Il materano Franco Vespe in una nota ricorda la figura del Papa emerito Ratzinger scomparso il 31 dicembre scorso all’età di 95 anni. Di seguito
Si stanno celebrando i funerali in questi giorni del Papa emerito Ratzinger. Ammetto che per la sua chiarezza esplicativa di concetti teologici, per la profondità del suo pensiero e per la sua raffinata ironia intellettuale, amante com’era del paradosso, ne fanno per me un maestro incomparabile. Lo difesi da Papa quando un manipolo di “incolti” professori laicisti de La Sapienza (fra essi si distinsero il futuro premio Nobel Parisi e l’ineffabile Odifreddi) riuscirono a impedirne l’intervento per l’inaugurazione dell’anno accademico del 2008 con un loro documento di protesta. Secondo i “seriosi” sottoscrittori del documento (chi si prende troppo sul serio finisce poi per dire sciocchezze!) Papa Ratzinger avrebbe fatto una citazione incauta di un certo Feyerabend (filosofo scettico ed agnostico. Quindi uomo che si colloca nello stesso campo culturale degli stessi disinvolti sottoscrittori laicisti del “Vade retro Ratzinger”!!). Ma cosa dice Feyerabend ?
«La Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione» .
Sfuggì agli emeriti professori di Fisica della Sapienza di Roma il contesto in cui Ratzinger fece quella citazione il 15 Marzo del 1990 a Parma. Ratzinger in quell’ ormai famoso discorso, cita anche Ernst Bloch e C.F. von Weizsacker(anche questi pensatori senz’altro dalla parte degli esimi professori di Roma!). Il primo filosofo “marxista romantico” mise in discussione la tradizionale contrapposizione fra Galileo figlio della ragione ed antesignano della ragione e la chiesa di Bellarmino con il sant’Uffizio invece icone dell’oscurantismo irrazionale e repressivo; mentre von Weizsacker (fisico e filosofo!) vede una connessione inquietante diretta fra la fondazione della scienza galileiana e la bomba atomica.
Ma la cosa più sconvolgente è che in quel discorso Ratzinger prese con decisione le distanze da questi pensatori che hanno duramente criticato la fondazione della scienza galileana. Sentite cosa diceva:
“Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande. […]”
Non poteva che essere così!Il rapporto, intimo, indissolubile fra Fede e Ragione sappiamo che è stata la cifra più esigente ed impegnativa della speculazione teologica di Ratzinger. Lo fu anche nella sua “lectio magistralis” tenuta all’Università di Ratisbona. Anche questa centrata sul rapporto fra fede e ragione. Si scatenò una feroce reazione da parte del mondo islamico contro papa Benedetto XVI reo di aver citato Manuele II il Paleologo che in un suo discorso si scatenò controla Jiad islamica che pretende(va) di diffondere la fede islamica conla punta della spada. Il ragionamento di Manuele II era che la fede non dovesse essere propagandata “con le minacce o la violenza ma con la capacità di parlare bene e di ragionare correttamente”. Anche qui la medesima parte di questo mondo, che poi lo coprì di invettive due anni dopo per impedirne l’intervento alla Sapienza, invece di difenderne gli argomenti, manco a dirlo, lo deplorò per l’”incauta” citazione.Benedetto Benedetto XVI proprio non ne potevi fare a meno di queste audaci citazioni! Nell’enciclica “Fides et Ratio”, vergata da Giovanni Paolo II ma nella quale era chiaramente intellegibile anche una forte impronta Ratzingeriana, con forza viene dichiarato che la fede è debole dove è debole la ragione. Di fatto viene ripreso un tema caro alla scuola teologica tedesca e di Bonhoeffer di un Dio che non è un tappabuchi:”Io vorrei parlare di Dio non ai confini ma nel centro, non nella debolezza ma nella forza, non nella morte e nella colpa ma nella vita e nella bontà dell’uomo. Giunto ai limiti, mi pare meglio tacere e lasciare irrisolto l’irrisolubile. La fede nella risurrezione non è la soluzione del problema della morte. L’aldilà di Dio non è l’aldilà delle nostre possibilità di conoscenza[…]”(“Resistenza e resa”, lettera 16.7 del 1944). Un’altra cifra, altrettanto centrale nella speculazione di Ratzinger è stato il contrasto al relativismo etico. Esso ha ispirato la scelta del nome come pontefice di Benedetto. Molto acutamente si rese conto già più di 50 anni fa, come la Chiesa fosse chiamata ad operare una svolta radicale nell’ambito di società pluralistiche nella quale non potevano essere più opzionabilivie fondamentalistiche. Esse creano forzature, contasti e conflitti. Ma non ci si può arrendere nemmeno al relativismo etico che crea disgregazione impedendo di creare una base comune etico-morale sulla quale fondare la convivenza di una società. In una sua lunga intervista, poi trasformata in un libro da Seewald, spiega come: se ogni opinione fosse considerata verità da affiancare ad altre verità parziali, se tutto fosse bene ed accettabile, non avrebbe più senso fare discernimento fra il bene ed il male ed indicare la Verità che è il compito della Chiesa. E’ oggi questo il tema centrale della teologia moderna chiamata a rimodularsi in una società pluralistica. La Teologia deve saper ispirare oggi una morale non più della “Norma” ma del “Senso”. Questa strada già la indicò Ratzinger più di 50 anni fa. Profetizzò una Chiesa: ”Piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali”. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti”.Insomma una Chiesa ridotta ad un piccolo gregge ma capace di ridare quel”Senso” e quella Speranza, ad un’umanità che, una volta escluso Dio dal proprio orizzonte, si ritroverà in un “indescrivibile solitudine”. Ditemi voi se questo è il pensiero di un papa tradizionalista! Tuttavia quello che è emerso in questi giorni tristi è la sua straordinaria carica umana gentile. Eppoi con quella semplice e straordinaria sua ultima frase: “Signore ti amo”, che solo un bambino può pronunciare, abbiamo la certezza che sia entrato nel “Regno dei Cieli”.
⚓🇮🇹… Fede e Ragione… Grazie prof. Francesco, ho letto l’articolo con interesse alla conoscenza. Sapendo di sposare Sapienza e Conoscenza, entità fondante del sociale e dell’ ESSERE. Grazie. Domenico ⚓🇮🇹