Nella calza della Befana – che è soprattutto un’antica tradizione contadina – c’è il “carbone” della Commissione Europea che ha autorizzato l’immissione sul mercato Ue della polvere parzialmente sgrassata di grillo domestico come nuovo alimento. Per Cia-Agricoltori pane e biscotti alla farina di grillo in tavola sono oltre ad un oltraggio ai consumatori l’ennesimo duro schiaffo al “made in Italy” di cui l’agricoltura è l’ingrediente principale.
Il prodotto ottenuto dalla specie Acheta domesticus potrà essere commercializzato, si legge sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue, “per un periodo di cinque anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, 24 gennaio 2023, solo la società Cricket One Co. Ltd” a meno che “un richiedente successivo ottenga un’autorizzazione” dopo l’iter previsto dalle norme Ue. L’ok della Commissione è arrivato dopo il parere positivo dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) nel quale si conclude “che la polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) è sicura alle condizioni e ai livelli d’uso proposti”.
Ma gli agricoltori non rinunciano alla tradizione e tra caro-vita e incertezze, il tipico rituale dell’Epifania, si conferma il giusto proposito per l’anno nuovo, un pieno di semplicità e genuinità, tutta agroalimentare e Made in Italy. Per questo nella calza non mancherà l’autentico buono delle nostre campagne.
Dunque, sottolinea Cia, l’attenzione al mangiar bene e sano, riesce a fare da contraltare a una situazione congiunturale tutt’altro che idilliaca per le produzioni agricole, anche del comparto agrumicolo costretto, da una parte, a fare i conti con costi colturali raddoppiati per gli aumenti su acqua, energia, concimi, fertilizzanti e quota manodopera, a monte già difficile da reperire. Dall’altra, è in balia dei cambiamenti climatici con l’alternarsi di umidità e grande caldo che non fanno bene né ai frutti, sempre più a rischio attacchi fungini, né alle piante che aspettano l’inverno per riposare, mentre, in realtà, sono quasi in fioritura e, quindi, in allerta per le gelate tardive. Un pericolo concreto per la stagione futura che esce già inflazionata dalla crisi attuale e priva di quegli investimenti ora insostenibili, ma cruciali per produzioni future più resistenti e competitive.
In sostanza, per mandarini e clementine, la campagna 2022/2023 sta per chiudersi, complessivamente, con 175 mila tonnellate in meno, sebbene garantendo buona qualità sia nella pezzatura che nelle proprietà organolettiche. Probabile, spiega Cia, che saranno le clementine ad avere la meglio nella calza della Befana con quelle del Metapontino grande produttore a livello nazionale, che piacciono ovunque.
Quanto ai listini, durante le feste, il prezzo medio settimanale delle clementine all’origine è stato di 0,48 centesimi al chilo (+3,6% rispetto al 2021), mentre quello dei mandarini di 0,46 centesimi al chilo (-3.1% sul 2021). Allo scaffale, per le confezioni in rete, vige lo sconto anche del 30%.
Evidenti le problematiche del settore, precisa Cia, oltre al caro bollette, pesa il mancato riconoscimento del giusto prezzo al produttore e, quindi, un’equa redistribuzione del valore lungo la filiera.
Positivi, invece, secondo Cia gli stanziamenti disposti dal Governo, in legge di Bilancio, per la lotta alle fitopatie, a partire dai ristori per i coltivatori in sofferenza per il Mal Secco che distrugge gli agrumeti.
Cia rilancia il ruolo chiave del rapporto diretto tra produttore e consumatore che trova spazio, con l’organizzazione, nei mercati e nelle botteghe della Spesa in Campagna, dove acquistare prodotti di stagione e di qualità garantita, per riempire la migliore calza della Befana. Non solo agrumi, ma anche frutta secca, dolciumi e tipicità regionali.
Infine il pasto dell’Epifania in agriturismo a riassaporare i piatti più antichi della festa tutti a base di maiale e per i piccoli i dolci contadini della Befana.