In vista del prossimo incontro con la Regione Basilicata in cui sarà illustrato il nuovo piano socio sanitario regionale secondo le linee guida Agenas, la Cisl Basilicata, perseguendo una linea di proposta e collaborazione, intende esprimere alcune considerazioni preliminari al cammino di confronto che ci attende come parte sociale sul nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario, ma anche ambientale, per definire un nuovo sistema di welfare socio-sanitario, capace di rispondere in modo efficace ai bisogni di cura e promuovendo un modello di sanità di prossimità vicina alle persone, costruendo modelli di assistenza territoriale fondati sia sul curare che sul prendersi cura.
È il prendersi cura il vero banco di prova anche per la nostra regione. La Basilicata, infatti, ha grande bisogno dell’applicazione in chiave territoriale di questo strutturale processo di riforma, perché la sanità lucana è afflitta da una emigrazione sanitaria che infragilisce sia il bilancio regionale sia la rete di cura necessaria al cittadino. Il modello organizzativo disegnato e che sarà finanziato anche dai fondi della Missione 6 del PNRR ruota intorno al distretto sanitario che costituisce il centro di riferimento per l’accesso a tutti i servizi delle Asl. All’interno del distretto opera la casa della comunità che rappresenta il fulcro della nuova rete territoriale, il luogo dove i cittadini potranno trovare assistenza h24 ogni giorno della settimana in un modello organizzativo integrato con equipe multidisciplinari coinvolte nel processo d cura.
I lavoratori e le lavoratrici rappresentano la colonna portante della riorganizzazione del sistema socio-sanitario. Infatti, solo attraverso dotazioni organiche adeguate potranno essere raggiunti gli obiettivi prefissati. Ed è proprio questo il punto più critico della realizzazione del nuovo modello organizzativo della sanità sul territorio, perché deve fare i conti con la carenza di medici e infermieri, in Basilicata più che altrove, considerando che già oggi ci sono tanti paesi che non hanno il medico di base.
Un’organizzazione così complessa, capillare e coordinata su più livelli – che in Basilicata prevede 19 case di comunità, 5 ospedali di comunità e 6 centrali operative territoriali – richiede che le decisioni da prendere relative alle allocazioni delle diverse strutture del modello avvengano sulla base di parametri oggettivi per dare risposte di natura funzionale ai bisogni degli utenti, alle caratteristiche del territorio, ai collegamenti logistici, alla demografia degli ambiti territoriali e non di altra natura che produrrebbero una grave distorsione e metterebbero a rischio la tenuta dell’intero sistema della cura.
Inoltre nella programmazione della sanità lucana degli anni a venire chiediamo che grande spazio in termini di risorse economiche, strumentali e di programmazione venga data alla cultura della prevenzione, dello screening e della promozione di stili di vita sani. La spesa in prevenzione sanitaria delle regioni, secondo l’intesa Stato-Regioni e secondo le linee guida del livelli essenziali di assistenza, dovrebbe essere pari al 5 per cento della spesa sanitaria nel suo complesso. Dai dati del ministero della Salute in Basilicata nel 2018 per la prevenzione si è invece speso il 3,84 per cento a fronte di una media italiana del 4,37 per cento. Riteniamo che per riorganizzare la sanità in ottica territoriale occorra partire anche da questo dato per migliorarlo e migliorare cosi la qualità della vita e della salute dei lucani.
La prevenzione è uno dei settori in cui sono organizzati i livelli essenziali di assistenza. Funzione fondamentale della prevenzione è posticipare l’insorgenza delle malattie e quindi ridurne la diffusione, oltre che ridurre le patologie croniche. In questo modo si diminuisce il numero di persone a carico del servizio sanitario, si aumenta la qualità della salute della popolazione in generale e si riduce la spesa sanitaria per ricoveri e cura. La prevenzione in una regione che fa i conti con un notevole invecchiamento della popolazione è ancor più necessaria per aumentare il numero di persone che invecchia in buona salute e non aggravare la spesa per ricoveri e cure.