Mercoledì 11 gennaio 2022 alle ore 18, al MUSMA – Museo della Scultura Contemporanea di Matera, si inaugura la mostra Il teatro del tempo. Arnaldo Pomodoro a Matera a cura di Antonio Calbi, direttore scientifico della Fondazione Zètema di Matera, in collaborazione con la Fondazione Arnaldo Pomodoro e Civita Mostre e Musei econ il sostegno del Comune di Matera e dell’ APT Basilicata. La mostra, che resterà aperta fino al 7 gennaio 2024, rende omaggio alla ricerca scultorea di Arnaldo Pomodoro con la presentazione a Palazzo Pomarici di cinque opere: due opere rappresentano in modo eloquente le sperimentazioni spazialiste degli anni Cinquanta, mentre tre opere documentano il lavoro sui progetti scenici realizzati a partire dagli anni Ottanta. Si tratta di una piccola ma significativa esposizione che arricchisce l’offerta del MUSMA, la cui collezione permanente è stata rimodulata per accogliere la mostra Edipo – Crudeltà e espiazione e ora questo omaggio al Maestro Arnaldo Pomodoro.
L’importanza di questa esposizione sta anche nel fatto che il MUSMA è il primo museo al mondo a esporre L’inizio del tempo n. 2 (1958). Il fascino di quest’opera, al di là dell’imponente soluzione compositiva e della maestria dell’artista nel coniugare tecnicamente e retoricamente i materiali che la compongono, sta anche in quella che è stata la sua storia e, fino ad oggi, la sua collocazione: lo Schiller-Gymnasium di Colonia, non un museo bensì un istituto di formazione.
Quest’opera ha avviato la sua seconda vita quando Anna Kiehl, nipote dell’architetto Franz Lammersen al quale l’artista la donò, ne è venuta in possesso dopo i decenni nei quali è stata esposta su una parete del liceo di Colonia. L’opera era segnata non soltanto dal passare del tempo ma dai graffiti che i giovani allievi dell’istituto avevano inciso sulla sua superficie. Anna ha chiesto al Maestro e alla Fondazione Pomodoro di curarne il restauro e insieme al filmaker Thomas Ziegler hanno documentato gli spostamenti da Colonia a Milano, fino alla Fondazione Pomodoro, dove è stato eseguito un rigoroso lavoro di restauro curato dallo stesso Pomodoro. Rimasta per più di cinquant’anni, fino al 2021, negli spazi comuni dell’istituto scolastico di Colonia, priva della visibilità e del riconoscimento che le sarebbero spettati, l’opera ha in un certo senso sofferto di una rimozione dal palcoscenico e dal dibattitoartistico. Ora essa è installata nel salone delle feste di Palazzo Pomarici, riallestito per l’occasione e dove rimarrà per un intero anno.
L’inizio del tempo n. 2 dialoga con Macchina del tempo, opera del 1960, anch’essa di straordinaria bellezza.
Il lavoro per il teatro e la lirica è documentato invece dal modello per la testa di cavallo per Didone regina di Cartagine di Marlowe, messo in scena sulle rovine di Gibellina nel 1986, e dal Portale per l’Oedipus Rex di Stravinskij messo in scena a Siena nel 1988.
Le opere scultoree di Arnaldo Pomodoro rinnovano la bellezza e la potenza dei solidi primari, e non soltanto di questi, sbrecciati però da quegli squarci diventati linguaggio identitario che ne lasciano intravvedere la struttura interna, i suoi meccanismi organici; ne svelano l’anima inquieta, sussultante, terremotata, drammatica. Esattamente come fa la città dei Sassi: anch’essa lascia intravvedere la propria anima riposta, segreta, che altro non è che un intrigo di ambienti scolpiti che si infilano l’uno nell’altro come accade in un sistema linfatico, vitale. Sono le parole di Antonio Calbi, curatore della mostra.
È straordinario coniugare il verticalismo dei Sassi, sregolato ma saldamento statico, con la potenza comunicativa delle superfici incise delle dirimpettaie sculture. Ancora una volta Matera non è il muto fondale su cui si muovono i percorsi creativi e comunicativi della scultura, ma diviene un luogo colloquiante che alimenta, nel suo abbraccio materno, l’energia creativa della contemporaneità, è invece il pensiero di Raffaello De Ruggieri, presidente della Fondazione Zètema.
L’esposizione vuole rappresentare il prologo di un confronto ulteriore con la ricerca di uno dei protagonisti della scultura del secondo Novecento, che il MUSMA e la città di Matera vogliono perseguire nei prossimi anni.