Sul tema del carcere duro, noto anche come “41 bis”, interviene il cittadino bernaldese Pinuccio Rinaldi. Di seguito la nota integrale.
Anche ora con una guerra in corso, con una pandemia non ancora debellata, con una economia in fase recessiva, con uno scenario di venti di guerra globale, la classe politica nostrana non perde l’occasione di tradurre in battaglia di bandiera, ciò che invece richiederebbe (per condizioni e natura) la massima coesione.
Il 31 gennaio il nostro parlamento si è prodotto in uno spettacolo, degno di questo nome, sul tema del “41bis”.
Il tema che per la sua natura giuridica, etica e morale e che ha richiesto e richiede la giusta valutazione, non può prestarsi a scontro politico, così come purtroppo è avvenuto.
Su questo argomento la storia non fa mancare la testimonianza di ciò che è stata la sua introduzione e ciò che di essa ne è seguita. Questo semplice ricordo sarebbe stato sufficiente ad eliminare lo scontro politico avvenuto, ma la classe politica tutta si è dimostrata priva di memoria.
Nel merito delle ragioni dello scontro politico, va evidenziato che il valore della vita umana e il valore della legge non possono confliggere nella coesistenza.
Chi protesta per l’applicazione della legge, sino al rischio di morte, che lo faccia per sé stesso oppure per gli altri, non può pensare di ottenere l’abolizione della legge nella sua applicazione, perché questo vorrebbe dire cancellare il concetto di Stato.
L’espressione “Dura lex sed lex” è nelle fondamenta di uno stato di diritto, qualsiasi interpretazione ed azione difforme dal citato concetto, richiede l’esercizio di analisi e di valutazione di equilibrio, nella opportunità dell’azione.
L’opportunità di azione è mancata alla classe politica di sinistra, nel momento in cui ha deciso di visitare chi protestava per l’applicazione della legge. La visita se pur eticamente e moralmente giustificata, ha però trasferito un messaggio di condivisione all’azione di protesta, che confligge con il diritto. Anche l’analisi temporale degli eventi, tra la visita e le violenti manifestazioni anarchiche, avrebbe dovuto far emergere l’inopportunità di questa azione.
L’errata e colpevole abitudine a tradurre qualsiasi fatto ed azione, in bandiera politica, produce solo divisioni le cui ricadute coinvolgono molteplici aspetti.
Tutto questo appare come se la classe politica tutta disconoscesse i concetti di unità, opportunità, interesse collettivo e di Nazione, offrendo così una immagine di sé, come di guelfi e ghibellini, ed è come dire torniamo nel medioevo mentre viviamo nel metaverso.
Il concetto di priorità vorrebbe che si discutesse di realtà (lavoro-economia-salute-guerra) e non di teoria (etica-morale) così come sta avvenendo, insomma con questi dibattiti sembra di vivere in mondi presenti ma distanti fra loro.
Pinuccio Rinaldi