Vigilanza, la Fisascat Cisl fa appello al senso di responsabilità per sbloccare il rinnovo del contratto nazionale. Di seguito la nota integrale.
È un appello al senso di responsabilità quello lanciato dalla Fisascat Cisl Basilicata per sbloccare il rinnovo del contratto nazionale degli addetti ai servizi di vigilanza. Un migliaio le maestranze impiegate nel settore in Basilicata che attendono da sette anni il rinnovo contrattuale. Le parti sono ancora distanti, specie sull’articolazione complessiva della proposta economica, ritenuta insoddisfacente dalla Fisascat e dalle altre sigle sindacali. Nell’ultimo incontro della delegazione trattante, lo scorso 21 dicembre, non si è registrato alcun avanzamento della trattativa nonostante la richiesta dei sindacati di categoria di «pervenire ad una soluzione condivisa – scrive la Fisascat – che fosse in grado di dare risposta alle difficoltà economiche delle lavoratrici e dei lavoratori del settore, il cui potere di acquisto risulta esser fortemente penalizzato anche dall’aumento dei prezzi e dalle spinte inflazionistiche».
In vista della ripresa del negoziato tra le parti, previsto per il 10 gennaio, la Fisascat – che ha scelto di non procedere alla proclamazione dello sciopero – ha inviato una nota ai prefetti di Potenza e Matera e al presidente della Giunta regionale Vito Bardi con la quale si chiede «agli uffici territoriali di Governo e alle istituzioni regionali di richiamare a responsabilità le parti datoriali affinché si pervenga alla definizione del percorso negoziale e al contempo si riconosca la professionalità e si valorizzi la dignità di tutti i lavoratori del settore». Per la federazione cislina «nel prossimo incontro del 10 gennaio sarà necessario e doveroso trovare una soluzione ad una vertenza che ormai si protrae da troppi anni e che ha già richiesto, anche a livello locale, numerosi sacrifici ai lavoratori in termini di astensione collettiva dal lavoro a sostegno della vertenza».
Per la segretaria generale della Fisascat Cisl Basilicata Emanuela Sardone «in questa delicata fase e in considerazione dell’imminente incontro che si terrà il 10 gennaio, abbiamo ritenuto non opportuno richiedere un ulteriore sacrificio in termini retributivi ai lavoratori del settore e alle rispettive famiglie, molte delle quali monoreddito e già oberate dai rincari che hanno colpito beni e servizi essenziali. Siamo certi che, qualora nel prossimo incontro non si arrivasse ad una soluzione definitiva della vertenza – conclude Sardone – non mancherà la partecipazione dei lavoratori a tutte le iniziative che si vorranno mettere in campo, così come avvenuto in passato, iniziative che saranno sempre improntate alla responsabilità e alla salvaguardia dei lavoratori che ci onoriamo di rappresentare».