Confcommercio: “Calo vendite e disagio sociale più accentuati al Sud. Se non riparte il Mezzogiorno non riparte il Paese”. Di seguito la nota integrale.
Il ritorno al segno meno nelle vendite al dettaglio nel mese di dicembre, secondo i dati Istat di oggi, combinato con il disagio sociale al Sud, rilevato dal Centro Studi Confcommercio, dà maggiore attualità al messaggio del Presidente nazionale Confcommercio Carlo Sangalli: “Se non riparte il Mezzogiorno non riparte il Paese”. Lo sottolinea una nota di Confcommercio Imprese per l’Italia Potenza a firma del presidente Fausto De Mare.
Nell’intero 2022 le vendite aumentano in valore del 4,6% sull’anno precedente, mentre i volumi diminuiscono (-0,8%) per effetto del calo dei beni alimentari (-4,2%), non compensato dall’aumento di quelli non alimentari (+1,9%). La crescita in valore ha interessato tutte le forme distributive, con gli aumenti maggiori per la grande distribuzione specializzata e per i discount. A caratterizzare il calo congiunturale di dicembre è il lieve aumento in valore (+0,1%) e la diminuzione in volume (-0,6%) dei beni alimentari, mentre i non alimentari calano sia in valore sia in volume (rispettivamente -0,4% e -0,8%). Su base tendenziale, c’è un aumento del 3,4% in valore e un calo in volume (-4,4%). Andamento analogo per le vendite dei beni alimentari (+5,8% in valore e -6,6% in volume) e dei beni non alimentari (rispettivamente +1,7% in valore e -3,1% in volume).
Rispetto a dicembre 2021, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per tutte le forme di vendita: grande distribuzione (+6,5%), imprese operanti su piccole superfici (+0,8%), vendite al di fuori dei negozi (+1,2%) e commercio elettronico (+0,3%).
Secondo De Mare “le ripercussioni negative sulla domanda per consumi potrebbero accentuare la fragilità del quadro economico, con un rallentamento dell’economia nei primi mesi dell’anno e un deterioramento del mercato del lavoro. Il combinarsi di questi elementi potrebbe contribuire a mantenere l’area del disagio sociale su valori storicamente elevati anche nei primi mesi del 2023 specie nel Mezzogiorno. Tutto questo non può che preoccuparci perché la “resilienza” dimostrata in tutto il 2022 da commercianti e piccoli operatori economici lucani e meridionali non può durare all’infinito. È difficile non arrendersi in un tempo in cui la parola più ricorrente è stata ‘crisi’. E se non c’è stata una crisi sociale lo dobbiamo proprio ai corpi intermedi, quelli vivi e che hanno funzionato, come la Confcommercio che c’è ed è presente sui territori. I corpi intermedi sono determinanti per gli equilibri sociali ed economici del territorio e dunque per le istituzioni regionali dialogare con loro significa tenere conto che innanzitutto i corpi intermedi, le parti sociali e quindi anche il mondo associativo, sono una realtà importantissima in grado di offrire alla politica le richieste del mondo delle imprese”.