In occasione della Giornata della memoria riportiamo l’intervento del presidente della Provincia di Potenza Christian Giordano
“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”.
Il sermone di Martin Niemöller sull’inattività degli intellettuali tedeschi in seguito all’ascesa al potere dei nazisti e delle purghe dei loro obiettivi scelti è il triste segno di chi dedica la sua vita all’anonimato, al non voler vedere, al non voler sentire il dolore della persona che gli sta affianco, quando viene discriminata, emarginata, considerata parte di un mondo che non esiste.
E invece è reale, come ci insegna oggi la sporca guerra Russia-Ucraina giustificata da rivalse di etnie, come ci hanno insegnato le sofferenze delle guerre dei Balcani o quelle fratricide in Africa.
Eppure, avevamo l’esempio negativo della discriminazione razziale e della deportazione degli ebrei che in maniera silenziosa e senza rumore, tranne qualche esempio di eroismo nascosto, segnò per sempre il destino della nostra Europa.
Ed ai giovani questo insegnamento bisogna ricordarlo sempre proprio partendo dalla indifferenza che ci circonda in alcuni casi o dalla voglia di emarginare o di non accogliere chi fugge dalle sofferenze per sfuggire alle persecuzioni, alle deportazioni. Sono il segno della modernità dell’esempio che la Giornata delle Memoria ci indica come accadrà tra qualche giorno con quella del ricordo dei martiri delle foibe.
Dato il significato simbolico della data, il 20 luglio del 2000 in Italia è stata approvata una legge (la numero 211), composta da due semplici articoli. Questa legge istituisce ogni 27 gennaio il “Giorno della Memoria”: una commemorazione pubblica non soltanto della shoah, ma anche delle leggi razziali approvate sotto il fascismo, di tutti gli italiani, ebrei e non, che sono stati uccisi, deportati ed imprigionati, e di tutti coloro che si sono opposti alla ‘soluzione finale’ voluta dai nazisti, spesso rischiando la vita.
Ciò che rende unica la Shoah – dicono i testi in materia – è il fatto che si trattò di un genocidio razionale, ben organizzato, che si avvaleva della tecnologia e di impianti efficienti per sterminare un popolo intero nel cuore dell’Europa.
E questo ci rimanda al ricordo di due figure simbolo che con le loro parole ed i loro gesti, come quelli della Senatrice Liliana Segre al Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, hanno saputo raccontare la sofferenza di un popolo e delle genti perseguitate, con le loro semplici parole:
È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili.
“Le conservo ancora, nonostante tutto, perché, continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo.
Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione.
Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità”. (Anne Frank, Diario 1942-1944)
“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo…” (Primo Levi)
Proviamo ad alzare la testa, a scoprire i nostri occhi, ad aprire il cuore in questa giornata e forse potremo anche dire che il sacrificio di quelle donne e di quegli uomini non è stato vano, prima che l’oblìo copra tutto con un velo di omertà e di silenzio complice.