8 marzo, Angela De Nicola, docente e operatrice culturale di Rionero in Vulture: “Il mondo del lavoro tra promozione e controllo dell’attuazione del principio di uguaglianza: la figura istituzionale della consigliera regionale di parità”. Di seguito la nota integrale.
Ed eccoci ad un altro 8 Marzo. Lo scorso anno, in un clima di “pieno, roboante e spaventoso inizio di invasione Ucraina”, scrivevo in merito a tutte le guerre che noi donne non abbiamo ancora vinto. Le guerre, è vero, non finiscono mai. E nel mondo del lavoro di vere e proprie guerre, specialmente noi donne -tra conquiste, progressi e regressi- ne abbiamo combattuto e ne combattiamo davvero tante. Quest’anno ho deciso, in occasione della giornata che celebra i traguardi passati e futuri di tutte le donne, di andare ancora di più sul concreto. Perché esiste una figura istituzionale che in ogni regione, in sede di consiglio e non, garantisce la promozione ma anche il controllo dell’attuazione del principio di uguaglianza e dunque di non discriminazione nel mondo del lavoro: la Consigliera di Parità, una figura particolarmente rilevante sia livello nazionale che regionale: conoscevate il ruolo di questo prezioso e strategico garante pubblico?
Nel giorno che da sempre celebra la parità, la bellezza e l’orgoglio sociale, produttivo, lavorativo della donna, l’argomento non solo è decisamente appropriato ma va tenuto a cuore ed in debita considerazione. Un motivo in più per sapere che esistono donne che in maniera istituzionale ed ufficiale operano in virtù di un forte e decisivo contributo per il miglioramento concreto dei diritti e dell’uguaglianza sociale che proprio oggi stiamo celebrando.
La Consigliera Nazionale di Parità, infatti,è una figura istituita per la promozione e il controllo dell’attuazione dei principi di uguaglianza, di opportunità e di non discriminazione tra uomini e donne nel mondo del lavoro, regolamentata dal D.lgs. 198/2006 e successive modificazioni.
È nominata con decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministro per le Pari Opportunità, tra persone in possesso di requisiti di specifica competenza ed esperienza pluriennale in materia di lavoro femminile, di normative sulla parità e pari opportunità nonché di mercato del lavoro.
In particolare, la Consigliera di Parità si occupa della trattazione dei casi di discriminazione di genere sul lavoro di rilevanza nazionale e della promozione di pari opportunità per lavoratori e lavoratrici, anche attraverso la collaborazione con gli organismi di rilevanza nazionale competenti in materia di politiche attive del lavoro, di formazione e di conciliazione.
La figura della Consigliera Regionale di Parità è naturalmente presente anche nella nostra regione. Come blogger-freelance mi sono posta l’obbiettivo di conoscere ed intervistare le avvocate che la rappresentano in Basilicata: Ivana Enrica Pipponzi consigliera regionale di parità effettiva e Rossana Mignoli consigliera regionale di parità supplente, le quali espletano un ruolo tanto cruciale quanto delicato come quello della promozione e del controllo per l’attuazione del principio dell’uguaglianza di genere (e dunque la non discriminazione) all’interno del territorio regionale, con l’impegno, peraltro, di diffondere la conoscenza delle politiche di genere nella società lucana.
Nell’esercizio della sua funzione, la Consigliera Regionale di Parità è altresì un pubblico ufficiale avente l’obbligo – all’interno dei compiti istituzionali che le sono stati affidati – di segnalare all’autorità giudiziaria tutti quei reati discriminatori, di cui viene a conoscenza per ragione del suo ufficio.
Dialogando con loro ho personalmente aperto una finestra su un mondo che non conoscevo e che vorrei condividere proprio oggi con i nostri lettori.
“La Consigliera di parità” – spiegano Pipponzi e Mignoli – “nella massima privacy, sostiene la lavoratrice o il lavoratore offrendo consulenze, incontrando le aziende, promuovendo soluzioni transattive nell’ambito dell’azione conciliativa e di mediazione (tentativo di conciliazione che consente di definire in modo veloce la controversia ed evitare onerose attività processuali) oppure ricorrendo in giudizio innanzi al Giudice del Lavoro, al Tar, sia su delega della lavoratrice o del lavoratore, o intervenendo “ad adiuvandum” nei giudizi da loro promossi”.
Nel delicato compito di rilevare le situazioni di squilibrio di genere, di assicurare la coerenza della programmazione delle politiche di sviluppo territoriale rispetto agli indirizzi comunitari, nazionali e regionali in materia di pari opportunità, come ConsigliereRegionali di parità, dunque, le avvocatesse Mignoli e Pipponzi hanno a cuore questo loro ruolo così centrale, impegnativo e direi anche affascinante, ruolo che risponde allo svolgimento diun’attività sia di tipo autonomo che di tipo collaborativo, cooperando, appunto, così come vengo ad apprendere, conorgani quali Commissioni e Sottocommissioni (quella Regionale per l’impiego in primis) con Direzioni Regionali di Lavoro, Assessorati al lavoro degli enti Locali, Comitati, Datori di lavoro e Gruppi di studio.
“Nel promuovere il più largamente possibile, concrete e ampie politiche di pari opportunità, in realtà sono molti gli ‘attori’ chiamati in causa dalle Consigliere Regionali di parità” afferma Ivana Pipponzi: “Le lavoratrici e i lavoratori, le istituzioni, il sistema delle imprese, le parti sociali e i soggetti pubblici e privati che operano nel mercato del lavoro. Con questi‘attori’, le Consigliere di Parità costruiscono un processo di scambio reciproco e continuo, teso a favorire e a garantire interventi e spunti di riflessione utili agli obiettivi della programmazione regionale che fluiscono poi in quelle azioni finali pronte ad eliminare le barriere di genere, le discriminazioni collettive e individuali, diffondendo la conoscenza delle cosiddette buone prassi sociali e comportamentali sul piano delle pari opportunità”.
“Certamente si tratta di una figura complessa” continua Rossana Mignoli “una figura che si rende spesso mediatrice ed interprete di un mondo che per sua ‘natura di genere’ si mostra oggi sempre più sfaccettato e competitivo e lo è al massimo grado proprio quando si parla di sviluppo sociale e lavorativo. Un ruolo cruciale che anzitutto noi donne dovremmo imparare a conoscere e, se necessario, ad interpellare, all’interno di dinamiche sempre più passibili di sfumature tematiche quando non di veri e propri abbagli o errori sul piano interpretativo delle norme sociali e lavorative odierne.”
Personalmente – rimarco- non ho , purtroppo, mai sentito parlare finora di una figura così complessa, importante e proattiva nell’ambito del discorso di promozione e garanzia di uguaglianza di genere nel mondo lavorativo.
“Effettivamente la figura della consigliera regionale di parità è purtroppo ancora poco conosciuta nel suo potenziale” mi risponde Ivana Pipponzi“ed è proprio per tale ragione che da diversi mesi abbiamo attivato una serie di incontri con aziende, associazioni ed amministrazioni locali al fine di informare e formare gli utenti su quelli che possono essere gli strumenti a tutela delle persone che subiscono unadiscriminazione sui luoghi di lavoro e, a seguito di questa importante attività di sensibilizzazione, sono sempre in numero maggiore le donne che si rivolgono al nostro ufficio. Tante segnalazioni hanno trovato soluzioni bonarie e diverse sono state le vittorie – anche giudiziarie – dell’ufficio che rappresento.”
A conclusione della nostra chiacchierata chiedo alla dottoressa Mignoli di formulare un bilancio ed aggiungere un augurio per la regione Basilicata in materia di pari opportunità:
“Dai dati estrapolati circa il lavoro dell’ufficio regionale – che proprio qualche giorno fa abbiamo reso pubblici attraverso una conferenza stampa in regione” mi risponde Rossana Mignoli – “emerge che la principale causa di discriminazioni di genere in campo lavorativo in Basilicata è rappresentata dalla mancata flessibilità concessa alle madri lavoratrici. Si rende, quindi, urgente applicare maggiori misure a sostegno della conciliazione vita/lavoro e di welfare aziendale. Inoltre, poiché è emerso che le azioni collettive intraprese presso l’ufficio regionale sono in numero inferiore rispetto a quelle individuali, ciò è certamente indice di un approccio ancora troppo “isolato” dei soggetti discriminati decisi ad affrontare ladenuncia e d’altro canto ciò evidenzia ancora una scarsa inclinazione a “combattere insieme” lediscriminazioni, obbiettivo che invece rappresenta sicuramente l’auspicio e la vetta che la società lucana deve porsi.”
Augurio cui ovviamente mi unisco anch’io. A cui però, in conclusione (ben sapendo che anche le mie intervistate approveranno pienamente) ne aggiungo un altro con in mano mimose non retoriche: lavoro per tutti, come diritto naturale e non come conquista faticosa, una dignità profonda e non effimera per ciascuna donna lucana. Lavoro che sia cucito sulla pelle come un bel vestito che ci valorizzi, una personalizzazione di genere appunto e non- ancora una volta, l’ennesima volta- uno sfruttamento anonimo, generale, subdolo e strisciante, registrato ahimè forse un po’ in tutti gli ambiti. Identità precise e colorate attraverso cui una donna non soffra più, non si accontenti e sia libera di essere tutto ciò che vuole poiché l’essere molteplicità è la sua vocazione. E perché essere naturalmente e splendidamente donna è davvero l’unico obbiettivo che ci valorizza dando un valido perché alla nostra vita, il vero lavoro paritario e non discriminante sarà quello in grado di far emergere tanta bellezza femminile quante donne dentro un’unica donna (tra creatrici di famiglia e tocco d’amore per la società) noi siamo.
Un grazie di cuore alle Consigliere Regionali di Parità Ivana Pipponzi e Rossana Mignoli per la fiducia riposta nel mio lavoro. Un augurio di Vita a tutte noi.