La quarta commissione (Politica sociale) del Consiglio regionale della Basilicata, presieduta da Dina Sileo (Gm) ha audito Michele Cataldi dell’Unità di crisi Basilicata ed il Dirigente generale della direzione sanità, Francesco Bortolan sulla problematica relativa alle strutture private accreditate, atti di indirizzo su redazione fabbisogni.
“Il Consiglio regionale – ha detto Cataldi – è stato sempre vicino a noi. Sono state bloccate risorse che erano inutilizzate come quelle aggiuntive che fanno parte dell’intero comparto accreditato. Il 29 novembre, in sede di approvazione dell’assestamento, il Consiglio ha approvato anche un ordine del giorno sulle prestazioni sanitarie nella specialistica che sono state erogate su richiesta del servizio sanitario nazionale. Nessuno ci ha mai detto di interrompere le prestazioni. Sicuramente esiste un problema di carenza di risorse ma è anche vero che se un malato arriva in codice rosso bisogna salvarlo. Ci sono strutture che dal prossimo mese comunicheranno al presidente Bardi che sospenderanno le attività perché non hanno più risorse. Ci è stato detto dal dipartimento sanità che c’è l’intenzione di andare a programmare le attività delle strutture accreditate private fondando sulla effettività dei fabbisogni sanitari. Questo costituirebbe un punto di svolta epocale perché i fabbisogni in regione non si sono mai fatti. Il 2014 non era fondato su fabbisogni ma promanava dal 2012. Siamo nel 2023, abbiamo ancora problema di emergenza finanziaria che si traduce anche in emergenza sanitaria perché viene meno l’erogazione delle prestazioni. Dobbiamo correre sull’emergenza. Chiediamo alla commissione di farsi portavoce di un supplemento di sollecitazioni affinchè il governo regionale dia un cenno di soluzione per le prestazioni che non sono state ancora pagate relativamente al 2022.
Nel 2022 il governo nazionale, sulla scorta del decreto Draghi sostegno bis, aveva stanziato fondi per recupero liste di attesa. La regione in agosto dello scorso anno ha deliberato il piano di recupero delle liste di attesa avendo avuto una dotazione finanziaria di 4 milioni 600 mila euro, 600 mila erano destinate a strutture private per abbassare liste di attesa, tutto il resto era stato affidato alle aziende per essere utilizzate per le prestazioni aggiuntive dei medici in organico nelle strutture pubbliche. La regione Basilicata non ha speso tutti i fondi. I medici presenti nelle strutture pubbliche avrebbero dovuto lavorare tantissime ore al giorno e molti medici hanno preferito avere altro tipo di incarico piuttosto che essere remunerati con prestazioni aggiuntive. Come verranno utilizzati i fondi non spesi dal momento che potranno essere utilizzati entro dicembre 2023”?
Da parte sua il Direttore Bortolan ha detto che “è fuori discussione che il privato accreditato serva ed è fondamentale perché il pubblico non arriva dappertutto. La qualità delle prestazioni è buona e tutti i fondi disponibili per il privato devono andare al privato e non in altre direzioni. Dei 34 milioni che sono stati stanziati, ai circa 27 si dovevano aggiungere i 5 milioni della ospedalità privata. Non esistendo quest’ultima, i fondi devono essere assegnati all’ambulatorialità. Non è un passaggio automatico perché sottostiamo alla programmazione del ministero della salute ma anche ai rilievi del Mef.. Quest’anno ancora nel documento di distribuzione dei tetti dei primi mesi dell’anno non ho potuto distribuire i 5 milioni per il 2023 perché serve aggiornamento della legge e un’altra verifica al Mef che avviene il 30 marzo. Massima disponibilità a distribuire fondi. Il presidente Bardi si è impegnato a reperire risorse aggiuntive. Per quanto riguarda la quota aggiuntiva pari a 4 milioni per il pubblico, preciso che Crob e Ospedale San Carlo hanno speso i fondi loro assegnati, Asp e Asm no. Dobbiamo verificare come possiamo spendere, entro il 2023, i due milioni non spesi. Stiamo riformulando i fabbisogni”.
Sull’argomento sono intervenuti, oltre alla presidente Sileo, i consiglieri Leone, Cifarelli, Vizziello, Zullino, Perrino.
Successivamente la commissione ha ascoltato il Direttore Generale dell’ ASM, dott.ssa Sabrina Pulvirenti, la Coordinatrice regionale trapianti della Regione Basilicata, dott.ssa Maria Grazia
Schievenin e il dottor Domenico Dell’Edera sul tema del funzionamento del laboratorio di tipizzazione tessutale dell’Azienda Sanitaria di Matera, in qualità anche di Centro di riferimento per l’attività di tipizzazione genetica.
Evidenziata dagli auditi la scarsa attività che negli anni ha caratterizzato il Centro per carenza del personale che comportava per il dirigente e il tecnico assegnati, turni di reperibilità non accettabili.
Per tutto il 2022 il laboratorio di genetica ha supportato il Centro. Si è proceduto con una convenzione con il Lazio per il prelievo organi. In questo momento non c’è personale e non c’è accreditamento. L’attività di donazione prosegue. Bisognerebbe lavorare sull’incrementazione dei donatori. C’è carenza anche di donatori di midollo. Va distinta l’attività di coordinamento da quella di laboratorio. Bisogna lavorare sulla formazione, sulla sensibilizzazione.
Da parte del direttore generale Bortolan l’intenzione di andare avanti con questo centro di eccellenza.
Sono intervenuti, oltre alla presidente Sileo, i consiglieri Vizziello, Cifarelli, Perrino, Zullino, Bellettieri.
La commissione ha approvato poi a maggioranza, con i voti favorevoli di Sileo, Leone, Bellettieri, Giorgetti, astenuti Perrino e Cifarelli, l’atto amministrativo avente ad oggetto “Regolamento di
organizzazione e funzionamento del Registro Tumori della Regione Basilicata (RTB)” -Approvazione preliminare. Anche su quest’atto è intervenuto il Dirigente Generale della Direzione generale per la salute e le politiche della persona, Francesco Bortolan, mentre la presidente Sileo ha auspicato “una approvazione bipartisan perché da troppo tempo si parla di questo registro”.
“I Registri Tumori (RT) – si legge nella relazione – sono strutture deputate alla raccolta e registrazione di tutti i tumori incidenti in un determinato territorio. Il ruolo primario di un Registro Tumori è quello di costituire e gestire nel tempo un archivio di tutti i nuovi casi di tumore diagnosticati ed assicurare che la registrazione dei dati avvenga in modo rigoroso e con carattere continuativo e sistematico.
La maggior parte dei registri italiani sono registri di popolazione ovvero, raccolgono i dati relativi alle malattie tumorali di tutti i residenti di un determinato territorio (può essere una singola città o un’intera regione, una provincia o il territorio di una ASL). Accanto ai Registri generali di popolazione, vi sono i Registri specializzati, che raccolgono informazioni su un singolo tipo di tumore o su specifiche fasce di età o su tumori professionali.
In Basilicata è presente un Registro Tumori di popolazione generale su base regionale, istituito con
DGR n.1277 del 26 giugno 2000, ai sensi del Piano Sanitario Regionale giusta deliberazione Consiglio regionale n.478 del 30.12.1996, ed affidato in gestione all’IRCCS CROB.
Il registro tumori della regione Basilicata rientra nell’operatività della legge regionale 5 luglio 2011, n.14 recante ‘Istituzione di registri di rilevante interesse sanitario e di particolare complessità’. Quest’ultima all’art. 3 prevede che con regolamento regionale, adottato in conformità al parere espresso dal Garante per la protezione dei dati personali, ai sensi degli articoli 20 e 154, comma 1, lettera g), del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati personali), vengono stabiliti i tipi di dati sensibili trattabili, le operazioni eseguibili, le specifiche finalità perseguite da ciascuno dei registri previsti dalla norma, i soggetti che possono avere accesso ai registri e i dati che possono conoscere, le misure di sicurezza dei dati”.
In coerenza con il dettato normativo, il regolamento, dopo aver precisato le definizioni sotto il profilo terminologico (art.1), aver definito l’oggetto del registro (art.2) ne declina le finalità all’art. 3, connesse all’attività di ricerca: produrre misure dell’incidenza, mortalità, sopravvivenza e prevalenza dei tumori; descrivere il rischio della malattia per sede e per tipo di tumore, età, genere ed ogni altra variabile di interesse per la ricerca scientifica; svolgere studi epidemiologici sugli andamenti temporali e la distribuzione territoriale dei casi, sui fattori di rischio dei tumori, sugli esiti degli interventi di diagnosi precoce, delle terapie e dei percorsi diagnostico-terapeutici, anche in collaborazione con altri enti e strutture regionali, nazionali e internazionali di ricerca scientifica in campo epidemiologico; produrre dati anonimi e aggregati per la programmazione, gestione, controllo e valutazione dell’assistenza sanitaria, inerente agli interventi di prevenzione primaria e secondaria rivolti alle persone ed all’ambiente di vita e lavoro, nonché dell’efficacia dei programmi di screening; monitorare e valutare i dati relativi all’appropriatezza e qualità dei servizi diagnostici terapeutici, alla sopravvivenza dei pazienti affetti da cancro.
L’art. 4 determina nell’ l’IRCCS CROB di Rionero in Vulture il titolare del trattamento dati, in quanto soggetto titolare del registro, l’art. 5 definisce la tipologia dei dati sensibili ed il successivo art. 6 la fonte dei dati. Rispetto a questi ultimi, il regolamento ne disciplina la comunicazione (art.7) e la diffusione (art.8), mentre gli artt. 11 e 12 stabiliscono rispettivamente la conservazione e la codifica. L’art. 9 individua i titolari del trattamento e le loro modalità di accesso mentre il successivo art. 10 stabilisce le misure di sicurezza del registro da rispettare in tutte le fasi del trattamento dei dati. Tale articolo prevede che il titolare del trattamento adotti tali misure, anche a seguito di un’adeguata valutazione d’impatto sulla protezione dei dati condotta ai sensi dell’art. 35 del Regolamento (UE) 2016/679, alla luce di quanto disposto dai precedenti articoli 25 e 32 del medesimo regolamento Comunitario. Coerentemente con le disposizioni in materia di privacy l’art. 13 disciplina l’informativa agli interessati, mentre l’art. 14 le comunicazioni al Garante della Privacy dei data breach, ossia delle violazioni di sicurezza che comportano, accidentalmente o in modo illecito, la distruzione, la perdita, la modifica, la divulgazione non autorizzata o l’accesso ai dati personali trasmessi, conservati o comunque trattati. L’art. 15, infine, disciplina le fonti di finanziamento del Registro e l’art. 16 la durata della disciplina transitoria prevista in vista dell’adeguamento e dell’adozione delle modalità tecniche e delle misure di sicurezza di cui al Disciplinare Tecnico previsto dall’articolo 10.
È opportuno precisare, conclusivamente, che lo schema di regolamento è stato redatto sulla base dello schema tipo approvato dalla Conferenza Stato Regioni, rispetto al quale è intervenuto il parere del Garante della Privacy con proprio provvedimento n.227 del 18 aprile 2018 e che, pertanto, non risulta necessario sottoporlo al di lui ulteriore parere.
La commissione è quindi tornata ad esaminare la proposta di legge, di iniziativa dei consiglieri Pittella e Cifarelli sulla “Istituzione della figura professionale dello psicologo di base”.
“La proposta di legge – si legge nella relazione – intende istituire la figura professionale dello psicologo di base convenzionato con il Servizio sanitario regionale. Una proposta di legge che nasce dall’esigenza di rispondere ai bisogni più profondi del paziente, inteso come soggetto psichico oltre che fisico. Una figura che dovrà rispondere ai bisogni di supporto psicologico per i pazienti che soffrono di numerose patologie psicologiche che attualmente non trovano un adeguato servizio sanitario e un professionista specializzato rispondente alle loro reali esigenze.
Per quanto riguarda, invece, la tutela del benessere psicologico dei minori, lo psicologo di base opererà nei seguenti disagi: disturbi cognitivi, disturbi socio comportamentali, violenze sessuali e psicologiche, tutela del minore in caso di separazione o di divorzio dei genitori, supporto psicologico in caso di patologie cronico-degenerative. Lo psicologo di base interverrà anche nel supporto psicologico in casi di grave emergenza per la collettività, per la famiglia (casi di violenze domestiche, stalking, eccetera) e per l’individuo (gravi lutti, suicidi di parenti stretti, violenze sessuali e psicologiche)”.
La presidente Sileo ha comunicato che sono pervenute sull’atto osservazioni da parte dell’ufficio legislativo. In merito è stata ascoltata Marina Pecoriello dell’Ufficio politiche sociali e sistemi di welfare del dipartimento sanità, la quale ha fatto presente come “la pdl fa propria una tematica affrontata già nel momento dell’istituzione dell’ordine degli psicologi. Si tratta di una figura preziosissima che promuove il benessere psicofisico del cittadino, per cui dovrebbe stare accanto alla figura del medico. Chiedo al proponente di fare una integrazione affinchè ci sia una prevenzione non solo fisica ma anche psicologica”. La presidente Sileo, firmataria della pdl, si è detta disponibile ad accogliere eventuali integrazioni migliorative, mentre Cifarelli ha proposto di avvalersi della consulenza della dottoressa Pecoriello.
La commissione ha poi esaminato la proposta di legge, di iniziativa dei consiglieri Leone e Coviello e sottoscritta anche da Sileo, Giorgetti, Cifarelli e Bellettieri su “Disposizioni per la prevenzione e la cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e il sostegno ai pazienti e alle loro famiglie”.
Il consigliere Leone, nell’illustrare la proposta, ha posto l’accento “sulla filosofia dello strumento legislativo che nasce – ha detto – dal mio vissuto come medico e come pediatra su una problematica nuova che riguarda i ragazzi, facendo riferimento all’anoressia nei primi 12/13 anni fino all’abulimia in età adulta. Una patologia che fino a poco tempo fa interessava più le ragazze, e che da qualche tempo interessa anche i ragazzi. Riguarda un disturbo dell’anima. All’interno della nostra regione esiste già un centro, quello molto ben strutturato di Chiaromonte, che deve essere pensato come processo finale. Il nostro compito è quello di individuare il prima possibile queste patologie. E’ un nostro dovere morale quello di aver cura dei giovani”.
“I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) – si legge nella relazione – costituiscono oggi una delle patologie più preoccupanti dell’emisfero occidentale: si stanno diffondendo con notevole rapidità, stanno interessando fasce sempre più ampie di popolazione in termini di caratteristiche anagrafiche e sociodemografiche e hanno forme e caratteristiche sempre più diversificate e gravi. Si è abbassata l’età di esordio della patologia, con un aggravamento della prognosi e la necessità di un trattamento differenziato e complesso, specifico per i disturbi dell’età evolutiva e dell’adolescenza. In particolare, è in aumento la patologia maschile in età pre-adolescenziale e adolescenziale.
Le espressioni sintomatiche del problema, il rapporto con il cibo e l’alterazione della percezione
personale del proprio corpo, sono una manifestazione conclamata di un processo in cui si intrecciano fattori biologici, sociali e psicologici. Da questo contesto, riteniamo che debba seguire la necessità di un’azione complessiva di indirizzo regionale per un orientamento ai servizi che si occupano di DCA che, nell’intento di superare l’attuale frammentazione delle azioni, fornisca un quadro di riferimento chiaro e articolato per lo sviluppo di interventi integrati, coordinati e professionalmente qualificati.
A tal fine la legge prevede l’istituzione di una rete di servizi socio-sanitari caratterizzata
dall’approccio integrato e multidisciplinare, di cui fanno parte presidi sanitari ben identificati e visibili presso le aziende sanitarie locali che assicurano livelli assistenziali di tipo ambulatoriale, day hospital, ricovero in ospedale in caso di urgenza, trattamento residenziale e semi-residenziale. Le competenze professionali di chi vi opera devono essere accresciute attraverso la formazione e un aggiornamento professionale specifico, così da offrire risposte qualificate in modo integrato nei vari livelli di intervento. Per porre in atto su tutto il territorio regionale una strategia coordinata, la legge prevede · azioni di informazione e di promozione della salute, finalizzate a ingenerare consapevolezza di comportamenti e stili di vita che possono facilitare l’insorgenza e la cronicizzazione di disturbi del comportamento alimentare. In collaborazione con scuole, associazioni e famiglie, si promuoveranno studi periodici per la rilevazione epidemiologica dell’incidenza e della prevalenza dei disturbi da comportamento alimentare, individuando al contempo le fasce di popolazione a rischio sulle quali indirizzare interventi finalizzati ad una diagnosi precoce. Il monitoraggio della salute degli adolescenti per i casi di disturbo alimentare e patologie associate dovrà essere perseguito in maniera sistematica”.
Sul tema è intervenuta la funzionaria del dipartimento sanità Mariangela Mininni che ha ricordato come che esiste un fondo nazionale per i disturbi della nutrizione sottolineando la necessità di implementare i servizi soprattutto laddove non ci sono per dare un vero supporto alle famiglie.
Hanno partecipato ai lavori della quarta Commissione consiliare, oltre al presidente Sileo (Gm), i consiglieri Trerotola (Pl), Giorgetti (Gm), Polese (Iv-RE), Cifarelli (Pd), Bellettieri (Fi), Baldassarre (Idea), Perrino (M5s), Vizziello e Zullino (Basilicata Oltre), Leone (FdI)