Dimensionamento scolastico, Mega (Cgil Basilicata): “La Regione Basilicata faccia sentire la propria voce e impugni la legge nazionale davanti alla Corte Costituzionale”. Di seguito la nota integrale.
“In Basilicata bisogna invertire la rotta della denatalità e scongiurare il dimensionamento scolastico. A rischio è l’intera tenuta sociale dei nostri territori e la tutela del diritto all’istruzione. L’applicazione della legge 197 del 29 dicembre 2022 in Basilicata produrrebbe una riduzione del 31% degli istituti scolastici, passando dagli attuali 115 agli 84 previsti per l’anno scolastico 2024-2025. Una deriva che dobbiamo assolutamente scongiurare e che richiede una mobilitazione di tutte le forze politiche e istituzionali del territorio, a partire dai sindaci”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega.
“Sulla scia di quanto già fatto dalle Regioni Campania, Emilia Romagna, Toscana e Puglia, anche la Regione Basilicata – aggiunge il segretario – presenti il ricorso alla Corte Costituzionale sul provvedimento legislativo nazionale. L’anno scolastico in corso è cominciato con 1.614 studenti in meno – afferma Mega – con un calo oltre che degli iscritti anche delle classi, 15 in meno (4.080 quest’anno, 4.095 nel 2021), ma non si è registrato nessun accorpamento di istituti. Le legge di Bilancio, invece, rappresenterebbe una vera mannaia per le regioni piccole come la Basilicata, vittime dello spopolamento. La scelta di razionalizzare le sedi sottodimensionate – prosegue – ha il solo scopo di procurare un chiaro risparmio alle casse dello Stato, eliminando le reggenze di dirigenti scolastici e di direttori dei servizi generali e amministrativi, ma con quali conseguenze? Può ancora oggi, nel 2023, l’istruzione essere ancora considerata un costo e non un investimento da chi ci governa?
Di fronte a una crisi di proporzione immane come quella che stiamo vivendo, tra pandemia e guerra in corso nel cuore dell’Europa, la risposta deve essere univoca: bisogna che Stato e Regioni investano concretamente su misure di sostegno sociale al reddito e alle famiglie, aumentando per tutti il tempo scuola per dare un segnale di importanza del ruolo sociale e civile dell’istruzione. C’è in ballo l’esistenza stessa del primo presidio sociale e democratico dello Stato sul nostro territorio oltre che a decine di posti di lavoro. Una ulteriore spinta a quel fenomeno migratorio che è causa determinante della condizione di povertà in cui versa la Basilicata, non solo in termini di Pil e occupazione ma anche di servizi educativi, all’infanzia e ai giovani.
Una reazione a catena che coinvolgerebbe anche i livelli più alti d’istruzione, come rilevato dalla società di consulenza Talents Venture specializzata in istruzione universitaria, la quale sostiene che il calo delle nascite, sommato ai flussi degli studenti che lasciano le aree di residenza nel Sud, rischia di creare veri e propri atenei fantasma, università che, rimaste a presidio dei territori, potrebbero essere frequentate solo da chi ci lavora. Tra queste, quella della Basilicata, dove è prevista entro il 2040 una riduzione della popolazione del 33 per cento.
Non possiamo lasciare che il depauperamento della nostra regione prosegua come se fosse conseguenza di un destino ineluttabile. La Regione Basilicata faccia sentire la propria voce”, conclude Mega.