Martedì 7 febbraio 2023 alle 9:30 in piazza Plebiscito a Napoli i sindacati Spi Cgil Basilicata e Spi Cgil Campania promuovono una manifestazione contro il disegno di legge dell’autonomia differenziata.
Summa (Spi Cgil Basilicata) e Tavella (Spi Cgil Campania): “Scelta pericolosa e scellerata che spacca il Paese e penalizza il Mezzogiorno, a partire dai cittadini più fragili. Serve una grande mobilitazione”. Di seguito la nota integrale.
I pensionati della Cgil Basilicata, unitamente ai pensionati della Cgil Campania, promuovono la già preannunciata manifestazione indetta a Napoli martedì 7 febbraio alle 9:30 contro il disegno di legge di autonomia differenziata che spacca il Pese e penalizza il Mezzogiorno.
“L’autonomia differenziata – spiegano i segretari generali Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa e Spi Cgil Campania, Franco Tavella – è una scelta pericolosa e scellerata che aumenterebbe le diseguaglianze e romperebbe la coesione nazionale. Il punto fondamentale su cui ruota il progetto di autonomia non è solo quello di trattenere le risorse nel proprio territorio in base al principio del differenziale fiscale, ma anche quello di gestire in autonomia l’istruzione, la sanità, i trasporti, andando a ledere i diritti universali delle persone e procurando una definitiva rottura all’unità del Paese. È chiaro che il Mezzogiorno, che già sconta un grosso gap, si troverà in una situazione di ulteriore grave svantaggio e a farne le spese saranno i cittadini più fragili, come gli anziani, i lavoratori precari, i giovani.
Sarà l’autonomia delle diseguaglianze – continuano Summa e Tavella – e regioni piccole del Sud, come la Basilicata, rischiano di perdere la propria connotazione. Bisogna avviare una forte mobilitazione che coinvolga tutti e tutte a ogni livello affinché questa idea scellerata non diventi realtà. L’efficienza, il benessere, l’uguaglianza dei diritti fondamentali non possono essere beni limitati – proseguono i segretari – e la risposta a problematiche comuni a tutto il Paese non può essere l’attribuzione di maggiore autonomia e maggiori risorse ad alcuni territori, lasciandone indietro altri. Non si può rompere il vincolo di solidarietà statuale né cancellare il principio perequativo, non può essere messa in discussione l’unitarietà della contrattazione nazionale. Sanità, prestazioni sociali, istruzione e formazione, lavoro e tutela dell’ambiente devono essere garantiti in tutte le regioni, attraverso una legislazione nazionale e con un’adeguata copertura finanziaria.
Ciò che preoccupa maggiormente è che i fabbisogni standard verranno definiti da meccanismi legati al gettito dei tributi erariali e in assenza del peso politico del sud il rischio è di spaccare il Paese in due, a spese della parte più debole. Il residuo fiscale è dunque uno stratagemma che potrà funzionare nel breve periodo ma non nel lungo. Il nord deve almeno l’80% del suo sviluppo alla domanda che indirettamente viene dal Mezzogiorno.
Quanto ai Lep (livelli essenziali delle prestazioni) – sottolineano Summa e Tavella – non basta definire cosa siano, peraltro con l’inaccettabile procedura stabilita dalla legge di bilancio che esautora il Parlamento, se non si prevedono interventi straordinari per mettere tutti i territori nelle stesse condizioni di partenza e se non si individuano i fondi aggiuntivi necessari per farli rispettare. E non basta dire che si supera la spesa storica, se si continua a ragionare di misure a risorse invariate – quindi limitate a quanto speso fino a oggi – perché a medesime risorse corrisponderanno gli stessi divari già in essere, a partire da quelli in sanità. Come non capire, dunque – affermano i due segretari dello Spi Cgil – che il principio dell’autonomia differenziata rispecchia una visione regressiva, che spacca e divide il Paese, e i cui effetti saranno deleteri per il Mezzogiorno? È questo il disegno che anche il governo regionale vuole consapevolmente perseguire e di cui dovrà dare conto ai cittadini lucani?
In questo momento così difficile per milioni di lavoratori che vivono sulla propria pelle il dramma e gli effetti della crisi con il rischio di perdere l’occupazione e i tanti pensionati, costretti a vivere in una condizione di stenti con pensioni al minimo, occorre evitare ulteriori lacerazioni e derive che frantumano l’unità del Paese. Al contrario – concludono Summa e Tavella – il governo ascolti il lavoro e dia risposte per fronteggiare questa crisi economica che ha bisogno di interventi strutturali a difesa del lavoro, dei salari e delle pensioni. Serve una grande mobilitazione per rimettere al centro dell’iniziativa politica la questione del Sud”.