Teri Volini: “Doppia Ierofania a Croccia nel Parco di Gallipoli Cognato”. Di seguito la nota integrale.
In questo favorevole solstizio d’inverno abbiamo potuto assistere a Croccia Cognato a una duplice Ierofania: quella per cui il sito è già noto, consistente nel passaggio dell’ultimo raggio di sole al tramonto attraverso le Petre e la Mola, ed una seconda “rivelazione”, finora sconosciuta ai più, riguardante la scoperta di una fondamentale caratteristica del sito archeologico, con lo svelamento di messaggi provenienti dai nostri antenati e dalle nostre ave di migliaia di anni fa.
D’ora in poi molti dei parametri riguardanti il sito archeologico, che si trova duecento metri più su delle Pietre de la Mola, sono destinati a cambiare, rischiando un autentico ribaltamento dei paradigmi interpretativi, come la datazione del sito e la destinazione d’uso del luogo stesso.
Ma ciò che potrebbe far balzare il sito archeologico ad un più alto livello di riconoscimento nazionale ed estero, è la decifrazione dei glifi, i simboli archetipi incisi sulle pietre dell’ancestrale città di Croccia.
Una nuova luce, dunque: una vera e propria Rivelazione,resa possibile dall’impegno ultra- ventennale di Teri Volini, già nota come artista, performer, poeta, ma attiva anche come autrice, ricercatrice, saggista.
Glifi, presentato in primis a Settembre durante le GEP, Giornate Europee del Patrimonio del Ministero della Cultura, è una “ricerca differenziata” di antica data, relativa all’attenta osservazione da parte di Volini, in qualità di linguista, risemantizzatrice e mito archeologa, delle misteriose incisioni, i Glifi appunto, presenti sulle pietre ciclopiche di Croccia, nel Parco di Gallipoli Cognato, in Basilicata.
Nessuno si era mai chiesto se ci fosse un codice nascosto dietro quelle forme geometriche così nette, né si era interrogato su quale potesse esserne il significato, al di là di banali riferimenti muratoriali, né aveva pensato.di realizzare uno studio per spezzare quell’apparente imperscrutabilità, né tantomeno azzardato un’interpretazione.
Si era così rischiato di sprecare tutta la ricchezza e la mole di significati di cui sono portatori i Glifi, sia dal punto di vista conoscitivo tout court, che nella loro funzione di stimoli per una riflessione feconda e per scoperte pressoché inesauribili.
Con puntuale impegno ultraventennale Volini si è fatta traduttrice, nel senso più esaustivo del termine: trasportare da una dimensione altra a questa presente, da un mondo finora ignoto, in cui erano imbozzolati dei messaggi unici; riportandoli alla luce e permettendo la conoscenza e la comprensione di realtà ancestrali.
Al di là dall’essere immagini statiche, i simboli sono vivi ;partecipano a ciò cui si riferiscono, ed i loro contenuti, a decriptazione compiuta, sono fonti attive di conoscenza.
Lo studio specifico dei Glifi inizia con il Cerchio, proseguendo con la Croce, il Triangolo, la Losanga, la doppia X, fino ad arrivare al segno più misterioso, l’H, la cui interpretazione ha dato molto filo da torcere all’autrice.
La decifrazione è stata resa possibile dalla preziosa chiave di lettura prodotta dalla lunga frequentazione con le opere della grande archeologa Maria Gimbutas, che Volini considera sua maestra d’elezione: una chiave di lettura che non solo consente di leggere il significato dei segni, ma di utilizzarli come degli autentici “Portali”,che permettono d’intraprendere straordinari viaggi ultra-spaziali e ultra-temporali, dal momento che l’Autrice non si è limitata a una semplice descrizione accademica, ma ha seguito l’ardita impostazione concepita da Marija Gimbutas, che aveva incluso magistralmente nelle sue opere mitologia, comparazione delle religioni, studio storiografico, definendola archeo- mitologia;allargando gli orizzonti dell’archeologia descrittiva convenzionale, era riuscita a indagare produttivamente il passato più ancestrale, in tutta la ricchezza che la cultura popolare esprime in cosmogonia, leggende e folklore, e con lo studio parallelo di mitologie non scritte, tradizioni orali e manifestazioni magico-religiose.
Teri Volini, nella ricerca, evidenzia il filo che unisce il passato primordiale all’oggi, tramite i riferimenti alle tradizioni popolari e ai riti, tuttora vivi in Basilicata. Ampie “parentesi” si rincorrono per tutto il libro, delle “interfacce” definite Oltre le mura, operanti sia da elementi di separazione che di collegamento alla parte principale, intesa alla decriptazione e descrizione dei Glifi; esse fanno da approfondimento collaterale, parallelo all’argomento prioritario, coinvolgendo la ricerca linguistica, storica e antropologica non convenzionale: Cultura contadina, Streghe, Hieròs Gámos, L’Albero, collegamento fra i mondi, Nudità rituale, Sesso sacrale, Seme, Cornua, Da simboli sacri a demoniaci, Tabù, Divinità con attributi animali, L’unico sangue puro, Dicotomie, Dee e Sante, Croci aborigene, celtiche, ancestrali,croce solare,etc.
L’autrice afferma : “Lo studio delle misconosciute quanto inestimabili incisioni e il richiamo implicito alle loro peculiarità a largo raggio, intende attrarre la giusta attenzione verso il luogo, la cura che merita e le azioni da intraprendere per l’adeguata conoscenza di ciò che ne farebbe un sito archeologico di spicco, tramite pubblicazioni dedicate, dépliant illustrativi, presentazioni attinenti, conferenze, mostre fotografiche, installazioni multimediali interattive,visite guidate, coinvolgimento istituzionale”
Dedicato a Marija Gimbutas, Glifi, edito da Hermaion, è corredato da innumerevoli immagini a colori, compresi oltre 70 disegni e fotocomposizioni di Teri Volini espressamente realizzati e da centinaia di foto dei luoghi e dei simboli archetipi, nonché dai disegni in bianco e nero tratti dalle opere della grande archeologa.