia e centinaia le risposte al questionario che resta online sul sito www.statigeneraliscuola.com per ulteriori suggerimenti e per raccogliere spunti e testimonianze per l’edizione 2023.
Alla maratona web il sindaco di Matera Domenico Bennardi al quale il ministro Giuseppe Valditara ha inviato una lettera con i suoi saluti per gli Stati Generali della Scuola ha auspicato che “il messaggio arrivi forte e nitido al Governo”. “E’ necessario investire nella scuola – ha aggiunto – innovare non solo nel senso stretto dell’utilizzo delle tecnologie nella didattica, ma occorre innovare nella cura della comunità scolastica, attraverso un’adeguata formazione delle risorse umane, dai dirigenti al personale Ata, ai docenti, attraverso una riforma che riparta dall’ascolto dal basso, come abbiamo fatto in questi giorni, qui, a Matera”.
“Il Manifesto– ha aggiunto Cristina Sunna, referente per il Manifesto degli #sgs2022, è stato elaboratograzie al contributo di docenti, stakeholder ma fondamentalmente è la registrazione dei bisogni e dei desiderata della comunità di Matera e di centinaia di partecipanti che hanno risposto alle domande dei nostri questionari online rivolti a tre distinti target: docenti/dirigenti, famiglie, studenti. Il tema è che questo dibattito non è rinviabile, soprattutto ora che è aumentata la consapevolezza.Non è più un tema degli intellettuali, non è più un tema dei rappresentanti e delle rappresentanze delle categorie ma un tema urgente richiesto “dal basso” che considera la scuola vita, non è più un mondo che prepara alla vita, ma è già vita”.
Valeria Piscopiello, assessora alle Politiche Scolastiche, Giovanili e Sociali è fermamente convinta che “la scuola deve rapportarsi alla vita quotidiana”. “Il must è chiaro -aggiunge – la scuola non prepara alla vita, la scuola è vita delle generazioni presenti. Queste intense giornate in tutti gli istituti materani hanno raccolto il grido di dolore di studenti e docenti che spesso si sentono inascoltati: ora dobbiamo ripartire da loro, dalle loro richieste e ripotenziare quei tasselli che mancano, aiutarli a potenziare il pensiero critico”.
“A scuola gli studenti devono essere al centro: è una strada che difatti esiste nella teoria, nella legislazione, ma nella pratica occorre lavorarci ancora”, ha ribadito l’assessora alla Cultura e Pari Opportunità Tiziana D’Oppido.
La giornalista Elisa Forte, ideatrice del format Stati Generali della scuola soddisfatta della prima edizione promette: “non ci fermiamo, il bisogno di fare rete, discutere, di essere in ascolto (della comunità scolastica) e di essere ascoltati (dalle istituzioni e dai decisori) è venuto fuori chiaro e pressante. Da gennaio ci mettiamo al lavoro per la nuova edizione, quella del 2023 rincuorati dai qualificati contributi e dalla disponibilità di grandi stakeholder che hanno aderito con entusiamo al debutto degli #sgs”.
Alla prima edizione hanno partecipato, tra gli altri, gli scrittori Rachele Furfaro, Mariapia Veladiano, Christian Raimo, Eraldo Affinati, Gigi Mintrone, Raffaella Leone, l’attivista Mila Spicola (Huffington Post), la direttrice di Orizzonte Scuola, Eleonora Fortunato, i docenti vincitori del Teacher Award Daniele Manni, Antonio Curci e Maria Raspatelli, le esperte di edilizia scolastica Raffaella Magnano e Federica Patti, Ilaria Maggi, presidente dell’associazione La Via dei Colori onlus, il prof influencer Vincenzo Schettini, l’esperta di GiftedEducation Amelia Melaccio, la psicologa e psicoterapeuta Daniela Bilanzuoli, le giornaliste Antonella Ciervo (Quotidiano del Sud), Grazia Rongo (Telenorba), Valentina Santarpia (Corriere della Sera), Maria Luisa Sgobba (Mediaset) Cardenia Casillo, presidente della Fondazione “Vincenzo Casillo”, partner e consulente.
MANIFESTO DELLA SCUOLA CHE VERRA’ STATI GENERALI DELLA SCUOLA
A novembre del 2014, INDIRE con un gruppo di scuole capofila ha promosso il Manifesto delle avanguardie educative con l’obiettivo di individuare, sostenere e promuovere, mettendole a sistema, le esperienze più significative di trasformazione del modello organizzativo e didattico della scuola utilizzando le opportunità offerte dalle ICT e dai linguaggi digitali per cambiare gli ambienti di apprendimento e offrire e alimentare una «Galleria delle Idee per l’innovazione» per rivoluzionare l’organizzazione della didattica, del tempo e dello spazio del “fare scuola”.
Il 25 settembre 2015 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, corredata da una lista di 17 obiettivi (Sustainable Development Goals, SDGs) e 169 sotto-obiettivi, che riguardano tutte le dimensioni della vita umana e del pianeta e che dovranno essere raggiunti da tutti i paesi del mondo entro il 2030, ma alcuni di essi anche entro il 2020. Tra questi, il Goal 4 recita: Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti. Nel novembre 2017, FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola Rua e SNALS Confsal hanno diffuso, con iniziative organizzate in tutta Italia, il Manifesto per la Scuola. La Scuola è aperta a tutti e a tutte con il fine di sollecitare, attraverso la consapevolezza del ruolo fondamentale svolto dalla scuola nel promuovere crescita e sviluppo delle persone, un coinvolgimento ampio della società civile, ritenendo che anche il Contratto di lavoro degli addetti costituisca un indispensabile strumento per migliorare efficacia e qualità del sistema scolastico, nell’interesse delle giovani generazioni e dell’intera comunità sociale.
A marzo 2020, ancora INDIRE insieme a 27 Scuole Polo del Movimento di Avanguardie Educative hanno dato vita a un Manifesto di valori all’epoca dell’emergenza, denominato Manifesto della scuola che non si ferma per sottolineare l’importanza di continuare a credere nella scuola anche durante l’emergenza sanitaria, facendo leva sulla forza della condivisione delle idee e del supporto tra scuole.
Nel mese di maggio del 2021 è stato lanciato il Manifesto per la nuova Scuola a cura di un gruppo di insegnanti di tutta Italia coadiuvati da esperti dell’età evolutiva, appartenenti al movimento “La nostra scuola”, che è stato sottoscritto da moltissimi docenti universitari e da intellettuali di chiara fama con l’obiettivo di criticare le riforma degli ultimi vent’anni e al contempo promuovere una scuola della conoscenza, della relazione umana e del rapporto intergenerazionale.
Si tratta di un elenco sintetico di iniziative tra le più significative degli ultimi anni
che guardano e riguardano il mondo della scuola in Italia e in Europa e che mirano, attraverso dichiarazioni, aspirazioni e richieste, a promuovere cambiamenti migliorativi di sistema, di didattica e di approccio rispetto alle regole o alle pratiche vigenti. Tutto ciò rappresenta anche un segnale di attenzione importante da parte di organizzazioni, istituzioni e singoli studiosi verso un pezzo di società che, non a caso, è spesso accompagnato dalla parola “mondo”, evidentemente nell’ottica di descriverne l’ampiezza delle implicazioni e la complessità delle relazioni.
Nella prima settimana di dicembre del 2022, a Matera, si è voluto continuare nel solco tracciato dalle riflessioni degli ultimi anni, dando un impulso “dal basso” alle proposte di cambiamento con riguardo al sistema scolastico, anche per rilanciare senza soluzione di continuità la centralità dell’apprendimento nei primi anni di vita quale “chiave” per aprire le porte di un futuro migliore.
L’elenco delle dichiarazioni di seguito riportate è il frutto di un’esigenza urgente di dare voce agli attori e ai co-protagonisti del settore scuola in un momento storico di ripresa generale e voglia di far tesoro delle recenti esperienze avute nel periodo del picco pandemico del Covid e provare a ricostruire ponti di senso nella quotidianità dei percorsi di apprendimento, conoscenza e crescita.
La scuola è vita
Nella sua semplicità, questa affermazione si disvela in modo chiaro dall’adesione dei partecipanti all’evento Stati generali della scuola, dalla mobilitazione nella redazione dei questionari e dalla partecipazione ricevuta in poche settimane da ogni target coinvolto tra studenti e studentesse, docenti, istituzioni preposte, famiglie. Il primo punto del Manifesto che è emerso in modo forte dalle sollecitazioni raccolte si può quindi sintetizzare in un concetto per nulla scontato: l’art. 34 della Costituzione afferma che “la scuola è aperta a tutti”, ma non può essere letto al di fuori di quanto affermato dall’art. 2 della Costituzione laddove si afferma il riconoscimento e la garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. La personalità è una caratteristica dell’individuo che si costruisce durante e all’interno del periodo di frequenza della scuola e va tutelata e garantita in quanto tale, in quanto è un pezzo di vita fondamentale, in quanto è vita. Non bisogna quindi mai perdere di vista il fatto che l’apparato scolastico, inteso come sia come luogo sia come organizzazione, è dedicato all’accoglienza di una numerosa comunità per una larga parte della giornata. In questo luogo scorre la vita per i minori nella fascia di età di maggiore creatività ed energia e trascorre la giornata lavorativa tutto il personale addetto perciò occorre recuperare un nuovo concetto di umanesimo all’interno della scuola, capace di mettere al centro ogni singola persona, in quanto tale, in quanto viva.
La scuola è crescita sociale
La misura del benessere sociale nazionale e locale deve essere misurata in rapporto alla qualità della vita, del benessere, delle relazioni sociali all’interno della scuola. Si tratta di misure strettamente interconnesse che non possono essere valutate o perseguite distintamente. I problemi della scuola si riversano sulla società e le difficoltà sociali si vivono all’interno della scuola. Essere consapevoli che l’investimento a tutto tondo sulla scuola costituisce una leva per lo sviluppo dei territori rappresenta la strategia per un futuro migliore, fondato sull’equità delle opportunità.
Recuperare il senso delle parole “corpo docente”
In un corpo tutto è interconnesso, tutto gioisce e soffre delle condizioni delle restanti parti. L’espressione “corpo docente” è bellissima e ne va recuperato il senso profondo perché esprime la capacità di una collettività centrale del sistema di respirare con un unico afflato, di camminare con un unico passo, di pensare con una mente nell’interesse equilibrato di tutti i pezzi del corpo. E tutto ciò è visibile all’esterno, vale a dire che non solo si percepisce, ma si vede e lo vedono soprattutto gli studenti e le studentesse di ogni età. Occorre dare forza a questo “corpo” attraverso la fiducia da parte di tutti i co-protagonisti del sistema per affrontare con coraggio le sfide del futuro.
La scuola richiede qualità dello spazio per l’apprendimento
Il tema della qualità degli ambienti scolastici non è rinviabile. La qualità architettonica, la qualità degli arredi e dei laboratori, la dimensione e la cura degli spazi verdi aperti esterni o antistanti le scuole costituiscono l’orizzonte mentale (oseremmo dire anche: psicologico) sul quale si costruiscono le persone che prenderanno le decisioni per le città nel futuro. Per questo non è più procrastinabile la realizzazione di spazi confortevoli, progettati e organizzati per essere scuola per tutti e funzionalmente inseriti nei contesti urbani.
Nella scuola ogni respiro comunica un esempio
Questo punto richiama il senso di responsabilità di tutti coloro che vivono quotidianamente nel mondo della scuola. Ogni azione, ogni iniziativa, ogni singola parola, detta o non detta, costituisce uno snodo di importanza definitiva nell’ambiente scolastico, può segnare le vite delle persone fino a cambiarle, dare fiducia o imprimere scoramento, per questo occorre una forte coesione sociale tra i gruppi di interesse e bisogna infondere in loro la fiducia verso il futuro.
La scuola è anche sport. Lo sport è fondamentale all’interno della
scuola
Innanzitutto, perché solo se lo sport si fa a scuola: è veramente per tutti. Poi perché l’attività sportiva costituisce un elemento ordinatore per la vita dei giovani, è la fase della giornata che dà il ritmo a tutto il resto, scandendo gli impegni di studio quotidiani. Inoltre, lo sport è foriero di soddisfazioni, ma anche un’esperienza utile a imparare a reagire alle sconfitte, in quanto avvalora l’importanza dell’apporto personale rispetto ai risultati raggiunti, accresce la coesione e la sana competizione attraverso il sostegno del gruppo-classe. Gli investimenti sulle strutture sportive all’interno degli istituti scolastici non riguardano il mero completamento dell’offerta didattica, ma sono un punto di forza del sistema-scuola in vista dei meccanismi di crescita virtuosi che sono in grado di innescare.
Tempo pieno a scuola e gruppi-classe ridotti
I tempi sono maturi. Le famiglie richiedono una scuola che attraverso il tempo pieno garantisca servizi di qualità in grado di completare l’offerta didattica attraverso il welfare culturale e sportivo e le istituzioni preposte sono chiamate a cogliere e a perseguire le opportunità di una concreta politica contro le discriminazioni che possono essere realizzate attraverso la diffusione del tempo pieno a scuola.
Sperimentazione e innovazione
La fase storica che viviamo offre come opportunità la costruzione di partnership globali attraverso le quali è possibile aprirsi al confronto con altri modi di fare scuola, con esperienze diverse dalla nostra in grado di farci mettere in discussione meccanismi arrugginiti e muoverci in altra prospettiva di crescita e di benessere scolastico sostenibile nel tempo e nella qualità. Ogni cambiamento, tuttavia, è opportuno che sia progettato “dal basso”, dalle persone in carne e ossa che vivono nello specifico contesto. All’interno di un quadro di regole generali vi deve essere lo spazio per il “movimento” delle idee.
L’ICT nella scuola è un mezzo, non un fine
Le piattaforme che utilizzano le istituzioni scolastiche devono essere un’opportunità e non un labirinto inestricabile. Le tecnologie informatiche non solo hanno il merito di svolgere il ruolo di “cerniera” tra i protagonisti del mondo della scuola, ma possono diventare un volano di crescita personale e della comunità
scolastica. A volte, però, sembra che l’ICT sia utilizzata quale unico strumento di comunicazione tra i gruppi e costituisca una barriera invece di un ponte, vale a dire una modalità per creare distanza, evitare le sfumature del confronto e mantenere le distanze. La scuola può essere il luogo di punta della creatività che utilizza l’ICT per sviluppare i propri contenuti didattici.
Le famiglie ci sono
E basta questo. A volta basta solo esserci. Le famiglie non vogliono contare di più perché sono consapevoli che il proprio ruolo consiste nel mettere a dimora i semi dell’autonomia nei confronti dei propri figli, ma chiedono maggiore informazione e una qualità dei servizi più elevata, facilities più diffuse e strutturate per funzionare tutto l’anno, anche quando l’anno scolastico termina. Si tratta di un’ottica europea di qualità e capillarità del sistema di accoglienza dei minori che crea sviluppo sociale, culturale ed economico all’interno di un territorio. In tutto ciò ciascuna delle istituzioni preposte deve fare la sua parte perché nessuno può cambiare il mondo da solo.
Studenti, docenti, dirigenti e genitori attivisti del cambiamento della scuola Stati Generali Scuola 2022 di Matera