La Giunta Regionale, con la dgr 48 del primo febbraio scorso, ha stabilito che i comuni rientranti nelle attuali 4 Aree Interne (Marmo Platano, AltoBradano, Val Sarmento e la Collina Materana) aumentano di numero e nel contempo vengono istituite 3 nuove Aree: Basso Agri, Medio Basento e Vulture che coinvolgono 30 nuovi Comuni portando complessivamente i Comuni lucani interessati dalla Strategia Nazionale Aree Interne a quasi 70 Municipi. In dettaglio le tre nuove Aree interne per la programmazione 2021 – 2027: Medio Agri costituita dai comuni di Armento, Gallicchio, Missanello, Roccanova, San Chirico Raparo e Sant’Arcangelo; Medio Basento costituita dai comuni di Calciano, Ferrandina, Garaguso, Grassano, Pomarico, Salandra e Tricarico; Vulture costituita dai comuni di Atella, Barile, Filiano, Ginestra, Lavello, Maschito, Montemilone, Rapolla, Rionero in Vulture, Ripacandida, Venosa.
La Cia-Agricoltori di Potenza e Matera – che alla IX Conferenza Economica ha affrontato il tema delle aree rurali ed interne come “nodale” per invertire spopolamento e fuga dei giovani – contesta il provvedimento. “A proposito di confronto, concertazione e relazioni fra Regione, territori, rappresentanze produttive, sindacali e sociali, al peggio – sostiene la Cia con il riferimento alla dgr 48/2023 – non vi è limite. Al di la dei volumi di risorse e delle tipologie di interventi attivabili, la cosa che lascia perplessi e basiti – aggiunge la Confederazione – è la totale chiusura sul piano metodologico e relazionale da parte della Regione. Nessun confronto è stata attuato, nessun ascolto nella definizione ed individuazione sia dei nuovi areali che nell’ampliamento di quelli esistenti. La strategia per le aree interne difatti – sottolinea la Cia – è lo strumento per l’implementazione di programmi e progetti del fondo coesione e sviluppo dell’UE a favore di alcune specifiche aree e territori che oggi vivono squilibri, disservizi, marginalità, divari e spopolamento. Temi e problematiche cogenti e rilevanti da cui dipende gran parte delle loro prospettive e, forse, anche del loro futuro. È in gioco l’ esistenza di intere Comunità che oggi vivono e operano in tali zone. Possibile che su questi temi che riguardano quasi il 60% del territorio lucano non si trovi il tempo, le modalità e luoghi di confronto che oltre ad utile, necessario e’ soprattutto previsto dalle norme europee. È ormai modus operandi adottare decisioni senza alcun raffronto, nessun dialogo, assumendo atti vitali per Amministratori e territori attraverso logiche che palesano sempre più’ distanze e distonie dalle nostre Comunità’, dai loro problemi e soprattutto dai loro reali bisogni”.