Nuovo intervento politico-economico di Franco Vespe.
Riportiamo di seguito quelle che Franco Vespe definisce alcune riflessioni “ignoranti” sulla crisi che l’Europa sta vivendo. Crisi che si può riassumere con il deficit di solidarietà fra gli Stati.
Occorre fare ulteriori riflessioni sulla crisi dell’Europa e del fallimento storico dell’Euro! E’ un fallimento perché nato su compromessi al ribasso miranti a rassicurare i partners più forti piuttosto che a promuovere una solidarietà ed una sussidiarietà, verticali od orizzontali che siano. E’ un fallimento perché abbiamo creduto che l’Europa potesse essere una formidabile fortezza che ci potesse difenderci dagli attacchi delle speculazioni finanziarie e dalle lobby delle multinazionali ed invece si è trasformata in una efficientissima cinghia di trasmissione dei loro interessi. La telenovela dello spread fra i vari Bond poi ci ha fatto toccare con mano che non solo l’Europa non è una fortezza dalla quale farci proteggere, ma è un fragile trenino con vagoni che, se faticano a stare dietro la locomotiva, possono essere assaltati ed agilmente sganciati come stanno dimostrando con potente geometria banche internazionali “graziate” ma che non “graziano”. Con il rifiuto della Germania di dar vita agli Eurobond e di mantenere ben distinto il debito sovrano delle singole nazioni, ed il quadro è compiuto. E’ chiaro, checché ne dicano i devoti europeisti, convinti fino all’ebetismo, che l’Italia ha sacrificato non poco per entrare nell’Euro ed abbia avuto in cambio non molto. Primo fra tutti il cambio fissato per la Lira per entrare nell’EURO nient’affatto conveniente per le esportazioni italiane. In secondo luogo la sospettosa, anomala forza assunta dall’EURO rispetto al Dollaro assolutamente ingiustificata, stando all’andamento asfittico delle economie dei paesi della zona euro. La forza di una moneta è di per se un beneficio perché con essa si possono calamitare investimenti nella propria area. Investimenti in verità ne sono arrivati ma sono stati gran parte dirottati per l’acquisto di bund della Germania che nel frattempo, grazie all’EURO forte, ha potuto completare la sua ciclopica ed epica impresa della sua unificazione. Al contrario questi investimenti non sono arrivati in Italia che per giunta, con l’EURO forte ha continuato si ad esportare (questo la dice lunga sulle energie presenti nel nostro paese !) ma con il freno a mano tirato e perdendo almeno 2 punti percentuali di PIL per anno. Se i soliti devoti europeisti dovessero provare a contraddirmi (è questa, lo ammetto, la spocchia di chi ha dalla sua parte la musa Urania) consiglierei loro di andare a vedere l’andamento del PIL del nostro paese prima e dopo l’EURO e quello invece della Germania (in pesante recessione prima dell’EURO ed in splendida crescita dopo) per capire fino in fondo cosa sto dicendo. E’ vero che l’Italia ha dei gravi handicap in termini di flessibilità del lavoro (ma credo che questo non sia più un problema visto che abbiamo ormai precarizzato anche il colosseo!), debito pubblico astronomico, malavita organizzata (chi non ce l’ha!), la stolta guerra civile permanente e sotterranea dichiarata unilateralmente dal Nord contro lo sviluppo del Sud fin da quando ci siamo chiamati Italia (avremmo su questo molto da imparare dalla ferrea identità nazionale della Germania), gli indistruttibili corporativismi (in questo non siamo molto differenti dalla Germania!) ma, soprattutto, la suicida idiosincrasia per l’educazione, la formazione, la ricerca che, a ben vedere, è il sintomo inquietante della indifferenza e la distratta sciatteria che riserviamo ai nostri giovani figli. Si ma in questo contesto cosa fare ? Visto che sta crescendo il partito degli euroscettici con Beppe Grillo che ci ha finalmente “rivelato” con la sua irresistibile impertinenza che il “Re e nudo”, occorre fare un’analisi scientifica molto rigorosa –e questo la dovrebbero fare gli stessi partiti invece di affidarsi al sondaggismo Neroniano, con Beppe Grillo in testa- per capire quali sono le convenienze per l’Italia nel rimanere nella zona EURO. Solo a valle di quest’analisi si può decidere di uscirne. Nel caso invece che dovessero emergere delle convenienze nel rimanere, occorre definire una piattaforma negoziale robusta dell’Italia sulla base della quale trattare con la Comunità Europea e la Germania (ormai si è capito chi comanda!). Intanto una prima cosa va chiesta : la creazione degli eurobond . Solo con essi si potrà già mettere la prima pietra per la edificazione della fortezza europea.
Francesco Vespe