Sabato 11 marzo 2023 alle ore 10 nell’aula magna dell’ITE a Viggianello è in programma il Festival delle Spartenze 2023, Migrazioni e Cultura verso l’anno del Turismo delle Radici. Di seguito i particolari.
In vista dell’anno del Turismo delle Radici 2024 in collaborazione con l’Associazione Regionale Famiglia Lucana a Whintertur e con il Centro Studi Internazionali Lucani nel Mondo è stata promossoa una iniziativa di conoscenza del fenomeno migratorio lucano attraverso seminari di studi e di confronto a livello istituzionale ed accademico, con il coinvolgimento di alcune scuole superiori della provincia di Potenza.
La tappa di sabato 11 marzo ci porta a Viggianello nell’Aula Magna dell’ITE, per iniziativa del Sindaco del Comune del Pollino, Antonio Rizzo e della dirigente scolastica Maria Vitale, nel confronto aperto del Campus Assud con gli studenti di quella scuola.
L’Ottava edizione del Festival è stata dedicata al “Ritornare” e ha come titolo “Ri-torni e Ri-partenze”, che in un comune piccolo come quello di Viggianello, significa sperare nella rinascita e nel ritorno di tanti emigranti che da quell’area sono amndati via e dare una speranza di “restanza”, altro tem del confronto e della conoscenza del fenomeno.
Che cosa intendiamo quando parliamo di ritornare? Dove, a chi o a cosa ritornare? È possibile imparare, praticare e tramandare l’arte del ritorno? E, nel caso degli emigranti, è possibile ri-tornare nel luogo della radice prima, nel luogo in cui con la mente e con il cuore (tenero) essi tornano tutti i giorni, proprio come i naviganti che a ogni tramonto volgono mente e disio alla casa, agli odori, agli amori lontani? E ancora, dopo un anno e mezzo di pandemia, è possibile ritornare alla normalità? E le aree interne, quelle dell’osso, possono ritornare a godere veramente della polpa antica? E se sì, come?
Il tema del ritorno richiama e si lega in modo naturale e intimo all’edizione precedente del Festival dedicata alla “casa”. Si può dire che la casa contenga già la possibilità del ritorno come dato consustanziale, quasi come se appartenessero alla stessa area semantica. Di fatto, come desiderio, il ritorno è iscritto sin dal momento della partenza nel progetto dell’emigrante. Le tante storie migranti ci dicono che si può ritornare (e anche in forme diverse), ma basta un punto interrogativo-esclamativo (ritorno?! ritorni?!) per rendere il ritorno molto difficile.
La speranza che si sta facendo largo in questi ultimi anni è che i discendenti degli italiani residenti all’estero possano ritornare, sia pure per un tempo transitorio, nel luogo che ha visto nascere tutto. Una speranza che si innesta e alimenta altre speranze come quelle di ridare polpa ai borghi dell’osso che sono quelli maggiormente colpiti dall’emigrazione. Borghi che forse, oltre a essere possibili mete di ritorni alle origini, possono essere luoghi in cui poter ritornare a vivere, possono essere spazi di “resilienza”. Ciò sarà possibile, a patto che si inverta lo sguardo: solo uno “sguardo invertito” (Manifesto per riabitare l’Italia) è capace di portare la marginalità al centro. Nel corso dei tanti approfondimenti che il Festival dedicherà al tema del ritornare e alle sue numerose derivazioni, racconteremo ritorni avvenuti, proporremo azioni che possano generarne altri, cercheremo di imparare ad invertire lo sguardo.