Legambiente: “Per rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, l’Italia acceleri il processo di riconversione dei trasporti e la cura del ferro con maggiori risorse economiche pari a 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030. Basta inseguire inutili opere faraoniche come il Ponte sullo Stretto. La Basilicata ancora in attesa della “cura del ferro”. Treni pochi e vecchi, linee lente e inadeguate. Ritardi, scarsa assistenza e poca attenzione alle esigenze degli utenti. E i passeggeri calano drasticamente.
Nonostante dei timidi miglioramenti, in Italia la transizione ecologica dei trasporti è ancora troppo lenta. A pesare soprattutto sul trasporto su ferro, con pesanti ripercussioni sul sud Italia, sono i continui ritardi infrastrutturali, i treni poco frequenti, le linee a binario unico, la lentezza nella riattivazione delle linee ferroviarie interrotte, chiuse e dismesse, e poi le risorse economiche inadeguate. Dall’altra parte, il trasporto pendolare risente ancora degli effetti della pandemia: seppur cresciuto, il numero dei pendolari non raggiunge ancora i livelli del periodo pre-pandemico.
È quanto denuncia Legambiente nel nuovo rapporto Pendolaria 2023, in cui fa il punto sul trasporto su ferro in Italia – indietro rispetto agli altri Paesi europei – con un’analisi sul presente e futuro di questo settore.
Persistono le differenze nelle aree del Paese, e a pagarne lo scotto è soprattutto il Mezzogiorno, dove circolano meno treni, i convogli sono più vecchi – con un’età media di 18,5 anni, in calo rispetto a 19,2 del 2020 ma molto più elevata degli 11,9 anni di quelli del nord – e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate.
Sul fronte investimenti, negli undici anni dal 2010 al 2020, sono stati fatti più investimenti sulle infrastrutture per il trasporto su gomma che su ferro. Stando ai dati del Conto nazionale trasporti, dal 2010 al 2020 sono stati realizzati 310 km di autostrade, a cui si aggiungono migliaia di chilometri di strade nazionali, a fronte di 91 chilometri di metropolitane e 63 km di tranvie.
Un quadro quello di Pendolaria 2023 abbastanza preoccupante su cui, per superare ritardi e problemi, è necessario accelerare il passo avviando una vera cura del ferro. Per questo per Legambiente è fondamentale che il tema dei pendolari e del trasporto su ferro diventi davvero una priorità per il governo Meloni, prevedendo maggiori risorse economiche pari a 500 milioni l’anno per rafforzare il servizio ferroviario regionale (per acquisto e revamping dei treni) e 1,5 miliardi l’anno per realizzare linee metropolitane, tranvie, linee suburbane. Si tratta complessivamente di 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030, recuperabili dal bilancio dello Stato specialmente all’interno del vasto elenco di sussidi alle fonti fossili. L’Italia ha bisogno di aumentare sensibilmente il numero di passeggeri che viaggiano in metro e in treno, se vuole migliorare anche la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di CO2 come previsto dall’Accordo di Parigi.
“Il processo di riconversione dei trasporti in Italia – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è fondamentale. Lo è se vogliamo rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, del taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e del loro azzeramento entro il 2050, visto che il settore è responsabile di oltre un quarto delle emissioni climalteranti italiane che, in valore assoluto, sono addirittura cresciute rispetto al 1990. Per questo è fondamentale invertire la rotta e puntare su importanti investimenti per la “cura del ferro” del nostro Paese, smettendola di rincorrere inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina. Occorre investire in servizi, treni moderni, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce, in linee ferroviarie urbane, suburbane ed extraurbane, potenziando il servizio dei treni regionali e Intercity. Al Ministro delle Infrastruttureedei Trasporti Matteo Salvini chiediamo di dedicare ai pendolari almeno la stessa attenzione che ha messo in questi mesi per il rilancio dei cantieri delle grandi opere”.
In Basilicata solo poco più del 10% dei Comuni è raggiungibile direttamente via treno e le linee ferroviarie che attraversano il territorio regionale sono perennemente in difficoltà.
E’ ancora molto alta la percentuale di convogli con più di 15 anni di età, oltre il 53% (in miglioramento rispetto ai dati riscontrati lo scorso anno (erano il 62%): in ogni caso oltre la metà dei treni sono da considerare troppo vecchi per circolare.
Per muoversi tra i due capoluoghi di Provincia, con Trenitalia non esistono collegamenti se non in autobus e con le Ferrovie Appulo Lucane servono almeno 2 cambi e ci si mette 3 ore e 25 minuti.
La Basilicata presenta meno del 4% di rete ferroviaria a binario doppio e solo il 45% elettrificati, quindi il 55% della rete vede transitare treni diesel.
Il numero di persone che prende il treno e il trasporto pubblico locale, lasciando a casa l’auto, è diminuito drasticamente negli ultimi dieci anni (-35%).
“Pertanto, alla luce di questi dati, – sostiene Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – è evidente come, ancora oggi, gli orizzonti strategici per una mobilità nuova in Basilicata siano purtroppo sempre molto lontani, mentre la sfida dovrebbe essere quella di far aumentare i cittadini che si postano in treno. E le priorità infrastrutturali sono sempre le stesse: il potenziamento della Potenza-Foggia, la velocizzazione della Battipaglia-Potenza-Metaponto (i cui costi sono al momento coperti solo per il 25%), il completamento della Ferrandina-Matera (i cui lavori sono stati finalmente appaltati e si spera possano iniziare entro l’anno) per la quale però è indispensabile programmare investimenti per il collegamento adriatico. Si tratta anche di ragionare, sfruttando le risorse economiche disponibili, sulla riattivazione di tratte ferroviare dismesse, come la Sicignano-Lagonegro, attraverso la velocizzazione, modernizzazione e messa in sicurezza del tracciato, a favore del trasporto pendolare e turistico. Ma tra le priorità c’è anche il miglioramento dell’intermodalità tra i diversi mezzi di trasporto. La Basilicata continua a ricevere pochissimi finanziamenti ministeriali per il potenziamento, l’ammodernamento e la messa in sicurezza del sistema ferroviario regionale. Ma anche gli stanziamenti sul bilancio regionale per il servizio ferroviario risultano troppo limitati. E ciò anche per migliorare i servizi: aumentare le corse per garantire un servizio più frequente e moderno; intervenire per migliorare la puntualità perchè i ritardi su certe tratte non siano più la regola; assicurare su tutti i treni pulizia e sicurezza; rendere le stazioni più accoglienti per i viaggiatori attraverso interventi di rigenerazione e restyling delle stazioni, anche per la capacità di attrarre più turisti. Infine, punto cruciale, la creazione di un servizio ferroviario espresso regionale, con orari cadenzati e treni moderni”.
Il report completo su https://www.legambiente.it