Si è tenuta questa mattina presso lo ScambioLogico di Potenza la terza edizione dell’EcoForum sull’economia circolare in Basilicata.
L’incontro, a cui hanno partecipato rappresentati del mondo imprenditoriale, dell’Università e della ricerca, enti e amministratori regionali e i sindaci dei comuni lucani, è stata un’importante occasione per fare il punto sulla gestione dei rifiuti in Basilicata evidenziandone, attraverso un’attenta analisi, gli elementi positivi e le molte criticità presenti.
In termini di risultati raggiunti in particolare per ciò che attiene alla raccolta differenziata dei rifiuti, emerge che incoraggianti passi in avanti sono stati fatti. Nel 2021 la Raccolta Differenziata complessiva è stata pari al 62,7% con poca la differenza tra le due Province (62,7% per quella di Potenza e 63% per quella di Matera) e con una crescita del 6,4% rispetto nel 2020 e del 13,3% rispetto al 2019, anche se ancora non si raggiunge il 65% previsto per legge (obiettivo che doveva essere raggiunto già nel 2012). Anche per quanto riguarda la produzione di secco residuo pro-capite ci sono stati progressi con una riduzione di 17 (kg/a/ab).
Nel corso della mattinata presentata anche la dodicesima edizione regionale del Dossier “Comuni Ricicloni”. Due i parametri per essere premiati: percentuale di raccolta differenziata superiore al 65% ed essere Comuni Rifiuti Free, ovvero avere una produzione di indifferenziato annua procapite inferiore a 75 kg/anno.
16 sono i comuni che sono riusciti a raggiungere questi risultati: Albano di Lucania, Banzi, Brindisi di Montagna, Fardella, Filiano, Francavilla in Sinni, Laurenzana, Montemurro, Paterno, Ruvo del Monte, Salandra, San Fele, San Mauro Forte, Sarconi, Tramutola, Tursi.
A questi si aggiungono 28 Comuni (a cui va aggiunta l’Unione dei Comuni Alto Bradano) che non sono risultati Rifiuti Free ma hanno comunque superato la soglia del 65%.
“Tuttavia – dichiara Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – la raccolta differenziata rappresenta la condizione necessaria ma non sufficiente per affrontare con efficacia una gestione moderna dei rifiuti in grado di mettere in campo le sfide dell’economia circolare. Che resta al palo se i rifiuti che vengono raccolti con impegno (e costi) non sono poi correttamente indirizzati nell’ambito di un percorso adeguato, virtuoso e sostenibile di valorizzazione e riciclo”.
Con il recepimento da parte del nostro Paese del pacchetto di direttive europee sull’economia circolare – continua Ciafani – si è definito il contesto in cui occorre muoversi da qui ai prossimi anni. Il raggiungimento, nei tempi previsti, degli obiettivi che l’Europa, e anche l’Italia, si è prefissata avverrà, però, se si faranno i giusti passi per completare al più presto la rivoluzione circolare del Paese e se si inserirà l’economia circolare tra i pilastri del PNRR. Non sarà più la raccolta differenziata a fare da indicatore, essendo stati introdotti obiettivi per la preparazione al riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti (50% al 2020, 60% al 2030 e 65% al 2035). Ribadiamo ancora una volta che è necessario adeguare la rete impiantistica a supporto di queste operazioni, in assenza della quale continuiamo ad assistere alla mancata chiusura del ciclo”.
“In Basilicata – dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – oltre il 20% dei rifiuti prodotti continua a finire in discarica (mentre circa il 15% è la quota destinata all’incenerimento). Dei rifiuti a smaltimento in discarica oltre il 43% non subisce alcun trattamento preliminare che contribuirebbe alla riduzione del peso e del volume degli stessi. Per consentire il raggiungimento dei nuovi obiettivi previsti dalla normativa europea, che prevedono una quota di smaltimento in discarica del 10% al 2035, è necessario imprimere un deciso cambio di passo, pur tenendo conto dei progressi degli ultimi anni”.
La debolezza del sistema lucano di gestione dei rifiuti – sostiene Lanorte – continua infatti a consistere nella scarsa dotazione di impianti necessari alla gestione di un sistema di RD spinto che, oltre ad avere un impatto ambientale notevole perché incentiva il ricorso alle discariche e il “nomadismo” dei rifiuti, incide anche sui costi pagati dalle utenze. La mancanza di impianti destinati al riuso ed al riciclo dei materiali ostacola una riorganizzazione del servizio basata sull’adozione di tariffe puntuali e quindi il passaggio dalla tassa alla tariffa commisurata sulla base della quantità e della qualità dei rifiuti conferiti. Il corredo impiantistico di cui disponiamo è al momento quasi del tutto al servizio della gestione del “tal quale”: discariche, impianti di biostabilizzazione che producono “compost grigio”, impianti per la separazione meccanica dell’indifferenziato, inceneritore e co-inceneritore. Siamo l’unica regione d’Italia insieme alla Valle d’Aosta a non avere in esercizio alcun impianto di trattamento della frazione organica dei rifiuti. La presenza degli impianti di compostaggio o, preferibilmente, dei digestori anaerobici regionali è assolutamente necessaria perché consentirà a tutti i Comuni che si sono avviati sulla strada del “porta a porta” di gestire in Regione l’umido senza essere “costretti” a sopportare i costi del trasporto per raggiungere impianti fuori Regione prevalentemente al nord Italia. Senza considerare che questa rete impiantistica consentirebbe la produzione di biometano, da re-immettere in rete o destinare come carburante, e compost di qualità.
“Per questo motivo – sostiene Valeria Tempone, Direttrice di Legambiente Basilicata – plaudiamo al finanziamento concesso al Comune di Colobraro, supportato da Regione Basilicata ed Egrib, per la realizzazione di un impianto di produzione di biometano da matrici organiche da raccolta differenziata. Il progetto ammesso, per un importo di oltre 35 milioni di euro, a valere sulla missione 2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza può rappresentare, infatti, quella svolta, da sempre auspicata da Legambiente, verso una gestione moderna dei rifiuti in grado di mettere in campo le sfide dell’economia circolare. Questa buona notizia segue l’altra, altrettanto positiva, dell’avvio dell’impianto di selezione e recupero di rifiuti differenziati nella zona artigianale di Latronico”.
“Un altro elemento importante – continua Tempone – è utilizzare la leva economica al fine di praticare con maggiore efficacia le politiche di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti, penalizzando chi smaltisce di più e premiando i più virtuosi in modo realmente efficace. Due le cose che si possono fare in tal senso: rimodulare l’attuale ecotassa aumentandola progressivamente sino al raggiungimento dei livelli previsti dalla normativa statale (la massimizzazione dell’ecotassa è peraltro una previsione già contenuta nel Piano Regionale di Gestione Rifiuti in vigore e dalla legge 35/2018 recante disposizioni di riordino normativo in materia di rifiuti); estendere su larga scala i sistemi di tariffazione puntuale (la tariffa proporzionata alla quantità e qualità dei rifiuti conferiti) che, peraltro, servirebbero anche ad incentivare le raccolte differenziate applicando l’obbligo su tutto il territorio regionale, in nome del principio chi inquina paga, sul modello di quanto già previsto da alcune leggi regionali sull’economia circolare. Senza interventi di questo tipo i cittadini lucani rischiano di pagare troppo i rifiuti che producono: oggi ogni kg di rifiuto prodotto costa 48 centesimi di euro in Basilicata, peggio fa solo la Liguria”.