Una rete operativa per aiutare le donne vittime di tratta e di violenza: nasce in Basilicata e coinvolge attivamente la sezione potentina dell’associazione Italiana Donne Medico (AIDM) e la cooperativa Adan, nata in casa Ce.St.Ri.M. per l’ accoglienza e l’accompagnamento di persone in difficoltà, come ragazze vittime della tratta, migranti, persone diversamente abili.
Dall’unione delle due realtà nasce un progetto che ha l’obiettivo di aiutare le donne vittime di tratta e di violenza attraverso l’operato delle donne medico. Sarà possibile attraverso un’ équipe socio-sanitaria, con la referenza di una pluralità di professionalità in modo da garantire un approccio multidimensionale per progettazione dei percorsi di salute, biopsicosociale; saranno promossi incontri formativi con le donne sugli aspetti di cui gli operatori hanno evidenziato le maggiori criticità di gestione con la possibilità di effettuare delle giornate di visite in relazione alla specifica professionalità delle Donne Medico.
La collaborazione tra l’associazione donne medico e Adan sarà presentata pubblicamente il prossimo 3 febbaio alle ore 18.00 al Ce.St.Ri.M. a Potenza.
Nello scorso mese di novembre (il 25 è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere) era stato realizzato un calendario che scandisce il trascorrere dei giorni attraverso immagini, dipinti, fotografie e versi di tante artiste.
La violenza sulle donne, oltre ad essere una violazione dei diritti umani, rappresenta anche un forte problema legato alla sanità pubblica. Per questo l’accompagnamento e la prevenzione sono azioni fondamentali per fronteggiare il fenomeno. Le donne medico mettono a disposizione le loro competenza,professionalità e umanità per fornire non solo assistenza sanitaria ma fornire un indispensabile elemento di benessere –l’educazione alla salute e ai corretti stili di vita.
In riferimento alle donne migranti, come spiega la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, la differenza di genere rappresenta un determinante fondamentale soprattutto rispetto alla salute riproduttiva, a causa della violenza di genere alla quale sono esposte sia nei paesi di provenienza che nei paesi di transito e di arrivo. Oltre a questo gli studi epidemiologici osservano che le donne migranti hanno un diverso profilo di rischio, legato al genere, anche per quanto riguarda le malattie non trasmissibili e tra queste le malattie metaboliche, quali il diabete tipo 2. Rispetto alle madri italiane, per esempio, le donne provenienti da paesi ad alta pressione migratoria hanno un maggior rischio di diabete gestazionale.
Un tema importante che merita di essere affrontato nella complessità dell’agire, grazie ad una sinergia tra ruoli diversi ma parimenti indispensabili.