L’ex sindaco di Matera, Raffaello de Ruggieri”, in una nota esprime alcune riflessioni su futuro dell’ex pastificio Padula-Barilla-Tandoi in attesa che venga fissata al tribunale di Matera una nuova data per la vendita all’asta dell’area e dell’immobile di via Cererie a Matera. Di seguito la nota integrale.
“Impresa e cultura, le due carte che fanno il PIL” è il titolo di un fondo dell’8 febbraio u.s. di Roberto Napoletano, direttore del “Quotidiano” segnalante la nuova politica del Ministro Sangiuliano “che ha messo al centro della sua azione gli investimenti, non i festival di piazza” e che volge “una attenzione moderna nuova ai luoghi di cultura come moltiplicatori di ricchezza e di lavoro”.
Stride con tale nota l’allarmedegli organi di informazionesecondo cui “le aste passano, siamo alla quarta, tutte deserte, e il destino di questa importante strategica area urbana della città dei Sassi attende di sapere il suo destino”. L’inquietudine così espressa si riferisce alla mancata vendita all’asta dello spazio industriale un tempo occupato dal Pastificio Padula, immeritatamente ricordato come ex-Barilla.
In verità una più penetrante preoccupazione doveva essere rivolta verso i 525.000 residenti che in dieci anni hanno abbandonato il Mezzogiorno d’Italia, comprendente la pesante migrazione selettiva di 150.000 giovani laureati meridionali e il saldo del 4,7% di popolazione in meno della Basilicata, peggior dato d’Italia.
Questo scenario, che prelude ad una regione destinata a divenire moribondo gerontocomio, può essere mutato solo con una politica attiva che favorisca e sostenga investimenti produttivi diretti a creare opportunità di lavoro di qualità.
Di fronte alla cronicità dell’esodo giovanile (negli ultimi due anni la città di Matera ha perduto circa 1500 abitanti), non è più possibile inseguire trionfalistiche visioni ma occorre rivendicare ciò che veramente serve e non già ciò che diffusamente manca.
E ciò che serve è essenzialmente il lavoro.
Noi potremo garantire a Matera qualità urbana e qualità culturale, ma se non allunghiamo le filiere produttive primarie, secondarie e terziarie continueremo a contare la dolorosa fuga dei giovani.
Il turismo non basta: occorrono “fabbriche” in quanto il lavoro non si inventa con scelte di pretenziosi servizi, spesso fuori scala, ma è figlio della crescita economica, delle produttività di un territorio, di concreti fermenti imprenditoriali.
Per tale ragione occorre “produrre imprese” le uniche che possono garantire sviluppo e occupazione. Ma quali imprese? Quelle che, ispirate dalla vocazione del luogo, esprimono il binario vincente della rivoluzione scientifica e tecnologica, cioè fabbriche innovative della conoscenza e della creatività: le “materane officine della cultura”.
Da questa premessa parte il progetto di istituire in Matera, nell’ex pastificio della famiglia materana Padula, la prima zona economica speciale 4.0 d’Europa destinata ad ospitare le industrie culturali e creative, certificate da una recente disposizione normativa, cioè imprese protagoniste nei settori trainanti dell’audiovisivo, del cinema, dei multimedia, dei video giochi, del software, dell’editoria, dell’artigianato artistico, della musica, dell’arte figurativa, delle arti applicate, del design, dell’advertising, della comunicazione, della valorizzazione e della promozionedel patrimonio culturale (progetti di realtà virtuale o di realtà aumentata).
Con questa tensione è sedimentata la scelta di futuro della Zona Economica Speciale della cultura 4.0 di Matera, convinti che la nuova autonomia economica del Mezzogiorno passa da un rapporto stretto tra identità e tecnica, tra autenticità e innovazione.
Un vasto spazio urbano (della consistenza catastale di circa 66.945 mq., su cui insistono volumi per oltre 300.000 mc.) disponibile e capace, ha rappresentato il punto di atterraggio del progetto. Come area più coerente per ospitare le officine della cultura è stata, infatti, individuata quella del dismesso “Pastificio Padula” la cui rifunzionalizzazione, da affidare alla collaudata sapienza di un affermato progettista, diverrà un ulteriore vantaggio competitivo perché “esprimere lavoro” in una “bella” fabbrica diviene un valore aggiunto nella scelta dell’investimento.
Si restituirà coerenza e memoria ad un luogo produttivo, carico di simbologie: dove un tempo si produceva cibo per il corpo, oggi si potrà produrre cibo per la mente.
Mentre maturava questa scelta autorevoli soggetti nazionali in un documento presentato ai Presidenti Mattarella e Draghi, dopo aver definito la «funzione Materaal baricentro del Mezzogiorno continentale», riconoscevano la «cruciale definizione di Matera come “focus attrattore e diffusore delle nuove culture di un “Ecosistema (o “ZES”) della Cultura e dell’Innovazione Digitale”. Bypassato il pericolo di un esiziale isolamento e proseguendo il processo già avviato con il riconoscimento europeo per l’anno 2019, si potrà coerentemente sviluppare e ampliare il suo disegno di consolidamento e di sviluppo; integrando in esso, nel rigoroso rispetto dei suoi valori storici, anzi, esaltandoli nei loro accostamenti, innovativi modelli insediativi di forme e di stili di Vita, interconnessi organicamente fra loro nella multifunzionalità interattiva di “Benessere, Residenzialità, Lavoro, Ospitalità /Turismo/Tempo Libero, Studio, Ricerca, Salute”. In tal modo Matera definirà e consoliderà organicamente la sua vocazione all’innovazione civile, culturale, scientifica, tecnologica, produttiva – autentica “Innovazione Umana” – esaltandola con la valorizzazione di un patrimonio esistente internazionalmente riconosciuto (dai “Sassi” al Museo della Scultura) e affiancando le attività di ricerca avanzata».
La proposta progettuale della “Zona Economica Speciale di nuova generazione (ZES 4.0) per le “Officine Culturali” della città di Matera” non è quindi avventata ed è garantita da uno studio di fattibilità tecnico-economico e da un definito disegno di legge nazionale, concordato con la Regione Basilicata e depositata presso l’Ufficio Legislativo del Ministero per il Sud e la Coesione territoriale.
Per sottrarla ad una intervenuta sconcertante amnesia istituzionale, che dura dal dicembre 2021, la proposta è stata acquisita dalla Associazione Industrie Culturali e Creative di Confindustria, presieduta da Luigi Abete.
Il lavoro per i nostri giovani non nasce con il rifacimento dei marciapiedi o con un “progetto bandiera” non prevedente l’insediamento di fabbriche. Per innestare occupazione non serve un “centro polifunzionale”, ma il rispetto delle leggi dell’economia che decidono dove produrre, registrano la convenienza di esclusivi vantaggi competitivi e scelgono sistemi insediativi perché estratti dalle vocazioni e dai caratteri peculiari dei luoghi.
Per questo la ZES Cultura si innesta nel “genius loci” di Matera, città culturale, città che sprigiona energie e nutre ispirazioni.
Questo è un modo strategico di scegliere il futuro di Matera, traducendo in modernità l’azione prescelta senza paura di partire dal Sud.
La ZES della cultura di nuova generazione 4.0 nasce da questa fermentazione progettuale ed è stata concepita come inedito prototipo di area produttiva per affermare la linea italiana delle industrie culturali e creative, segnata da una speciale normativa. È la traduzione convinta che la fragilità meridionale va sconfitta con azioni coraggiose e risolute, capaci di divenire esemplari e prototipi replicabili.
La ipotizzata ZES materana godrà, oltre a straordinarie esenzioni fiscali e ad essenziali accelerazioni amministrative, anche di specifici vantaggi competitivi, quali:la locazione a canoni calmierati degli spazi produttivi;la presenza di una sede ITS per la formazione degli occupandi e degli occupati nei settori della cultura e del turismo;la sede dell’autorevole area formativa dell’ISIA Roma Design per creare i professionisti del futuro; un centro di settore di studio e ricerca; la presenza organica dell’asilo nido e della scuola materna per i genitori lavoratori; la disponibilità di servizi comuni (sale di rappresentanza, aree meeting, sala mensa, ecc.) di assoluta qualità funzionale e progettuale.
Questa a mio avviso la nuova e coerente destinazione di uno storico luogo materano di produzione e lavoro.
Le risorse occorrenti, per circa € 16,5 milioni, sono tutte… dietro l’angolo, svoltando il quale hanno il volto del CIS Matera (Contratto Istituzionale di Sviluppo), del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), del PO-FESR 2021-2026, del Fondo di Sviluppo e Coesione. Basta inseguirle per catturarle.
Far atterrare imprese nell’ex pastificio Padula non è un sentimentale desiderio, ma una esigenza morale per contenere la dilagante emigrazione delle energie giovanili e professionali di Matera, della Basilicata, dell’intero Mezzogiorno d’Italia.
Non abbiamo bisogno di proclami o di allarmi ma di costruire una corale convinta alleanza di comunità lucana e materana per raggiungere una meta così ambiziosa e così necessaria.