Giovanni Caserta interviene nel dibattito nazionale su Dante: uomo di destra o di sinistra?. Di seguito la nota integrale.
Lettera aperta di Giovanni Caserta all’alunno Salvatore Adduce.
Mai Dante avrebbe indossato la camicia nera; mai Dante avrebbe gridato “ehia, ehia, alalà!”
Caro Salvatore,
nella veste dilontano alunno, mi hai chiesto di intervenire sulla singolare dichiarazione del ministro Sangiuliano, che, non nuovo a sortite ingiustificabili e paradossali, iscrive Dante fra in maestri della cultura di destra. Che la cultura, per definizione, possa essere di destra, cioè conservatrice, mi sembra una contraddizione in termini, essendo essa sempre proiettata verso il nuovo. Se poi si vuole entrare più addentro nella questione, si deve dire che la cultura meno che mai può essere per la dittatura, che, negando la libertà, nega quel che, per Dante, è il primo dono che Dio ha dato agli uomini. Di essa l’uomo non solonon può essere privato, ma nemmeno può liberamente privarsene. Ciò vale anche per i voti che si fanno a Dio e ai Santi. Una volta che liberamente ha fatto un voto, l’uomo al votonon può sottrarsi.
Dante, che ebbe alto il senso della comunità e della socialità, definendo l’uomo, sulle orme di Aristotele, “compagnevole animale” (Convivio, IV, 4),cioè “animale socievole”,sapeva che la sicurezzae la felicità individuale non si possono raggiungerese non in una società ordinata e retta da buone leggi, sì da consentireut scilicet inista areola mortalium libere cumpace vivatur, cioè che,“inquesta aiuola di mortali, si viva liberamente e in pace”.
Atalfine, per volontà della Provvidenza , si ebbe, insieme con la Chiesa, l’Impero, cui sovrintende l’imperatore nella funzione di garante di buone leggi. Se si volesse fare una analogia con i nostri tempi, poiché il mondo diDante è quello dell’Europa, si può dire che, in anteprima,egli abbia pensato all’Impero come ad una Comunità Europea che ha un governo centrale,tutore di autonomia e ordinatavita negli Stati che ne fanno parte,quali“province”. Insomma, l’Impero è da lui visto come una confederazione di Stati; l’Italia, fra le province, è “donna”, cioè signora. Feroce con gli imperatori che, pur disponendo di buone leggi, non pongono mano ad esse, Dante è in polemica con i cosiddetti “pubblicisti” francesi, che, come la Meloni e come Salvini, si muovevano allora contro l’Impero, assumendo posizioni che oggi diremmo “populiste” e “sovraniste”.
Se Sangiuliano pensa che Dante sarebbe stato fascista, avrebbe indossato la camicia nera e avrebbe fatto il saluto romano, gridando Ehia,ehia,alalà,è fuori della grazia di Dio.Diremo di più. Motto di Mussolini e di tutti i dittatori, ieri e oggi, era ed è “credere, obbedire , combattere”. Sa Sangiuliano che Dante rifiutò di tornare nell’amata Firenze solo perché gli chiedevano di dichiararsi pentito? La luna – disse orgogliosamente – si vede dappertutto. Lo disse sapendo che , se fosse stato catturato, lo attendeva la condanna al rogo.
Fortemente geloso e difensore dell’autonomia dello Stato, Dante fu feroce anche contro laChiesa e contro i papi corrotti o incapaci, oltre che contrario ad ogni commistione incestuosa trapotere religioso e potere politico. Ogni male, a suo parere, deriverebbe dalla unione dello scettro col pastorale. Dubito, perciò, che avrebbe accettato il Concordato tra Chiesa e Mussolini, tanto più che nel Concordato si affermava che “l’Italia riconosce e riafferma che la religione cattolica, apostolica e romana è la sola religione dello Stato”.Dante, infatti, ebbe sempre in odio le lotte politiche, ma ancor di piùquelle religiose, combattute in nome di Dio. La sua è unacultura multietnica, che poco si accorda con le posizioni della Meloni e di Salvini. C’è stato addirittura qualche critico che ha cercato, nell’opera di Dante, i contributi provenienti dalla cultura musulmana. Studioso di Averroè, arabo e musulmano, Dante gli attribuisce il grande merito di aver tradotto e commentato Aristotele. Lo pone nel Limbo far gli spiriti “magni”, accanto ad Aristotele, Platone, Euclide, Omero… Riconosce le virtù del musulmano Saladino, sultano d’Egitto;sa riconoscere la buona fede a tutti, magari anche al ministro Sangiuliano.
Insieme con i Santi francescani e domenicani, in Paradiso mette anche i loro avversari ed eretici, quali Gioacchinoda Fiore e Sigieri di Brabante che, in vico degli Strami, a Parigi, “sillogizzòinvidiosi veri”. Persino Maometto è colto con simpatia umana, pur mentre lo si condanna per aver spaccato la Chiesa. Si pensi che, parlando dell’Etìopenon battezzato, Dante è pronto a dire che, pur senza fede, se ha agito bene,egli andrà in Paradiso, mentre molti cristiani, che quotidianamente si battono il petto e, ai colpi in petto, non fanno seguire buone azioni, saranno dannatiall’Inferno.
Avremmo molto altro da dire riguardo alla concezione che Dante ebbe per la nobiltà oziosa, per il mondo delle banche e della finanza speculatrice, per gli usurai, manifestando simpatia ed elogi solo per l’umanità attiva, la cui virtù è nelle azioni, nel lavoro enell’esercizio di un’Arte, con cui si collabora all’opera creatrice di Dio.
Insomma Dante fu a tutti gli effetti – dobbiamo avere il coraggio di dirlo – un intellettuale gramsciano,“organico”, cioè impegnato per la realizzazione di un mondo nuovo, fondato sulla pace, sulla giustizia e sulla libertà. Per essere vicino al popolo e farsi capire, abbandonò il latino, scrisse in volgare eprofessò sempre la verità, fino alla disponibilità ad affrontare l’esilioe la possibilità di una condanna a morte, nella consapevolezza che la verità, amara sul principio, è sempre portatrice di bene (Paradiso, XVII).Per essere più credibile, colpì di preferenza i potenti, cioè coloro che non hanno “radice incognita e ascosa”.Anche sotto questo profilo, si potrebbe attribuire a lui una fraseconiata da Lenin e ripetuta da Gramsci:”La verità è sempre rivoluzionaria”.
Con questo, caro Salvatore, non vogliamo e non dobbiamo essere ciechi difensori della cultura di sinistra, quale è stata concepita ed esercitata dalla sua intellighentia, che monopolizzò università, giornali, radio e televisione, distribuendo, a piene mani,premi e poltrone e onorisoloa “compagni”anche senza meriti,nonni, figli, nipoti, mogli e amanti Molta pseudocultura corse asinistra, nel Pd,solo per raccogliere successo, mentre moltoostracismo fu esercitatononsolo verso gli avversari, dileggiati,ma anche verso chi solo denunziava distorsioni e odiosa faziosità. Anche per questo Giorgia Meloni ha vinto le elezioni, e anche per questo Sangiuliano è ministro.Se ha vinto la destra, diciamolo pure,la colpa è stata anche se non soprattutto di una certa cultura di sinistra, fattasi spocchiosa e … troppo televisiva.
Tuo
Giovanni Caserta