Sabato 14 gennaio 2023 alle ore 18 nella sala consiliare di Albano di Lucania sarà presentato l’itinerario contenuto nel volume La Civiltà delle Rocce, i sentieri della dea di Italo Cernera e Franco Villani (Villani editore). Interverranno: Bruno Santamaria, Sindaco, il prof. Franco D’Anzi, Franca Di Trana, Presidente CAI, sezione di Potenza, il Prof. Marco Ranaldi, figlio di Francesco Ranaldi scopritore del sito, Aurelio Pace, avvocato e scrittore nel ruolo di conduttore. Saranno presenti gli autori.
La “Rocca del Cappello”, ribattezzata “Sfinge Lucana”, si trova in un agglomerato di alte rocce, sparse nella parte inferiore del monte, su cui sorge Albano di Lucania. Più precisamente, detta “Sfinge”, è ubicata a ridosso dello “Stretto di Albano”, a circa un Km dallo Scalo ferroviario, proprio nel punto in cui si apre una gola, attraversata dalle gallerie della S.S. Basentana 407 e dalla ferrovia Napoli-Taranto.
Un tempo, risalendo per impervi sentieri, ci si trovava di fronte ad un’enigmatica effigie colossale, realizzata con pochi tocchi dall’uomo preistorico. Sulla provinciale, a un Km circa prima del paese, arrivando dalla stradaBasentana, un cartello segnala il sentiero che conduce alla “Rocca ducappidd”. Oggi, scendendo da un sentiero dalla forte inclinazione, si ha la vista di questa gigantesca figura che, in bilico su uno sperone roccioso, sembra dominare la valle del Basento, proprio nel punto in cui essa si fa stretta e profonda. Lungo il sentiero che porta alla “Rocca del Cappello”, si notano vasche scavate nella pietra, alcune in coppia. Servivano a raccogliere l’acqua piovana per le ricordate abluzioni dei fedeli. Di seguito, si incontra la “pietra tonante”, cosiddetta perché, percossa con un bastone, emette suoni cupi.Una volta sul sito, si è davanti al mitico “cappello” (più di 3 m di altezza, 3 m di lunghezza e m 1,90 di larghezza).
Ad Albano si trova anche un “Sedile della Dea” qui chiamato “Seggia del diavolo”.La panchina è stata scavata su un monolito, a un metro di altezza. Ai piedi della panchina, fino a qualche tempo fa, c’era un rialzo forse “poggiapiedi”. Oggi, tale rialzo, scivolato in giù, è inclinato di fianco, proprio sotto la panchina.In verità, non ci risulta che, nella lunga storia dell’umanità, ci sia stato un rapporto fra “roccia” e “diavolo”. Molto stretto, invece, è il legame della roccia con la Madre Terra e con la Dea Madre, che, nelle rocce, ha sempre trovato i suoi altari e i suoi luoghi di venerazione.Come altrove, è da pensare ad un altare della Dea, su cui i fedeli e i pellegrini lasciavano offerte votive; giovani fanciulle andavano a sedersi per augurarsi fertilità e maternità. Il passaggio di nome da “Sedile della Dea” a “Seggia del Diavolo” può essere dovuto all’alta pericolosità del monolito, che presenta, almeno oggi, profonde e pericolose crepe.
Sempre in Albano, nel Bosco di Cupolicchio, sono presenti due cerchi, realizzati con pietre conficcate nel terreno. Il tutto fa pensare a una “montagna sacra”, sulla cui sommità si trova un primo “cerchio” con diametro di circa 10 m; all’interno, appaiono resti di un menhir che, cadendo, si è rotto in due parti, con superfici di attacco che combaciano.Poco distante, è un analogo cerchio delle stesse dimensioni. In quanto “sacra”, non per nulla la montagna ha preso il nome di “Cupolicchio”, cima-cupola, che ben sottolinea il ruolo di punto di osservazione, se non di mistica contemplazione.