Pasquale Faraco operatore balneare di Policoro ha inviato una lettera aperta sulla questione delle concessioni balneari. Di seguito il testo integrale.
Questa cosa di far chiudere e togliere dal mercato imprese esistenti, sane e che vivono esclusivamente solo di questo lavoro, per sostituirle con chissà chi, non appartiene alle culture barbarie ed mafiose.
Tenendo conto che le concessioni demaniali marittime, sono soggette al regolamento del codice della navigazione (e non degli appalti pubblici), ed sono dichiarate nell’articolo 28, che esplicita chiaramente che sono concessioni di BENI demaniali e che anche lo stesso estensore, della direttiva servizi bolkestein disse che le concessioni demaniali non sono concessioni di servizi, ma concessioni di beni demaniali e che non rientravano nella direttiva bolkestein, inoltre questo viene chiarito anche nella direttiva europea n. 23/2014 al considerando 15, dalla sentenza del consiglio di stato Sez. VI, 21 maggio 2014, n. 2620 e dal T.A.R. Toscana, Sez. III, 27 maggio 2015, n. 822, ma anche nel TFUE che all’articolo 195 dice testualmente (ad esclusione di qualsiasi armonizzazione delle disposizioni legislative e regolamentari degli stati membri nel settore del turismo).
Già da qui si pone il perché, e il per come, tra i vari organi e poteri dello stato italiano ed europeo, si voglia forzatamente ed astrattamente far cadere per mettere all’asta, le concessioni di beni demaniali in una direttiva che parla solo di servizi pubblici e che oggettivamente da nessun angolo della direttiva compare testualmente la parola concessioni demaniali, anzi la cosa che più avvicina ad un concessione demaniale espressa nella direttiva servivi bolkestein, sta nel considerando 9 (sviluppo ed uso delle terre) che esplicita a chiare lettere che la direttiva non si applica allo sviluppo ed uso delle terre, ed anche nel mentre autorizzativo individuando nel considerando 19 che esplicita (all’eliminazione della maggior parte dei regimi di autorizzazione individuale, ecc., è necessario escludere le questioni disciplinate da tali atti dal campo di applicazione della presente direttiva.).
Inoltre come si può creare un ambiente propizio allo sviluppo delle imprese in detto settore, e creare una economia equilibrata ed duratura (art. 174 – 195 del TFUE).
Mentre l’Europa e l’italia vogliono fare il contrario, vogliono sostituire ergo far chiudere e togliere dal mercato imprese esistenti, sane e che vivono indissolubilmente di questo lavoro, con altre. Tutto ciò e aberrante, togliere il lavoro a chi la creato ed valorizzato, così si crea più povertà, disperazione e far vivere l’agonia di atti estremi, ecc., nelle famiglie delle piccole e micro imprese italiane, che vivono esclusivamente solo di questo lavoro.