Giorgia Calamita (Fiom Cgil): “Per dare risposte alla crisi industriale in Basilicata è necessaria una nuova stagione di confronto tra governo, istituzioni locali, imprese e parti sociali”. Di seguito la nota integrale.
“Ognuno dovrà fare la propria parte, le istituzioni locali e Confindustria dovranno garantire un vero confronto con le parti sociali tramite i tavoli aperti dell’automotive, del petrolio e delle altre aziende metalmeccaniche per garantire una spinta propulsiva anche verso il governo centrale, affinché si possano dare risposte alle crisi per garantire una sostenibilità sociale ed economica nella nostra regione”. Lo afferma la segretaria generale della Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita, a seguito dell’incontro promosso ieri da Confindustria a Matera.
“Gli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina e della pandemia – prosegue – stanno mettendo a dura prova il sistema industriale italiano gravato da un rilevante aumento del costo delle materie prime, del gas e dell’energia, e dalle difficoltà di approvvigionamento dei normali flussi produttivi. In una fase di transizione energetica e digitale la competizione del settore industriale nel nostro paese non è stata orientata e rivolta all’innovazione e agli investimenti sulla ricerca per nuove produzioni e prodotti ecosostenibili. Negli ultimi 30 anni l’assenza di politiche industriali da parte dei governi ha prodotto delocalizzazioni e impoverimento del tessuto produttivo, con impatto gravissimo sulla tenuta occupazionale e sulla qualità del lavoro e di vita delle persone.
È necessario – aggiunge Calamita – progettare e realizzare nuove filiere industriali integrandole con quelle esistenti, consentendo il mantenimento della competitività delle nostre aziende, garantendo quindi le risorse economiche indispensabili ad una giusta transizione. Nell’era della transizione industriale, ecologica, digitale e tecnologica si dovrà governare un processo lungo e rivedere l’idea di sistema Paese che ci consenta di individuare e risolvere i problemi strutturali che impediscono al nostro tessuto industriale di crescere e svilupparsi. Non possiamo continuare ad affidare le sorti dell’Italia ad un sistema produttivo e industriale basato sul profilo basso della competizione dei prezzi. Avviare una stagione di contrattazione è indispensabile, per favorire l’aumento salariale, la tenuta occupazionale, l’innovazione e sostenibilità ambientale e per contrastare il dumping contrattuale e dei diritti, nella intera filiera produttiva, ormai sempre più organizzata in sistema di appalti in tanti settori industriali. Inoltre garantire il miglioramento della condizione di lavoro e di vita, unire il mondo del lavoro, definendo l’uniformità delle condizioni contrattuali a parità di prestazione professionale, dare centralità all’industria per far ripartire l’economia nel nostro paese.
Nella nostra regione – sottolinea la segretaria Fiom – la crisi è ancora più evidente non solo nell’automotive a Melfi, ma anche nel settore del petrolio, delle industrie metalmeccaniche del potentino e del materano, nel siderurgico, dove l’aumento del costo delle energie e delle materie prime è l’alibi perfetto per confermare la logica della riduzione dei costi, cancellando diritti e salario. Stiamo assistendo al ridimensionamento e all’efficientamento dello stabilimento più grande del Mezzogiorno, Stellantis, con ricadute pesanti occupazionali anche sull’indotto e sulle logistiche, lavorazioni che subiscono processi di internalizzazione nello stabilimento, lasciando il vuoto nell’indotto. Importante è stato l’accordo firmato nel 2021 anche dalla Fiom con Stellantis che prevede la transizione a Melfi con la produzione di 4 modelli elettrici a partire dal 2024, ma l’azione unilaterale aziendale, su modifiche all’organizzazione del lavoro, frequenti fermate produttive improvvise, utilizzo discriminatorio del contratto di solidarietà, l’assenza di manutenzione impianti e la cura degli ambienti, e l’incentivo all’esodo per svuotare lo stabilimento, sono la causa del peggioramento delle condizioni di lavoro, di salute, di sicurezza, di salario e di vita delle lavoratrici. Per l’indotto si aggiunge inoltre l’incertezza dell’ acquisizione di commesse per le nuove vetture elettriche con Stellantis. È in atto una disarticolazione del sistema industriale dell’area di Melfi, con la committente che rivendica la riduzione dei costi sull’intera filiera dell’8% con conseguente cancellazione dei diritti contrattuali e riduzione del salario a causa di una competizione tra le aziende. Stellantis anche in sede ministeriale non ha presentato piani industriali che possano finalmente dare prospettive produttive e occupazionali, per questo motivo da tempo chiediamo impegni precisi per il raggiungimento della saturazione degli impianti con nuovi modelli per garantire la tenuta occupazionale.
Per governare la transizione e mantenere i rapporti di lavoro ancorati alle aziende – conclude Calamita – è necessaria una nuova stagione di confronto tra governo nazionale, parti sociali e imprese, per rimettere al centro il lavoro, l’aumento dei salari, una rimodulazione degli orari di lavoro a quattro giorni e il recupero del potere d’acquisto delle retribuzioni che dovrà avvenire con la contrattazione di primo e secondo livello attraverso l’aumento dei premi di risultato. Nessuna modifica va poi posta al codice degli appalti”.