“La sfida del cambiamento e le nuove traiettorie di sviluppo sostenibile”. E’ il tema scelto per l’assemblea regionale di Confindustria Basilicata organizzata nel pomeriggio nel polo conferenze dell’Unahotels Mh Matera.
Riflettori nazionali accesi sull’industria lucana e sulle potenzialità di sviluppo della Basilicata. Confindustria Basilicata ha promosso una riflessione sui principali temi che impattano le imprese e il territorio chiamando a confronto i massimi esponenti di Governo, nazionali e locali, Confindustria e Coni.
Sono intervenuti il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi; il presidente del Coni, Giovanni Malagò; il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto; il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso in collegamento da remoto e il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.
Il confronto è partito con la relazione introduttiva del presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma mentre il sindaco di Matera, Domenico Bennardi, ha aperto i lavori moderati dal direttore de “Il Sole 24 Ore”, Fabio Tamburini.
L’iniziativa è stata promossa per stimolare un dibattito sui principali temi economici di stringente attualità, alla luce di un contesto caratterizzato da sfide complesse, anche connesse alla doppia transizione ecologica e digitale, ma anche da notevoli opportunità, legate soprattutto al PNRR e alla nuova programmazione comunitaria.
Lo scopo del convegno è stato quello di far emergere il contributo in termini di analisi e prospettive che può offrire la Basilicata, regione che per tanti versi può considerarsi emblematica rispetto ai principali driver di sviluppo.
Vito Bardi (Presidente Regione Basilicata) all’assemblea regionale di Confindustria: “Bonus gas anche alle imprese”
Intervenendo alla manifestazione di Confindustria a Matera, il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, ha ribadito “la volontà, in questo ultimo anno di legislatura, di dare un chiaro e forte segnale al mondo delle imprese. Come noto, è in atto una riforma degli aiuti di stato a livello europeo, soprattutto su spinta della Germania. Se l’evoluzione del quadro di regolamentazione europea sarà compatibile con le nostre aspirazioni, potremo estendere i benefici pensati per le famiglie con la norma sul “gas gratis a tutti i lucani” anche alle imprese. Se questo disegno non fosse possibile, con le risorse che avremo a disposizione potremo finanziare un fondo di rotazione che intervenga con equity o prestiti a servizio delle imprese che operano in Basilicata”, ha concluso Bardi.
Di seguito la relazione del presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma
Grazie ai Signori Ministri, al Presidente del Coni e al Presidente della Regione per aver accettato il nostro invito.
E ancora grazie di cuore al Presidente di Confindustria, ai Vice Presidenti nazionali, al Direttore Generale, ai numerosi colleghi Presidenti delle articolazioni territoriali e regionali del nostro sistema Associativo che, anche questa volta, con la loro presenza, testimoniano un’attenzione convergente e immutato spirito di squadra.
Grazie alle Autorità civili, militari e religiose, ai Parlamentari, ai Consiglieri e Assessori Regionali, ai Presidenti della Province lucane e al nutrito numero di Sindaci e Amministratori che vedo in sala.
Un ringraziamento speciale ai segretari sindacali e alle associazioni datoriali con cui vantiamo una consolidata prassi di confronto.
Un saluto ai tantissimi colleghi amici imprenditori.
Benvenuti nella città millenaria dove è iscritta l’intera parabola dell’uomo e dove la storia ha vinto sulla geografia meritando di figurare tra le capitali europee della cultura.
Una città incantevole in una regione con tante meraviglie ma con alcuni feroci paradossi.Ritengo che la conversazione pubblica odierna debba partire dalnodo principale,dall’inverno demografico che, tra gli altri, l’ISTAT costantemente ci segnala.
Parlo di un paradosso masi tratta di una amara profezia.
Ebbene, dentro un quadro che declina il generale fenomeno dell’impoverimento demografico del Paese, va registrato il dato che inchioda la Basilicata alla previsione di un decremento tra i più rilevanti della popolazione residente.
È il sintomo evidente di una accelerazione di processi che, seppure in linea con la tendenza generale in atto nelle economie e società progredite, hanno ragioni specifiche che chiamano alla responsabilità la politica e le classi dirigenti. Quindi, anche la nostra. Per il ruolo che impresa e lavoro sono chiamati ad esercitare nei processi di sviluppo, che sono sempre l’effetto del funzionamento di un sistema economico e sociale.
La non adeguata valorizzazione delle risorse di cui disponiamo e la storica debolezza infrastrutturale di cui acutamente soffriamo sono questioni di vitale importanza che pesano sulle relazioni e sui progetti di vita delle nuove generazioni.
Si pensi, solo a mo’ d’esempio, alla Basentana, l’arteria che ha “aperto” e unito la regione e che oggi torna a dividerla.
Siamo in presenza di una congiura di lavori in continuo svolgimento, in stato di perenne emergenza.
Una “burla a senso unico alternato”, che rinnova una storia di isolamento e di inadeguatezze.
Abbattere le distanze diviene quindi una priorità vitale. Distanze fisiche e distanze storiche. Quelle che permangono fra Nord e Sud del Paese e che perpetuano gli effetti della “questione meridionale” che ha trovato da noi in Nitti e Fortunato i lettori critici della formazione della Unità nazionale, costruita sulle diversità ma chiamata a colmarle.
Siamo una regione interna, alla ricerca di una identità, di una strategia innovativa che sia progetto di sviluppo incardinato sulla equazione su cui regge ogni prospettiva: legareterritorio, popolazione e risorse in una combinazione virtuosa. Una relazione la cui virtù consiste nel sottrarre le risorse all’utilizzo improduttivo, immetterle nella catena del valore, così da esaltarne gli effetti nei progressi della società regionale. Solo in questa chiave petrolio, gas ed energie rinnovabili, acqua e idrogeno verde, cultura, storia e fascino dei luoghi (le città storiche, i borghi, i monti, le coste, i parchi, i laghi) possono entrare nella proposta lucana da presentare al Paese e all’Europa.
Mi pare questa l’operazione da avviare. E ciò potendo contare su una vera corresponsabilità, innanzitutto dentro il circuito della politica regionale e contestualmente sulla cooperazione nazionale,senza la quale, Signori Ministri, l’eredità di un Paese dualisticorimarrà permanente.In un quadro che va sgombrato da equivoci e ipocrisie legate alle sorti magnifiche e progressive di un’autonomia differenziata che sin dal lontano 2001 si sarebbe candidata a renderci tutti più ricchi e tuttipiù uguali in un’unica Patria. Al di là dell’ironia, sarà bene dire parole chiare:
A che punto siamo? Cosa possiamo attenderci dal progetto legislativo che annuncia la cosiddetta autonomia differenziata?
Condivido pienamente l’opinione del Presidente Bonomi. A partire dalla domanda che egli pone: l’autonomia differenziata è una scelta che, nelle condizioni date, giova all’unità del Paese?
Aggiungo, dopo oltre 20 anni dalla riforma costituzionale e nel mutato scenario delle sfide globali, ha ancora senso parlare di autonomia differenziata?
È una scelta che si fa carico di valorizzare l’intero potenziale di manifattura, ricerca, servizi, risorse di cui l’Italia dispone senza lasciare indietro territori gravati da storie e ritardi?
E poi, è stata approfondita la coerenza di una riforma del regionalismo,che contiene tratti di una radicalità in senso federalista, con l’opzione presidenzialista?
Una delle obiezioni sta nella natura delle competenze che si intendono delegare alle regioni. Soprattutto su materie che esigono regie centrali e coordinamento europeo. Come le grandi reti infrastrutturali, l’energia, il sistema sanitario – aggredito ormai da pandemie globali – la scuola, che deve poter contare su una base universale e paritaria. Per non parlare, poi, delle competenze che vengono rivendicate nelle politiche commerciali sempre piùgovernate a livello sovranazionale.
Quale che sia la risposta a tali quesiti, su cui il dibattito politico, con tutta evidenza, non si è finora adeguatamente soffermato, la questione preliminareèla condizione della società e dell’economia del Mezzogiorno. Quel Sud a cui vanno conferite le risorse necessarie al raggiungimento di una reale parità di cittadinanza rispetto alle aree più prospere e progredite. Così da consentirgli di concorrere agli obiettivi globali cui deve tendere un grande Paese come il nostro.
Se, dunque, l’obbiettivo condiviso è il superamento del divario tra le due aree del Paese, non si comprende come l’autonomia differenziata, nelle forme in cui si prospetta, possa aiutarci a raggiungerlo.
Non si tratta dunque di recriminazioni stantie, né di fuga dalle responsabilità, ma di porre il Mezzogiorno con le sue grandi potenzialità quale motore strategico dello sviluppo dell’intero Paese.
Il titolo del confronto di oggi evoca, non a caso, “le sfide” che ci attendono come l’orizzonte nel quale collocare obiettivi e valori in un tempo difficile che chiama tutti ad un impegno straordinario.
Al Mezzogiorno e alla Basilicata va riconosciuto un ruolo sia per il posizionamento nel Mediterraneo, sia per l’oggettivo essenziale contributo in quella che costituisce la sfida delle sfide, l’autonomia energetica del Paese.
Ridisegnare il profilo di un’avanzata economia industriale, partendo dal Sud e dal suo posizionamento strategico, rimanda al ricordo di altre stagioni, in primis quella di Mattei, che viene in questi giorni giustamente ed orgogliosamente evocato. Quando l’accesso alle risorse energetiche rappresentò l’obiettivo di una grande politica estera. E il Sud, compresa la Basilicata, ne beneficiò avviandola sua complessa emancipazione dal sottosviluppo.
oggi si riaffaccia con prepotenza la doppia centralità: quella del sud e quella italiana in europa, proprio per il valore oggettivo che assume la loro versatilità mediterranea.
aggiungiamoci una terza centralità.
Quella della Basilicata gratificata dalla grande opzione energetica,non solo per il contributo che viene dai giacimenti, quanto per le opportunità che il territorio manifesta per la produzione di energie rinnovabili. E ciò in virtù della naturale dotazione infrastrutturale disponibile, a servizio dei processi di accumulazione e distribuzione di energia.
Nel progetto che vede il Paese comehub energetico nel Mediterraneo su cui sta operando il Presidente del Consiglio Meloni, la Basilicata, con il potenziamento del mix energetico che è già in grado di esprimere, potrà giocare un ruolo da vera protagonista.
La realizzazione di un hub energetico nazionalerichiederà una straordinaria riconversione del modello industriale, la piena declinazione del paradigma della sostenibilitàispirato al concetto della neutralità tecnologica e,inoltre,una profonda revisione delle politiche settoriali dentro un nuovo registro di integrazione.
Se l’obiettivo della decarbonizzazione richiede un radicale cambio di passo, la tecnologia dell’idrogeno può contribuire a fornire una decisiva spinta, soprattutto nei settori più difficili da riconvertire. Gli investimenti che stanno per concretizzarsi in tema di idrogeno dovranno essere il prologo alla creazione di una nuovafiliera industriale. La sfida è far gemmare, anche con il supporto dell’Università e dei Centri di Ricerca della Basilicata, una catena del valore integrata tra i tanti segmenti: trasporto, stoccaggio, distribuzione, trasformazioni dei processi industriali, produzione di componentistica, manutenzione, fino ai servizi di ingegneria ad essi collegati. Solo in questo scenario in Basilicata si potrebbe parlare di valle dell’idrogeno.
Sottolineo che sono ben 12 le proposte progettuali presentate in Basilicata nell’ambito dell’Avviso pubblico finalizzato alla realizzazione di siti di produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse.
È la dimostrazione di quanto la nostra regione sia interessante per gli investitori e che è necessario appostare ulteriori risorse per la produzione di questo vettore energetico.
Cogliamo, pertanto, l’occasione per rappresentare ai Signori Ministri la richiesta di ulteriori risorse per la realizzazione sul nostro territorio di un numero più ampio di iniziative progettuali.
Fare presto non è solo necessario ma risponde a un creditoche, per quel che riguarda l’energia, la Basilicata vanta verso l’intero Paese!
Un altro deiparadossi: anche la nostra regione, pur ricca di petrolio e tra le più virtuose per produzione da fonti rinnovabili, ha sfiorato l’abisso. Una consistente fetta del mondo produttivo è stata messa in ginocchio dal caro energia.
Solo un parziale ristoro è venuto dalla meritoria iniziativa della Regione Basilicata volta a incentivare l’autoconsumo delle imprese da fonti rinnovabili, così da ridurrela bolletta energetica. La risposta massiccia delle imprese rende ora urgente l’individuazione di ulteriori risorse.
Ma il vero obiettivo da perseguire sta nelle derogheai vincoli della normativa sugli aiuti di Stato. Vanno perciò trovati gli ulteriori spazi per garantire tagli alla bolletta energetica anche a chi fa impresa in Basilicata, come già avviene per le famiglie lucane.
Alla Regione, dunque, chiediamo di verificare, d’intesa con il Ministro Fitto e con il Dipartimento per le Politiche di coesione, le condizioni per concordare con la Commissione un regime di aiutifinanziato con le risorse rivenienti dalla valorizzazione della quota di gas estratto disponibile.
Va dato atto a questo Governo, così come a quello che lo ha preceduto, dell’impegno per contrastare gli effetti più drammatici del caro energia, seppure nella precarietà della finanza pubblica. È successo, in alcuni casi, che qualche misura si sia persa per strada, come quella relativa al contributo sotto forma di credito di imposta per l’efficienza energetica nelle regioni del Sud. Mentre incalzano nuove partite, soprattutto a valere sul PNRR, come quella delle Comunità Energetiche Rinnovabiliper le quali, come ha recentemente anticipato il Ministro PichettoFratin, dovrebbero venire importanti novità.
Riteniamo, però, che manchino ancora interventi di carattere strutturale che vadano oltre la dimensione dell’emergenza e affrontino i veri nodi della questione energetica.
Da affrontarsi con un approccio più maturo, fermi restando gli inderogabili obiettivi di decarbonizzazione nella prospettiva della transizione, che implica anche per noi lucani un salto di qualità nell’approccio all’industria estrattiva.
L’Oil&Gas è stato linfa vitale per la tenuta socio-economica della Basilicata. Soprattutto nei momenti più cupi della tempesta perfetta. Il qualificato indotto di imprese operanti all’interno della filiera fossilene è la plastica rappresentazione.
Il ricco sottosuolo lucano continua a essere fecondo anche per una parte della nuova imprenditorialità. Come accade grazie ai contratti di sviluppo a valenza regionale a sostegno di investimenti no oilfinanziati con le risorse rivenienti dalle estrazioni.
Eppure, a 30 anni dall’avvio di questa esperienza senza precedenti per il nostro territorio, siamo ancora a chiedere procedure più celeri sul versante delle autorizzazioni. Valorizzare pienamente le risorse naturali disponibili, agevolare gli interventi di ammodernamento degli impianti e, soprattutto, favorire gli auspicabili progetti di transizione ecologica: sono obiettivi minimi ma assolutamente urgenti.
Il tema delle rinnovabili chiama l’intero Paese ad un’azione risoluta per centrare target di capacità di generazione tali da metterlo al riparo da nuovi shock energetici.
Ciò esige che si esca dalla gabbia di una burocrazia lenta e che imbriglia notevoli investimenti privati e,con essi,le aspirazioni di un Paese più verde.
Solo presso il dipartimento regionale ben 250 procedimenti attendono di essere valutati e cantierizzati.
Il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato di recente un regolamento che snellisce e velocizza le procedure autorizzative per la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili. Da sue recenti dichiarazioni, Signor Ministro PichettoFratin, emerge che, in aggiunta al varo del nuovo decreto-legge collegato al PNRR, il Governo intende intervenire con un ulteriore “pacchetto semplificazioni” su tutte le fasi del procedimento.
Ci auguriamo che sia davvero la volta, anzi,lasvolta buona.
Nel ciclo della transizione ecologica si decide poi il destino di un’altra rilevante fetta della nostra manifattura.
Il recente via libera del Parlamento europeo all’addio al motore endotermico entro il 2035 è per l’automotive lucano l’ultimo atto di una tragedia annunciata. Si tratta di una decisione illogica: l’elettrico non è la panacea di tutti i mali e scartare a priori altre tecnologie appare una scelta miope. E, soprattutto, dannosa: rilevanti pezzi di filiera e migliaia di posti di lavoro andranno in fumo.
Bene ha fatto la Regione aderendo all’alleanza di Lipsia e abbiamo molto apprezzato la ferma presa di posizione del Ministro Urso. Condividiamo con lui la necessità di trovare un’alternativa a quello che è stato definito un “suicidio civile, sociale ed economico”. Si tratta ora di costruire una via d’uscita in occasione della verifica di fattibilità della transizione fissata al 2026.
Ma al Signor Ministro Urso mi preme segnalare una questione che tormenta la società lucana: cosa sta accadendo allo stabilimento Stellantis di Melfi? Al netto degli effetti connessi alla transizione ecologica, quali sono le reali intenzioni dell’azienda?
La tipologia della componentistica prodotta in Basilicataci porterebbe a concludere che il passaggio all’elettrico inciderà in maniera solo parziale su fabbrica e indotto. Ciò nonostante, proprio in Basilicata, dove è già in avanzata fase di realizzazione il processo di insourcing di alcune attività da parte di Stellantis, si va configurando uno scenario da “figli di un Dio minore”, con la previsione di un ridimensionamento dell’attività industriale molto più grave rispetto ad altri stabilimenti italiani, per i quali, invece, si prevede nel medio periodo un incremento dei volumi produttivi.
Non drammatizzo se sottolineo che lo scenario che si prospetta per i prossimi anni è allarmante.
Per le informazioni disponibili, le nuove vetture (le quattro elettriche ben note e una presumibile quinta vettura) che verranno prodotte a Melfi a partire dal 2025 realizzeranno a regimevolumi produttivi pari solo alla metà di quelli prepandemici. Con gravissimi effetti sull’occupazione, sull’industrializzazione e sull’economia della nostra regione.
La riconversione per Melfi non è pertanto una soluzione sufficiente.
La Regione ha avviato le procedure per il riconoscimento di area di crisi complessa che sarà un importante strumento di sostegno per i mesi a venire.
In ogni caso, non è più rinviabileuna risposta all’interrogativo: perché è cambiata la mission dello stabilimento di Melfi? Quali sono le vere ragioni della strategia adottata dall’azienda. E, soprattutto, come modificare un assetto già deciso? Cosa ne saràdi tutta la forza lavoro in esubero?
Sono domande drammatiche. Servono risposte.
Presidente Bonomi, Signori Ministri, Presidente Bardi, è bene essere chiari: il colpo per la Basilicata potrebbe essere esiziale.
Si faccia allora un miglior gioco di squadra e all’attacco, Signori Ministri, in uno con la Regione Basilicata, per chiedere a Stellantis garanzie di maggiori volumi produttivi. E si continui, al contempo, ad agire in sede comunitariaper rimuovere l’irrazionale switch off dell’endotermico al 2035, che è in palese violazione del principio della neutralità tecnologica. Così come si sta efficacemente facendo in questi giorni al Coreper, in vista del prossimo Consiglio UE, e ancor meglio con l’auspicabile convergenza di altri Paesi (Germania, Polonia, Bulgaria).
Va corretta una scelta che appare incomprensibile, specie se rapportata a quelle che si sono adottate e si stanno ancor adottando negli USA e in Cina a sostegno delle rispettive filiere produttive.
La sfida della competitività globale pretende una risposta europea. E Bruxelles deve difendere l’industria Europea, come ha ribadito, solo qualche giorno fa, il Presidente Bonomi.
Ma dall’Europa viene una reazione ancora debole. Lo dimostra, da ultima, la battaglia di retroguardia sull’ipotesi di un nuovo fondo unico comunitario, rispetto al quale parrebbe tuttavia registrarsi qualche piccolo segnale. Il Ministro Fitto sa che, per ora, il Governo ha meritoriamente incassato la maggiore flessibilità sull’utilizzo dei fondi europei e in particolare quelli del PNRR.
Vogliamo dargli atto di aver rafforzato la governance e le strutture di Missione accentrando le competenze in un unico Ministero presso la Presidenza del Consiglio.
Ci auguriamo, perciò, che, rispetto agli investimenti infrastrutturali attesi,la quantità di risorse finalmente disponibili viaggi di pari passo con progettualità e capacità tecnico amministrativa così da spendere bene e nei tempi previsti.
Il gap quali-quantitativo di competenze continua a essere un forte freno all’efficienza della Pubblica Amministrazione. Un male che arriva da lontano ma che in questo momento rischia di produrre effetti dirompenti, mettendo a rischio la capacità degli enti territoriali di intercettare e spendere presto e bene le ingenti risorse messe a disposizione dal PNRR e dai Fondi della coesione.
Anche su questo, il caso Basilicata diventa quasi emblematico: siamo tra le regioni che, negli ultimi dieci anni, hanno subito la maggiore riduzione di organico negli enti pubblici maprimi per numero di progetti a valere sul PNRR proposti dai singoli comuni.
Scontiamo al contempo il triste primato di regione tra le più lente per l’esecuzione delle opere: in media sono necessari due anni in più rispetto all’Emilia.
Rappresentiamo dunque al Ministro Fitto la necessità di assumere le opportune iniziative di rinforzo della capacità amministrativa, mettendo a valore le opportunità contemplate dal programma Capacità per la Coesione. Ci auguriamo che produca risultatimigliori di quelli conseguiti dall’analogoprogramma attivato nel ciclo 2014-2020,conun occhio di riguardo per le Regioni meno attrezzate.
Si tratta anche di accelerarela progettazione e la cantierizzazione delle opere funzionali alla mitigazione del rischio idrogeologico. I ritardi accumulati in questi anni ci hanno presentato l’amaro conto dei recenti eventi calamitosiche non hanno risparmiato neanche la Basilicata.
Interventi, questi, che porterebbero una boccata di ossigeno a molte imprese edili che, dopo la rinascita degli ultimi due anni spinta soprattutto dai bonus, sono di nuovo in uno stato di forte sofferenza. Molte di essea rischio tracollo a causa dei crediti incagliati a cui ora si aggiunge lo stop della cessione del credito e dello sconto in fattura per le spese relative a tutti i bonus edilizi. Ora che è venuta meno anche l’ipotesi di intervento diretto delle Pubbliche Amministrazioni nell’acquisizione dei crediti, si rendeindispensabile un riesame normativo che risolva celermente il problema e, al contempo, offraun quadro chiaro sul futuro dell’edilizia. Un comparto impegnato, come sappiamo, nel conseguimento degli irrinunciabili e incalzanti obiettivi di riqualificazione energetica e ambientale e di rigenerazione del patrimonio edilizio del nostro Paese.
Sollecitiamo, quindi, l’accoglimento delle proposte di ANCE e ABI sull’utilizzo in compensazione degli F24 sui crediti maturati per i bonus edilizi, l’attivazione di un circuito di acquisti da parte di istituzioni e aziende partecipate dallo Stato, nonché la salvaguardia delle iniziative in essere, con la correzione delle criticità innescate sugli interventi del sismabonus, della ricostruzione post -sisma, degli IACP, delle ONLUS operanti in ambito sanitario e dell’edilizia libera, in attesa di ridisegnare un nuovo sistema organico, che superi le logiche emergenziali e le criticità dei bonus e dia certezze e stabilità a imprese e famiglie.
E non si lasci sfuggire la disponibilità delle nostre imprese, anche quelle lucane, ad intervenire per alleggerire lo stock dei crediti incagliati.
Se queste sono alcune delle questioni che nascono dalla oggettivadebolezzadel nostro territorio, ritengo giusto segnalare le specializzazioni produttive della nostra regione che possono definirsi veri campioni di resilienza e di risultati.
Come ilpolo del legno arredo, punta di eccellenza del Bello e Ben fatto, massima espressione di imprese dalle radici salde nel territorio e sempre più esportatrici.
O ancora, come la nostra agroindustria che può contare in Basilicata su importanti realtà internazionali e nazionali. Entrambihanno chiuso in crescita il 2022, nonostante le enormi difficoltà legate alle ricadute del conflitto in Ucraina, al caro energia edelle materie prime. E si sono avviate in un 2023 che si prevede altrettanto positivo.
Lo stesso vale per le eccellenze di tutto rilievo dell’industria meccanica, chimica, della farmaceutica, della plastica e dell’aerospazio che il territorio ospita, che costituiscono, inoltre, un forte catalizzatore di competenze. Ce lo rivelano recenti indagini effettuate sulla composizione di alcune delle realtà produttive, in particolare chimiche e farmaceutiche,da cui emerge che circa il 50 per cento della loro forza lavoro è rappresentato da laureati in diversi ambiti scientifici.
Vantiamo un notevole potenziale di imprese fortemente orientate all’innovazione. Esse vanno sostenute, Presidente Bardi, da una politica industriale cheincentivigli investimenti in ricerca e sviluppo,puntando sempre di più sulla nuova S3. Anche a supporto delle start up giovanili. Il che consentirà adaziende ed enti di ricerca, con lo stimolo dei cinque Cluster Tecnologici regionali, di poter operare in ambiti innovativi e tecnologicamente avanzati.
Il 2022 ha segnato il pieno ritorno in pista anche del turismo in Basilicata, con trend positivi di crescita eun’offerta regionale sempre più ampia e completa. L’annuncio dell’avvio delle attività per il nuovo Piano Turistico Regionale rappresenta un segnale importante per traghettare il settore verso il futuro, con un adeguato posizionamento sui mercati nazionale ed internazionaledei Turismi e per conseguire l’obiettivo della sua destagionalizzazione. L’auspicio è che si possa investire di più, anche a sostegno delle iniziative private, oltreché della promozione, e si recuperino i ritardi sul versante degli strumenti della programmazione territoriale del turismo costiero.
Presidente Bardi, la Basilicata ha oggi bisogno di coltivare il coraggio delle ambizioni. Anche e soprattutto rispetto al potenzialedella filiera sportiva.
Non mi dilungo sui ben noti benefici sociali di una corretta diffusione della pratica sportiva che si traducono anche in performance di spesa pubblica.
Ci preme un altro aspetto, non meno rilevante: lo straordinario impatto dello sport sulla crescita economica e l’occupazione. Un dato eccessivamente sottostimato, quantomeno a queste latitudini. Eppure, i numeri sono estremamente significativi: lo sport genera quasi 389.000 posti di lavoro nel nostro Paese; 96 miliardi di euro i ricavi nel 2019 (anno medio di riferimento prima della pandemia), equivalenti al 3,6% del Pil italiano. Eppure, il Mezzogiorno e la Basilicata in particolare ignorano quasi del tutto la potenza economica di questa leva, occupando posizioni di conclamata retroguardia sul fronte dell’impiantisca sportiva.
Il Presidente Malagò ci ha recentemente ricordato che il PNRR interviene sì, ma non adeguatamente.
I 13 interventi già ammessi a finanziamento per la riqualificazione di strutture sportive di alcuni comuni della Basilicata sono positivi ma non risolutivi. Non sufficienti a recuperare il gap che anche su questo terreno rischia di allargarsi ulteriormente.
Credo soprattutto che sia arrivata l’ora per la Basilicata di progettare grandi eventi sportivi che sposino la straordinaria ricchezza e varietà paesaggistica di questa regione e si sostanzino della forza del partenariato pubblico – privato, con il coordinamento e il sostegno del CONI e la sponda nei Ministeri dello Sport e del Turismo e della Regione Basilicata. Sull’esempio dei Giochi del Mediterraneo che si svolgeranno nella vicina Taranto nel 2026 che, auspichiamo, possano coinvolgere anche la struttura di offerta turistica nella provincia di Matera, e in particolare della costa metapontina. In questa direzione va l’assegnazione, alla Basilicata, da parte della Giunta Nazionale del Coni, dell’ottava edizione del Trofeo CONI estivo 2023, una “mini Olimpiade” italiana che rappresenta il più importante evento di attività giovanile in Italia che coinvolge oltre 4.000 tra atleti e accompagnatori e che saranno per quattro giorni ospiti all’interno dei villaggi turistici della costa jonica. Crediamo, dunque, in una Basilicata luogo ideale per eventi continuativi di questa tipologia.
Abbiamo fin qui provato a delineare il composito quadro delle sfide che ci attendono,pur consapevoli di un’analisi che non può certamente considerarsi esaustiva.
Saremo in grado di vincerle? L’ottimismo non ci difetta. E neanche la lucidità e la lealtà di ammettere che ciò potrà concretamente avvenire solo se saremo finalmente in grado di attuare alcune imprescindibili precondizioni.
La prima, questione delle questioni: l’assoluta inadeguatezza delle reti infrastrutturali, logistiche e digitali che dilata e moltiplica distanze territoriali, ma anche economiche e sociali.
Qualsiasi leva per spingere la competitività del territorio non sarà mai sufficiente se non saremo in grado di garantire collegamenti adeguati.Abbiamo bisogno di rafforzare le reti stradali, in maniera funzionale alla connettività con la rete TEN-T e ai sistemi logistici ad essa asserviti.
Tra le tante opere necessarie, su tutte, c’è il Corridoio Stradale “Salerno-Potenza-Bari”, di importanza strategica per tutto il Mezzogiorno e per la capacità di connettere trasversalmente il territorio campano, lucano e pugliese.
Altrettanto strategico per l’intera Basilicata è il collegamento Mediano Murgia – Pollino che rafforza l’armatura di collegamento est-ovest consentendo maggiore livelli di accessibilità ad aree interne della Regione.
Nutriamo molte attese dalla realizzazione,nei tempi previsti,delle tratte dell’alta velocità “Salerno – Reggio Calabria” e “Taranto – Battipaglia” inserite nel PNRR.
L’aggiudicazione, avvenuta qualche giorno fa, dei lavori per la realizzazione della nuova linea Ferrandina Matera La Martella – emblema del drammatico isolamento della regione – dota finalmente questa città della sua ferrovia. Ma per cogliere in pieno l’obiettivo del rafforzamento trasportistico della nostra regione, è tuttavia fondamentale prevedere la sua estensione verso la dorsale adriatica.
Non possiamo più trascurare la necessità di messa in sicurezza e adeguamento strutturale e funzionale della viabilità interna regionale per assicurare a tutto il territorio, compreso quello più periferico, possibilità di accesso alle opportunità di crescita e di sviluppo sociale ed economico.
Seppure siamo ancora in attesa del decreto per la riperimetrazione delle aree, riusciamo finalmente a toccare con mano gli effetti della piena operatività della Zes interregionale Jonica.
Sono stati finanziati interventi di rafforzamento infrastrutturale, in corso di appalto, e cominciano a rilasciarsi le prime autorizzazioni uniche. Sapere che le prime istanze sono relative a investimenti ricadenti in Basilicata è la conferma di un dinamismo imprenditoriale che è pronto a mettere in circuito nuova linfa per la crescita.
Sappiamo bene che il sistema delle Zesè importante per il futuro del Mezzogiorno. Anche per la Basilicata, cerniera logistica per vocazione geografica con la Zes Jonica, è in gioco la possibilità di attrarre investimenti industriali a partire dalla Valbasento, retroporto più prossimo a Taranto dove messianicamente si attendono, da anni, il polo logistico intermodale e la zona franca doganale per finire alle altre aree industriali della regione (Tito, Jesce, La Martella)su cui sono già attivi nuovi importanti investimenti infrastrutturali a valer sui fondi del PNRR.
Aree industrialiper le quali la banda ultralarga è requisito essenziale e fattore abilitante di sviluppo e attrattività.
Strumenti di maggiore attrattività dei territori, dunque, ma anche più sostegno alla competitività delle imprese.
E arrivo alla seconda precondizione.
Come sosteniamo da tempo, non è più differibile un corposo taglio del cuneo fiscale che, ovviamente, deve riguardare tutte le imprese. Il Presidente Bonomi ne ha parlato per primo e per molto tempo da solo, purtroppo. Si tratta della misura maggiormente efficace, e su questo concordano anche i sindacati, per restituire al contempo più potere di acquisto ai lavoratori e maggiore competitività alle imprese.
Va inoltre rafforzata la patrimonializzazione delle PMI che rappresentano la grande fetta del nostro tessuto imprenditoriale, aiutandole a crescere dimensionalmente. Così come è necessario garantire aiuti alla carenza di liquidità aziendale attraverso strumenti di ingegneria finanziaria quali forme di private equity, venture capital, emissione di mini-bond aziendali, nuovi strumenti agevolativi.
Ma se è vero com’è vero che ci muoviamo dentro l’insostenibile paradosso di undoppio divario di sviluppo,che per di più continua ad essere alimentato dalle dinamiche di crescita degli ultimi due anni, è necessario, Signor Ministro Fitto, che misure come Decontribuzione Sud abbiano finalmente una natura strutturale e non congiunturale. Crediamo che sia quindi fondamentale che essa venga estesa fino al 2029.
La recente fotografia della Relazione sugli interventi di sostegno alle attività produttive scattata dal suo Dicastero, Signor Ministro Urso, immortala bene l’anomalia che alimenta il circolo vizioso: a beneficiare degli aiuti concessi nell’immediato post Covid sono state, in grandissima maggioranza, le imprese del Nord.
Non può accadere, così come oggi accade, che alla Basilicata venga riconosciuta, nell’ambito della nuova Cartadegli aiuti di Stato a finalità regionale, un’intensità di aiuto inferiore a quella di altre regioni, per altro contermini.
È necessaria, in occasione della revisione di medio termine, una specifica iniziativa presso la Commissione Europea,per evitare gap territoriali di competitività.
L’aspirazione di un Sud traino di crescitadel Paese si fonda necessariamente sull’impresa.
Più impresa.
Perché – come ci ha ricordato Papa Francesco in occasione della nostra Audizione presso la Santa Sede – le grandi sfide della nostra società non si potranno vincere senza buoni imprenditori, e io aggiungo tanti buoni imprenditori in più, in grado di interpretare il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo.
E il più grande impegno che ci chiama in causaper offrire una credibile opportunità di sviluppo alla Basilicata, cari colleghi lucani, è contribuire a mettere un arginealla spoliazione di capitale umano, ricucendo gli strappi di una società lacerata da divari generazionali, di genere e di competenze.
Ed ecco la terza precondizione.
Solo puntando sul potenziamento del nostro tessuto produttivo saremo in grado diinvertire la rotta del declino demografico che minaccia la possibilità stessa di avere un futuro.
Ma noi siamo convinti da tempo che il ruolo dell’impresa non si esaurisca nella creazione di nuova, sicura e qualificata occupazione.
Le dinamiche sempre più complesse e mutevoli che caratterizzano l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro ci chiamano a un impegno ancora più fattivo.
Confindustria ha voluto coglierlo a pieno.
Come avviene con gli ITS, dove le imprese partecipano attivamente al processo della formazione professionalizzate dei nostri ragazzi. Le imprese faticano a trovare 4 profili su 10, soprattutto nelle materie cosiddette Stem. Dobbiamo, quindi, rafforzare questo tipo di offerta formativa anche sul territorio.Per quanto riguarda le specializzazioni produttive della Basilicata, il gap riguarda soprattutto la Meccatronica, il Turismo, l’Edilizia e l’Agroindustria.
Gravano, poi, negativamente sull’accesso alla formazione terziaria la carenza di formazione professionale avanzata, l’inadeguatezza dei percorsi di orientamento e transizione tra scuola superiore e Università, l’insufficienza dei servizi residenziali per gli studenti universitari e gli ostacoli di natura economica all’accesso agli studi. Sappiamo che si tratta di questioni ben note al Ministro Fitto, che in un’altra stagione fece di queste uno dei pilastri di un Piano per il Sud che i Governi successivi non attuarono.
Il PNRR destina risorse importanti alla formazione terziaria. La nostra sollecitazione è che l’articolazione territoriale della spesa tenga conto dei diversi punti di partenza e non di una generica quota di riserva per il Sud. Alle risorse e i progetti del PNRR si aggiungano, in misura adeguata all’altezza della sfida, quelle dei programmi regionali in una logica di virtuosa complementarietà.
Si tratta, in conclusione, delle necessarie premesse a qualsivoglia strategia di sviluppo, che hanno tutte a che fare con la capacità di trattenere e attrarre investimenti, capitali, risorse umane e competenze.
Concludo.
Abbiamo provato a disegnare un orizzonte, abbiamo indicato premesse e condizioni per un’impresa che ci possa portare fuori dalle secche di una crisi permanente. Una crisi che se non fosse contrastata con coraggio e con idee innovative segnerebbe il nostro declino. Nel ringraziarVi per l’attenzione e nel rinnovare il saluto grato agli Ospiti, consentitemi di richiamare le parole del Presidente della Repubblica, pronunciate in occasione del suo intervento all’assemblea dell’ANCI:
“Punti fermi sono la garanzia dei diritti dei cittadini, che al Nord come nel Mezzogiorno, nelle città come nei paesi, nelle metropoli come nelle aree interne, devono poter vivere la piena validità dei principi costituzionali”.
La nostra risposta è quella di oggi, vogliamo sentirci parte di un’avventura e di un destino comune, vivere il nostro impegno civile dall’interno di una Basilicata e di un Sud rigenerati, forti e ambiziosi.
Consiglieri regionali Polese e Braia (Italia Viva) condividono la richiesta di Somma (Confindustria) per il sostegno alle imprese per far fronte al caro energetico: “Si trovino le risorse per finanziare nostro emendamento approvato a dicembre”
“Condividiamo la richiesta di Francesco Somma presidente di Confindustria Basilicata che chiede sostegno alle imprese lucane per affrontare gli aumenti del costo energetico”. Lo dichiarano i due consiglieri regionali di Italia Viva – Renew Europe, Mario Polese e Luca Braia a margine dell’Assemblea degli industriali che si sta svolgendo in queste ore nella città dei Sassi. I due esponenti renziani rilanciano: “Il nostro emendamento approvato il primo dicembre scorso all’interno dell’assestamento di bilancio regionale, prevedeva anche per le imprese lucane benefici che prima non erano previsti dal bonus gas. Questo per far fronte al caro della bolletta energetica e aiutare un intero settore in difficoltà”. “Purtroppo – sottolineano Polese e Braia – fino a oggi la Giunta regionale non ha trovato le risorse necessarie per finanziare quella legge. Non si perda più tempo e si intervenga disponendo nuovi fondi per rendere operativa quella legge che con il passare delle settimane diventa sempre più vitale per centinaia di aziende e di rimando per migliaia e migliaia di lavoratori e di certo non basta la dotazione ‘simbolica’ di un milione di euro di cui sta parlando il presidente della Regione, Vito Bardi”.
Assemblea Confindustria a Matera, Ugl Basilicata:”Sentirci parte di un’avventura Italiana forte e ambiziosa”.
“La sfida del cambiamento e le nuove traiettorie di sviluppo sostenibile, come intende realizzarla il Presidente della Confindustria Basilicata, Francesco Somma è un segnale importante che va nella direzione auspicata dall’Ugl. Ruolo chiave dovranno comunque essere le politiche industriali annunciate dal ministro Urso, e l’Italia potrebbe giocare un ruolo da vera protagonista nella realizzazione del progetto del Presidente del Consiglio Meloni, che punta a far diventare l’Italia un hub energetico nel Mediterraneo”.
E’ quanto hanno detto il Segretario Regionale dell’Ugl Basilicata, Florence Costanzo e il Segretario Territoriale della Ugl Matera, Pino Giordano intervenuti al Convegno di Confindustria Basilicata svoltosi all’Unahotels Mh di Matera.
“I riflettori che è riuscita ad accendere Confindustria Basilicata, fanno luce non solo sul mezzogiorno d’Italia bensì dalla Basilicata, con il faro sull’industria lucana e sulle potenzialità di sviluppo della Regione, si và a promuove una riflessione sui principali temi che impattano il sistema Italia, le imprese e il territorio. Il Presidente Somma – continuano Costanzo e Giordano – bene ha fatto nel mettere a confronto i massimi esponenti di Governo, nazionali e locali, Confindustria e Coni, il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi; il presidente del Coni, Giovanni Malagò; il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto; il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. E sulla strada giusta stà proseguendo il Governo con il confronto con le parti sociali e con le forze produttive, fondamentale per vincere la sfida della competitività e per rilanciare il Sistema Paese. Tante cose sono in programma da questo Governo ma, per l’Ugl tanto ancora c’è da fare: la prima, questione l’ampliamento delle reti infrastrutturali, logistiche e digitali che dilata e moltiplica distanze territoriali: ma anche economiche e sociali che bloccano investimenti, attrattori e sviluppo, frenando la competitività del territorio se non saremo al passo e in grado di garantire collegamenti adeguati di importanza strategica per tutto il Mezzogiorno, e per la capacità di connettere trasversalmente le regioni del sud con il resto d’Italia. Un sistema Italia che impone l’adozione di misure strutturali di medio e lungo periodo a livello comunitario dove per l’Ugl è prioritario rendere flessibili le risorse stanziate tramite il Pnrr e il Repower Eu, individuando, al contempo, nuovi strumenti come il Fondo sovrano europeo. È necessario, pertanto, investire su misure dirette a sostenere i processi di transizione in atto per salvaguardare la sovranità tecnologica e l’autonomia strategica dell’Unione europea sulle materie prime, scongiurando, così, la dipendenza economica da altre potenze mondiali. Strumenti di maggiore attrattività dei territori, dunque, ma anche più sostegno alla competitività delle imprese. La sfida del cambiamento e le nuove traiettorie di sviluppo sostenibile devono essere queste – concludono i Segretari Ugl, Costanzo e Giordano – che devono essere tradotte in premesse e condizioni per le imprese che possano produrre, creare occupazione e portare tutti fuori da una crisi permanente. Questo è quanto sostiene l’Ugl, alla luce di un contesto caratterizzato da sfide complesse, anche connesse alla doppia transizione ecologica e digitale, ma anche da notevoli opportunità, legate soprattutto al PNRR e alla nuova programmazione comunitaria”.
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La fotogallery del convegno (foto www.SassiLive.it)