Il materano Franco Vespe in una nota esprime alcune riflessioni sulle tragedie della Shoah e delle Foibe e sul festival di Sanremo. Di seguito la nota integrale.
Ormai il 27 Gennaio, insieme a quella del 10 Febbraio,sono diventate ricorrenze fisse dedicate alla memoria di due tragedie come la Shoah e le Foibe. Per non dimenticare ! Eventi nei quali la dignità e le tante piccole storie di persone furono brutalmente sacrificate da quegli stati etici che con la dittatura e la soppressione delle libertà non esitarono a sacrificarle per imporre società perfette La prima si celebra lo stesso giorno in cui i Russi irruppero ad Aushwitz e posero fine al genocidio ebraico, dei ROM, dei malati, degli omosessuali concepito dal delirio della pretesa superiorità della razza ariana. La seconda data si riferisce al giorno quando fu firmato il trattato di Parigi che assegnò alla Jugoslavia comunista di Tito l’Istria e dintorni appartenuti all’Italia. Schiere di Italiani furono trucidati facendoli precipitare nelle foibe carsiche e ben 250 mila istriani e dintorni furono costretti all’esodo verso l’Italia. Sciocco contrapporre questi due eventi politicamente perché ambedue rappresentano la stessa tragedia. E’ stato detto a più riprese che conoscere la storia serve a non ripetere gli stessi errori. Facile a dirsi. Molto difficile invece rimane l’esercizio di leggere i segni dei tempi. La domanda è se quei giorni oggi possono tornare. In verità se un giorno decidessimo di smetterla di pensare che il nostro ombelico (Euro-Americano) sia anche il centro del mondo, realizzeremmo che quei giorni alla fine non sono mai andati via. I genocidi come quello ebraico sono continuati anche se gli ultimi non hanno avuto la stessa (giusta) dignità letteraria come la Shoah. Comunque anche nel nostro ombelico si stanno manifestando alcuni inquietanti segnali che fanno temere che la vita umana possa ancora una volta diventare carta straccia anche nel terzo millennio. Una Caporetto della dignità della persona si sta delineando in modo inquietante attraverso argomentazioni giustificative “new age” ben confezionate nel quadro dottrinale del “politicamente corretto”
La vita nella II grande guerra era stata declassata rispetto al miraggio dell’affermazione delle società “perfette” che le “ideologie” credevano di avere in tasca. Oggi i modelli ideologici che ispirarono le tragedie della II guerra mondiale sono stati soppiantati dall’affermazione di una globalizzazione “maleducata”.
Una globalizzazione dei “mercanti” multinazionali che per intenderci, frequentano il forum di Davos.
L’uomo ha valore solo in quanto “rider” a basso costo da sfruttare; oppure ridotto ad atomo immerso in una società liquida,che acquista beni e servizi propostipre da indifesa e docile del miraggio consumistico. Oggi questa manipolazione coercitiva dei bisogni degli individui da parte delle potentissime camarille globalizzate avviene con l’ideologia ed il bagaglio dogmatico la proposizione della potente ideologia del “”politicamente corretto”. Questa ”. Ideologia perché ai soci “multi-nazionalisti” del World Economic Forum (WEF) che frequentano Davos, non basta più la “moral suation” consumistica condotta attraverso i potenti canali pubblicitari, ma pretendono ideologicamente di autorappresentarsi in presa diretta sulle politiche dei governi o, ancor meglio, dei meta-governi come l’Unione Europea. La globalizzazione perversa suggerita dai soci di Davos vuole spianare schiantare le differenti culture dei popoli per imporre bisogni, interessi e cultura dei consumi uniforme dal ed omologante dal “Manzanarre al Reno, dalle Alpi alle Piramidi”. Una omologazione che favorisce le produzioni su vasta scala proprie delle grandi multinazionali. Un caposaldo di questa ideologia è la proposizione del pensiero unico neo-liberista. Pensiero che vuole sterilizzare il ruolo della politica nel governo della vita degli uomini per affidarla alla mano invisibile del mercato. Un pensiero che ha ripreso in forme più brutali quel materialismo storico che credevamo esserci buttati alle spalle con la sconfitta del comunismo reale.
Un secondo è la gnosi da intendersi come la pretesa della cultura dell’uomo di sovrastare, manipolare la natura. Perfino sopprimerla, se necessario. La gnosi supporta la pretesa di onnipotenza che tutti i possibili e variopinti desideri debbano trasformarsi in diritti da rivendicare, a costo di violentare o cancellare leggi, ordine naturale, infliggendo magari mutilazioni corporali. Perfino certe forme di limitazione o soppressione della vita, che si dovrebbero giustificare solo e soltanto per cogenti necessità, vengono spacciate per sacri ed inalienabili diritti da tutelare.Chi sta sventolando queste bandiere magari sono gli stessi che fanno commoventi” ed “eroiche” lotte per salvaguardare l’ambiente o vezzeggiano con particolare trasporto “vergini cucce”. E’ questo il ciarpame ideologico del “politicamente corretto” che manifestazioni come il festival di San Remo, cercano di far passare. Un secondo caposaldo, ormai diventato un passpartout per poter condizionare potentemente le decisioni politiche, è il terrorismo climatico. Un terrorismo climatico che si affaccia ormai quotidianamente ed in modo asfissiante nei nostri telegiornali (sempre la RAI in prima fila a farlo!). Sembra che perfino l’inversione della rotazione del gorgo prodotto dallo sciacquone del bagno dipenda dai cambiamenti climatici causati dall’uomo! Questo martellamento asfissiante ed anti-scientifico, serve in verità per indurre a comprare costosissime auto elettriche o ad imporre consumistiche sedicenti rivoluzioni green-che green non sono- da far finanziare agli stati! Ma la cosa più devastante, molto più grave ed insidioso di quanto si possa pensare, è il tentativo di imporre abitudini alimentari strampalate per favorire la produzione di generi alimentari prodotte con tecniche di chimica industriale sedicenti “green”. Come altrimenti definire la carne sintetica o le farine di grilli? Questa sciagurata operazione rischia di spazzare via quella sovranità alimentare di ciascuna nazione, regione o città, frutto di culture millenarie e di una profonda simbiotica conoscenza della natura di un territorio. Spazzare via la sovranità alimentare equivale ad infliggere un primo decisivo colpo mortale alla bio-diversità culturale dei diversi popoli che abitano il nostro pianeta. Occorre mobilitarsi con decisione contro questa forma subdola di dittatura esercitata su scala planetaria da quelli del WEF. Quali i possibili antidoti. Promuovere una globalizzazione virtuosa nella quale ognuno si inserisce avendo un ben precisa e preziosa carta d’identità storico-culturale e territoriale. Una globalizzazione che valorizzi le tante culture, le faccia dialogare e ne favorisca una reciproca virtuosa contaminazione a dirla con Latouche. Un secondo sforzo dovrà essere quello di rafforzare la politica come strumento di ri-equilibrio delle risorse e delle condizioni di vita e delle opportunità di ciascuna persona nel mondo. E’ il terreno sul quale dovrebbe muoversi la sinistra e non lo sta facendo! Il segno che la politica non sta funzionando oggi è che la forbice delle disuguaglianze fra ricchi e poveri si sta divaricando. Gli organismi sovranazionali come l’Europa dovrebbero servire a questo. Ma se servono solo a facilitare la pervasività degli interessi dei mercati globalizzati (come pare che sia!) è meglio abbandonarli! Infine occorre ripartire dalla rifondazione e dal rafforzamento del concetto di persona che oggi va declinato in chiave planetaria e protetta dallo strapotere dei soci del WEF. Ermeneutica della persona che si deve tradurre in progettualità politica educante da parte degli stati e degli organismi multi-statali degli interessi del WEF. Non è vero come dice Baumann che l’uomo ridotto ad “atomo” nella società liquida, è indifendibile. Siamo in tempo ad organizzarla una sua difesa. Se ciò non fosse prepariamoci a catastrofi peggiori di quelle del Novecento ed a nuove Auswhitz o Foibe.